Minima Cardiniana 350/1

Domenica 31 ottobre 2021, San Quintino

EDITORIALE
PER I CULTORI DEI SEGNI. LE DUE COLONNE DEL TEMPIO DI SALOMONE
Vedo da molte notizie che mi pervengono (nonostante non sia adepto di alcuna diavoleria informatica) che la moda profetico-esoterica dilaga e che il mondo è pieno di ermetici e di cabbalisti dottissimi nell’interrogare le stelle e nell’interpretare i segni: da molti di essi, che talvolta hanno anche la cortese sollecitudine di avvertirmene, ho appreso altresì che papa Francesco è fuor d’ogni dubbio l’Anticristo in persona e che io ne sarei uno dei principali battistrada.


Lusingato di tanto onore, cerco di ricambiare: dal momento che, da sia pur modestissimo medievista, di certe cose m’intendo anch’io qualche poco.
È a Roma proprio adesso uno di quelli che Eugenio Montale (ricordate
Primavera hitleriana?) avrebbe a ben diritto potuto definire “un messo infernale”. Non è senza un brivido difatti che constatiamo come proprio alla vigilia della fatale notte di Ognissanti piombi sulla Città Eterna – al centro della quale, come molti sostengono, c’è un autentico 666 che siede in San Pietro – un signore venuto da una città d’Oltreoceano la pianta planimetrica della quale è ispirata a un preciso progetto simbologico ispirato ai Liberi Muratori e le iniziali del nome e del cognome del quale suonano inequivocabili: J&B. Nossignori: non è una marca di whisky, per quanto l’origine sia appunto quella. J e B sono difatti le iniziali di Joachim e Booz, le due Colonne del Tempio di Salomone non nella realtà storica (è difatti distrutto), bensì nella simbologia massonica.
Il presidente Biden è comunque latore a Roma e al G20 di buone nuove, delle quali ha già discusso con il suo collega francese Emmanuel Macron, chiedendogli praticamente scusa per il passo statunitense “maldestro” dell’accordo Aukus con il quale nel settembre scorso USA e Gran Bretagna si erano intese con l’Australia per assicurarle tecnologia nucleare di qualità e quantità tali da far saltare un precedente
business siglato dall’Australia con la Francia. “Avevo avuto l’impressione che la Francia fosse stata informata prima, giuro su Dio”, ha assicurato il presidente Biden con l’autorevolezza e il senso di responsabilità di un giardiniere marocchino rimproverato dalla sua datrice di lavoro, nobildonna parigina, di non aver innaffiato in tempo le petunie. E con tanto di aggiunta di un giuramento che richiama all’in God we trust scritto sul fatidico biglietto verde ch’è da sempre il miglior biglietto da visita del potere statunitense.
Ma c’è di più. È proprio con Macron che Biden ha discusso a quel che pare prima che con qualsiasi altro
partner europeo di un ancor fumoso ma prestigioso progetto, quello della formazione di un esercito europeo che renderebbe “più forte” l’Unione Europea, cioè un’entità politica che non si sa come potrebbe mai sostenere un esercito dal momento che non c’è (tale Unione è difatti tutto meno che un’unione politica).
Allora, chiariamoci le idee. Nella sede dell’ambasciata francese, il prestigioso Palazzo Farnese, Biden ha dichiarato a Macron: “Nessun alleato è più antico e leale”; e ancora: “un alleato prezioso”. L’allusione è a Monseigneur de la Fayette, combattente volontario per la libertà dei coloni ribelli al Regno Unito che si mise al loro servizio nel 1777 e che più tardi fu, sopravvivendo anche a Napoleone, gran
Patron della Francia dal 1789 all’avvento al trono di Luigi Filippo: Lafayette, il prode nobile signore che, come diceva Balzac, “attraversò a cavallo l’Europa delle rivoluzioni senza mai capirci un accidente”. Ed è un nuovo “Lafayette, nos voilà” che Biden, come gli americani in Francia nel 1944, rivolge al presidente francese la cui amicizia ha ritrovato lasciandogli intendere che sarà lui il principale artefice, per designazione della Casa Bianca e con la benedizione del Pentagono, del costituendo Esercito Europeo: una formazione che, si assicura, sarà non certo concorrenziale, bensì complementare alla NATO.
Abbiamo già una formazione di ascari europei esplicitamente e formalmente agli ordini degli Alti comandi statunitensi, e ovviamente a nostre spese; Biden c’informa che in un prossimo futuro, sempre a nostre stese, sorgerà una formazione costituita interamente di ascari europei. Gli Alti Comandi resteranno a Washington, ma in discreta dissimulazione.
L’indipendenza formale sarà assicurata. In tal modo, i sovranisti europei saranno soddisfatti.
Unità USA e UE su tutti i grandi problemi, quindi: sfide globali dell’emergenza termica e di quella pandemica, “impegno per la pace” con licenza di provocazione (che cos’altro è stata finora la politica americana nei confronti della Russia, dalla Georgia all’Ucraina? Che cosa sarà il rafforzamento delle “difese” nucleari angloamericoaustraliani in Pacifico, se non una provocazione nei confronti della Cina?) e infine esercito “indipendente” europeo agli ordini del Pentagoni. Ordini criptati, beninteso.
Questo il futuro che ci aspetta. Se gli europei non si svegliano.