Domenica 24 ottobre 2021, S. Antonio Maria Claret
NOTIZIE DAL MONDO
TURCHIA, CRISI DIPLOMATICA: FUORI DA ANKARA 7 AMBASCIATORI UE
Un altro strappo della Turchia in seno all’alleanza atlantica. Ankara ha classificato come persona non grata 10 ambasciatori di stanza nella capitale turca compresi l’americano, il tedesco e il francese. Sono colpevoli di aver sottoscritto un appello per scarcerare l’imprenditore difensore dei diritti umani turco Osman Kavalan, figura eminente in patria e all’estero, attivista dei diritti umani, prigioniero politico dal 2017, da dopo il presunto golpe ai danni di Erdogan.
Proprio il presidente turco ha spiegato che in Turchia non c’è spazio per i diplomatici che non vogliono capire il Paese, classificando inoltre Kavala come il braccio armato di Soros in Turchia. “Gli ambasciatori rispetteranno, riconosceranno e capiranno la Turchia ma se non lo faranno, se ne andranno”, ha detto il presidente turco Recep Erdogan durante un comizio a Eskisehir.
Insieme agli ambasciatori di Washington, Parigi e Berlino, hanno ricevuto il foglio di via anche quelli di Finlandia, Paesi Bassi, Danimarca, Svezia, Norvegia, Canada e Nuova Zelanda. Tutti, martedì, erano stati convocati dal ministro degli esteri turco, ma evidentemente non hanno virato su più miti consigli.
In passato anche la corte europea dei diritti umani si è schierata per il rilascio di Kavala mentre il consiglio d’Europa ha annunciato contro la Turchia la procedura d’infrazione in mancanza del rilascio del dissidente.
Chi è Osman Kavalan
È l’esponente di una famiglia di ricchi commercianti di tabacco di origine greca. Nato in Francia nel 1957, formatosi all’estero, è sempre stato attivo in Turchia nel panorama culturale. Fondatore di case editrici e attivista dei diritti umani, nel 2013 era uno dei volti della rivolta di Gezi Park, ma è stato nel 2017 che è finito definitivamente in prigione nella repressione seguita al tentato golpe. Il suo contributo alla vita culturale e politica del Paese si è tradotto in diversi riconoscimenti conferiti anche durante la carcerazione (nel 2019 ha ricevuto il 21º Premio Europeo per i Beni Archeologici della Associazione Europea degli Archeologi per i suoi sforzi per proteggere e preservare esempi significativi del patrimonio culturale in pericolo in Turchia; ha ricevuto anche il 17º Premio Ayşenur Zarakolu per la Libertà di Pensiero ed Espressione dalla filiale dell’Associazione per i Diritti Umani di Istanbul).
Kavalan è anche vicino ad Amnesty International e ad Open Society. Si è impegnato con l’associazione che presiede, Anadolu Kültür, nella preservazione dei centri culturali nelle regioni sottosviluppate della Turchia. Osman Kavala è nella prigione di massima sicurezza di Silivri dal 1º novembre 2017.
(Fonte: Euronews, 24 ottobre 2021)
LA CAPORETTO UMANITARIA DI BIDEN. 1,7 MILIONI DI MIGRANTI ARRESTATI
Non era mai successo nella storia degli Stati Uniti, da quando, all’inizio degli anni Sessanta, iniziarono le rilevazioni statistiche. E la notizia è per questo sconvolgente. Negli ultimi 12 mesi Washington ha arrestato oltre 1,7 milioni di migranti. Tra inizio ottobre 2020 e fine settembre di quest’anno, infatti – le statistiche negli Stati Uniti considerano l’anno fiscale e non quello solare – una marea di migranti, provenienti da più di 160 paesi del mondo a dimostrazione di come il fenomeno sia globale, sono stati contabilizzati dalla US Customs and Border Protection. Il Messico è stato la più grande fonte di migrazione durante l’anno fiscale 2021, con 608.000 messicani arrestati. Il secondo gruppo più cospicuo è costituito da un mix di migranti haitiani, venezuelani, brasiliani, ecuadoriani e cubani (367.000 arresti). Seguono i migranti dall’Honduras (309.000), dal Guatemala (279.000) e da El Salvador (96.000).
Un triste record, quello degli arresti, per il presidente Joe Biden ma anche per la sua vice, Kamala Harris, che dalla scorsa primavera ha la delega sulle questioni migratorie per frenare quello che oggi risulta essere un disastro annunciato. Nello stesso periodo temporale, più di un milione e 100mila di questi disperati alla ricerca del “Sogno americano” sono stati espulsi in Messico o nei loro paesi d’origine.
A queste cifre mai verificatasi prima c’è da aggiungere un altro record all times, quello dei 145mila bambini e adolescenti non accompagnati, bloccati alle frontiere statunitensi, sia di terra che marittime. Di questi, 11mila sono attualmente affidati alla custodia delle autorità Usa, non essendosi ancora riuniti né le famiglie di origine, né avendo tuttora incontrato possibili genitori affidatari. E proprio a causa delle sue politiche migratorie la popolarità del presidente Biden nei sondaggi di opinione è diminuita drasticamente.
Eppure l’inquilino della Casa Bianca in campagna elettorale aveva aperto – a parole – le porte ai migranti, promettendo mari e monti, compresa la cittadinanza per gli oltre 12 milioni di illegali residenti negli Stati Uniti. Il risultato, oggi drammatico, è che la maggior parte di costoro, intervistata dai media ai confini di California, Arizona, New Mexico e Texas, afferma di essersi messa in viaggio attirata proprio dalle promesse non mantenute del leader democratico. Già perché Biden, una volta insediatosi lo scorso 20 gennaio, al di là delle parole ha nei fatti confermato tutte le politiche di Trump, eccetto la costruzione del Muro. Risulta così che attualmente solo il 35% degli americani approvi la sua gestione del problema del confine sud, in un sondaggio dell’Ap-NORC Center for Public Affairs Research. “Il gran numero di espulsioni durante la pandemia ha contribuito a un numero maggiore di tentativi di attraversamento delle frontiere”, spiega l’amministrazione di Biden. In parte è vero ma c’è una serie di fattori che hanno favorito il flusso record di migranti: il crollo economico in tutta l’America Latina a causa del Covid, la violenza delle gang, la repressione dittatoriale in diversi paesi (Venezuela, Nicaragua e Cuba in testa) ed eventi meteorologici estremi.
(Fonte: Paolo Manzo, ilGiornale.it, 24 ottobre 2021)