Minima Cardiniana 349/1

Domenica 24 ottobre 2021, S. Antonio Maria Claret

EDITORIALE
ANCORA IL TORMENTONE FASCISMO-ANTIFASCISMO
“Desidero esprimere la mia solidarietà all’amico professor Franco Cardini, in merito alla sua apparizione televisiva su La7, nel corso della trasmissione Piazza Pulita di giovedì scorso, quando il conduttore, Corrado Formigli, gli ha scorrettamente impedito di esprimere il suo pensiero, togliendogli la parola. Lo considero un fatto grave, visto anche il delicato argomento che veniva trattato: fascismo-antifascismo, che Franco Cardini affrontava con la profondità e la conoscenza storica che lo contraddistinguono”.
(Alessandro Bedini)

“Stimato Professore, le esprimo la mia solidarietà per l’atteggiamento scorretto tenuto, nei suoi confronti, da parte della conduzione del programma Piazza Pulita su La7. A tutti è evidente che ieri lei ha avuto a sua disposizione molto meno tempo rispetto agli altri interlocutori presenti nel programma e, come se non bastasse, è stato più volte interrotto”.
(Sandro Teti)

“Premesso che non nulla a che fare con la 7, Le chiedo scusa io per loro per l’indecoroso trattamento. Chiamare uno storico per farsi dire solo quel che piace loro non è rispettoso di uno studioso. A loro discolpa c’è l’esigenza di rendere compatibili informazione e tempi dello spettacolo”.
(Giovanni Matichecchia)

“Invitato a parlare a Piazza Pulita è stato interrotto nel momento clou del suo ragionamento: fallimento della classe politica. Liquidato senza nemmeno un cordiale saluto e un dovuto ringraziamento. Serve ancora partecipare a trasmissioni e dibattiti dove simili comportamenti sono la regola?”
(Luigi Cicerchia)

Questi sono solo alcuni dei non pochi attestati di solidarietà che ho ricevuto dopo la messa in onda su La7 della trasmissione del talk show di giovedì 20, Piazza Pulita. La cosa deve aver in effetti fatto un certo rumore in quanto un paio di giorni dopo ho ricevuto la telefonata di una coordinatrice del programma che – a nome di Corrado Formigli, in quel momento in viaggio – mi ha espresso scuse e rammarico e mi ha invitato a una prossima edizione di esso. Ma che cosa mai era accaduto di così grave?
A dir la verità, quasi nulla di più dell’ordinaria amministrazione. Pur non avendo fatto il militare a Cuneo, sono un uomo di mondo: collaboro alla TV da metà degli Anni Settanta, ne sono stato dirigente in quanto membro del CdA tra 1994 e 1996, sono abituato ai ritmi precipitosi, alle trattazioni sommarie di temi che talvolta meriterebbero invece attenzione e conosco bene anche certe tecniche volte a impedire o quanto meno a ostacolare l’espressione di pareri – magari sollecitati – che contrastano però con la linea del conduttore o (peggio) dei suoi dirigenti e patroni. Certo, le manovre di sganciamento o di censura o di “oscuramento” possono riuscire con maggiore e minore eleganza, e in ciò l’evento di giovedì scorso non ha brillato.
Riassumo comunque le tre domande che mi erano state poste, e alle quali non mi è stato dato il tempo di rispondere compiutamente:
1. il “pericolo neofascista” in Italia e in Europa, in relazione a recenti e meno recenti esibizioni di fanatismo e di violenza. Ho risposto che mi pare trattarsi di casi di teppismo malamente nascosti dietro l’esibizione di simboli e
slogans intimidatori di cattivo gusto e di quasi nessun significato politico serio, il più evidente dei quali è il vuoto e il fallimento di una società civile che non è riuscita a comunicare specie ai giovani alcun messaggio e alcun contenuto di più seria sostanza;
2. La legittimità, anzi l’obbligo morale di dirsi antifascisti. Ho risposto che alla rumorosa e precipitosa, quasi universale dichiarazione di “antifascismo” non ha ancora corrisposto alcuna univoca, coerente e convincente definizione di esso né del suo contrario (
se è il suo contrario: problema al quale Ennio Flaiano ha avuto a suo tempo da replicare in modo lapidario);
3. La Destra sconfitta nelle recenti elezioni amministrative. Ho risposto che, vista l’affluenza alle urne di molto meno della metà degli elettori, la vera sconfitta è stata l’oligarchia politica che ci governa e che è parsa aver smarrito del tutto il contatto con il paese reale.

Per il resto, a Formigli perdono volentieri la fretta, l’occasionale ineducazione e l’atteggiamento qua e là scorretto. Non posso perdonargli due cose:
1. L’
excusatio non petita della sua perorazione iniziale a proposito dell’“imparzialità” della stanza e del suo “non-coinvolgimento” nei confronti di questo o di quel movimento politico. Con tutto quel che sappiamo a proposito delle collusioni tra classe dirigente e mondo dei media, le sue sortite alla Humphrey Bogart (“Questa è la stampa, baby, e tu non puoi farci niente!”) sulla supposta indipendenza del secondo dalla prima sono apparse obiettivamente esilaranti; le statistiche internazionali pongono l’Italia dopo il quarantesimo posto nell’elenco della dipendenza e della sudditanza;
2. Lo spazio concesso a un turpe istrione come Bernard-Henri Lévy, uno dei massimi responsabili sul piano mediatico d’infamie come le aggressioni alla Libia e alla Siria del 2011, e alle sue demenziali dichiarazioni a proposito del fascismo che può aver avuto tutte le colpe del mondo ma non è riducibile a demenziali e arbitrarie farneticazioni come le sue, che ne fanno acriticamente il portatore esclusivo della violenza, del fanatismo, dell’ingiustizia sociale, dell’antifemminismo eccetera; né gli è servito nascondersi dietro alla citazione del
Fascismo eterno di Umberto Eco, peraltro non certo la prova intellettuale migliore dell’illustre e compianto grande semiologo.