Minima Cardiniana 350/2

Domenica 31 ottobre 2021, San Quintino

ANCORA SU GIORGIA MELONI
Debbo aver davvero detto qualcosa di geniale o d’imperdonabile su Giorgia Meloni, se i giornali continuano a interrogarmi affinché approfondisca due cose che mi sembrano tanto chiare ed evidenti quanto lapalissiane: primo, che è una buona e seria politica; secondo, che per opposti motivi i suoi avversari e i suoi sostenitori faranno di tutto per non consentirle di far bene il suo lavoro (magari, i primi in malafede, in secondi in buonafede: ma il risultato sarà quello; e lei lo sa benissimo). Continuiamo comunque a parlarne, se volete… Riporto un’intervista che, comunque, ho qua e là integrato e corretto: le interviste non sono mai dei resoconti stenografici e, volontariamente o no, qualcosa resta da sistemare. Corgnati è stato molto corretto: ma abbiamo parlato a lungo, e qualcosa gli è rimasto nel computer.

“GIORGIA MELONI POTREBBE FARE LA PREMIER, MA NON LA LASCERANNO FARE”
UN’INTERVISTA DI FABRIZIO CORGNATI A FRANCO CARDINI
Lo storico e medievista Franco Cardini analizza al DiariodelWeb.it la figura di Giorgia Meloni, che ha prevalso all’interno del centrodestra nelle ultime elezioni.
Nel quadro di un centrodestra che non è certamente uscito con risultati trionfali, le ultime elezioni amministrative hanno però incoronato Fratelli d’Italia come prima forza politica del Paese e Giorgia Meloni come leader ormai riconosciuta della coalizione. Alla sua figura sono giunti elogi autorevoli come quelli dello storico e medievalista Franco Cardini, che ha speso parole importanti nei confronti della presidente di Fdi (molto meno nei confronti del suo partito).

Professor Franco Cardini, da dove deriva la stima che ha espresso nei confronti di Giorgia Meloni?
Anzitutto da un fatto esistenziale. Come è noto, perché ne ha parlato sia pure con molta discrezione lei stessa nel suo libro e altrove, è una donna che ha vissuto una vita difficile, a partire dal contesto familiare. Avrebbe dovuto e voluto studiare di più e non ha potuto farlo, perché ha dovuto lottare fin da giovane con molte condizioni avverse. Però, con coraggio, si è costruita una professione politica. Ha scelto, liberamente e consapevolmente, una collocazione controcorrente: non è mai stata d’accordo con gli elementi più estremistici al suo interno (la duplice valenza del “neofascismo” e della “violenza”, che al suo partito sono propri o che comunque gli vengono addebitati); quindi, col suo comportamento e le sue scelte, si è ritrovata spesso membro di una minoranza all’interno di una minoranza. Non è una posizione agevole.

Qual è stato il frutto di questo percorso così accidentato?
Un risultato tipico delle persone positive che incontrano difficoltà. Orientata da una morale che forse ha anche un aspetto religioso, ha saputo comportarsi bene: finora non le si conoscono scorrettezze politiche o economiche, in parlamento e in televisione si dimostra equilibrata e documentata, sa leggere i documenti, conosce le regole del gioco politico, sa rispondere a tono, non è mai aggressiva anche quando è molto decisa. Questo, secondo me, configura una silhouette di leader altamente apprezzabile, specialmente nel contesto del personale politico italiano dei nostri giorni che è francamente scadente. Anche dalle esperienze di governo, anche quando è stata ministro, non ne è uscita male. Non va dimenticato nemmeno che ha un ruolo nel parlamento europeo, quindi è apprezzata anche al di fuori dall’Italia. Avrebbe le carte in regola per candidarsi anche a ruoli più importanti.

Il suo obiettivo dichiarato è quello di diventare premier, in effetti.
Glielo auguro con tutto il cuore, se ciò è davvero quanto desidera (e non ne sarei certo): ma non posso prevedere come possibile un suo esito in tale senso, e me ne dispiaccio per lei (ma fino a un certo punto: non so se sarebbe augurabile per lei). Perché ha un handicap: il passato che le pesa addosso a che per colpe non direttamente e personalmente sue, bensì per via dei diffusi pregiudizi legati alla appartenenza a un partito che molti politici, molti media e una gran parte del “paese ufficiale” accusano di essere un partito neofascista e un nido di picchiatori. Io da lei non ho mai sentito un discorso che potesse qualificarsi come neofascista né mi risulta abbi mai solidarizzato con picchiatori di sorta, al contrario. Anzi, ha sempre stigmatizzato cose che le sono comunque state messe ingiustamente e magari implicitamente in conto.

Il suo giudizio su Fratelli d’Italia, però, non mi sembra altrettanto lusinghiero.
No, il partito che la Meloni guida non è alla sua altezza. Probabilmente lei ha fatto tutto il possibile per cambiare e migliorare, magari anche riuscendoci. Ma si tratta di una forza politica che non produce nessuna idea nuova, che difetta di strumenti politici e culturali efficaci, che difende di solito posizioni grette e limitate: alludo soprattutto a quelle in politica sociale e in politica estera. D’altro canto, ribadisco che Meloni decisamente atlantista, occidentalista, euroscettica, filo-NATO è quella che mi piace meno. Invece mi piace il suo impegno, che ha a volte proposto ma ancora non del tutto sviluppato, tesi a portare avanti l’idea di una confederazione europea, sul modello della Svizzera e della CS: un impegno che miri a dotare una volta per tutte l’Europa di una sua compagine politica (l’UE è soltanto un’unione doganale-monetaria, economica e finanziaria) e che le conferisca istituzioni confederative, adatte a quell’’”arcipelago” di paesi dotati di antica storia ch’essa è di fatto e che mal si presterebbe a funzionare sotto un potere unitario centralizzato come sotto un potere federale. Rispetto alla federazione, la confederazione è più adatta a salvaguardare le identità dei paesi ad essa partecipanti: insomma, un modello “alla svizzera” o “alla russa” (Confederazione di Stati Indipendenti) anziché all’americana (USA) o alla tedesca.

La Meloni potrebbe fare qualcosa di più per rompere con quella tradizione passata che è stata oggetto di tante polemiche e strumentalizzazioni, anche nel corso dell’ultima campagna elettorale?
Potrebbe legittimamente fare un discorso storico equilibrato, non allineandosi all’antifascismo generico e bécero. Cioè riconoscendo e condannando severamente le colpe gravissime di Mussolini, per come è andato al potere e per ciò che ha fatto in seguito all’alleanza con Hitler: le leggi razziali, la partecipazione come alleato della Germania nazista alla guerra mondiale. Ma riconoscendo altresì serenamente, come fa la maggior parte del “paese reale” italiano, le realizzazioni del fascismo sul piano sociale, economico e culturale: il fascismo ha fondato in Italia le basi di uno “stato sociale” ch’è stato ripreso dalla Prima Repubblica (si pensi ai princìpi della ricostruzione) e che resta valido nei suoi principali connotati anche oggi. Sostenere tutto ciò significa affermare equilibratamente una verità che nulla toglie alla condanna di errori e di orrori che ci sono stati. Ma questo Giorgia Meloni non lo può dire: perché appena comincia a farlo, arrivano i giornali, i media, gli avversari malintenzionati che la bloccano accusandola di “neofascismo”.

Quindi quali possono essere i suoi orizzonti?
Può mirare a fare la leader seria di un’eventuale opposizione: credo che la sua personalità politica sia più convincente di quella di Salvini e che Berlusconi non sia più spendibile, se mai lo è stato. Dopodiché pensi all’Europa; pensi ad uscire da un euroscetticismo che non porta a nulla; pensi che il continente si deve unire per non essere travolto; prenda atto che la questione sociale come quella della sicurezza nazionale sono cose che non si affrontano e tantomeno si risolvono se non – piaccia o meno – in un contesto globalizzato dal quale non possiamo uscire; lasci perdere le storielle sovraniste che lasciano il tempo che trovano. Così potrà continuare a rivestire un ruolo importante, in Italia e non solo.
(DiariodelWeb.it, 27 ottobre 2021)