Minima Cardiniana 355/1

Domenica 5 dicembre 2021, Seconda Domenica di Avvento

EDITORIALE
LIBERO PENSIERO O PENSIERO LIBERO?
Mercoledì prossimo, 8 dicembre 2021, festa dell’Immacolata Concezione, chi scrive sarà a Roma, in Piazza Risorgimento, alle 16,30, per “Atreju – Il Natale dei Conservatori”, l’ormai tradizionale festa di primo inverno di quel partito dei “Fratelli d’Italia” che si definisce ormai “conservatore e riformista”: una definizione dal vago sapore ossimorico, che del resto io non ho granché diritto di criticare dal momento che, ben più ossimoricamente, tenderei semmai a definirmi un “reazionario rivoluzionario”, aggredendo pertanto sia da destra sia da sinistra i conservatori-riformisti.
Premesso che io non rifiuto mai inviti da parte di nessuno – salvo di coloro che considero dei disonesti o degli “infami” –, ho accettato di buon grado di discutere con Luca Ricolfi e Piero Sansonetti (un “comunista atipico” di quelli che mi piacciono molto, come Marco Rizzo e Moni Ovadia) il nuovo libro di Paola Mastrocola e di Luca Ridolfi stesso, Il Manifesto del Libero Pensiero (La Nave di Teseo – La Repubblica), nel contenuto del quale il partito dei “Fratelli d’Italia” credo largamente si riconosca. Va da sé che questo libro si collega al precedente dei due Autori, Il danno scolastico, del quale è qualificante il sottotitolo La scuola progressista come macchina della disuguaglianza (ancora La Nave di Teseo), un forte j’accuse che pone in contrasto – il che, per la maggior parte degli italiani, “fa notizia” e costituisce una “provocazione” – progressismo ed eguaglianza, quindi progressismo e democrazia.
Dal canto mio, non nego che dopo aver letto il libro mi è rimasta soprattutto una curiosità: come si pongono Mastrocola e Ricolfi di fronte al tema storico e filosofico del “Libero Pensiero”, un’espressione che non può essere stata rivendicata casualmente e meno ancora dovrebbe costituire una distruzione o una gaffe. Il “Libero Pensiero”, in effetti, non può essere ritenuto un equivalente puramente fraseologico del “pensiero libero” che i conservatori-riformisti potrebbero far proprio e rivendicare contro, per esempio, il “Pensiero Unico”, che si presenta ormai come uno sviluppo storico-filologico effettivo del “Libero Pensiero”, ma anche come un antagonista di fatto non meno effettivo di qualunque pensiero libero.
Il “Libero Pensiero” ha le sue radici profonde nell’ermetismo e nella lotta di gruppi di cristiani nonconformisti nei secoli XVI-XVIII contro le Chiese storiche cattolica e riformate: tra i suoi “Padri storici”, Giordano Bruno e Cyrano de Bergerac. Sviluppatosi come anticlericalismo sistematico nei paesi cattolici e come antagonismo rispetto ai pubblici poteri in quelli riformati, esso ha variamente contribuito alla genesi di un peraltro complesso atteggiamento antidogmatico e antiassolutistico, con esiti differenti: si pensi alle voci Liberté e Liberté de penser nel celebre Dictionnaire philosophique pubblicato in edizione definitiva nel 1764 da Voltaire, e si confronti quel tipo di liberalismo che – come ha ribadito il pensatore “liberista-libertario” Friedrich August von Hayek – si fonderebbe su un “razionalismo costruttivistico” e che ha conosciuto esiti anche utopisti e anarchistici, con l’altro, che trova i suoi fondamenti in Hume e in Adam Smith e che sta alla base del Libertarianism statunitense. Libertarismo “continentale” (come amano chiamarlo gli statunitensi) e libertarianismo – che non escluderebbe, anzi accoglierebbe, anche esiti religiosi – comportano rispettivi, molteplici esiti anche lontani fra loro. Si parlerà anche di questo, ad Atreju, o ci si limiterà alla bassa cucina dei soliti diritti individuali per finire con quelli di accogliere o no i migranti e di vaccinarsi o no (e, magari implicitamente, di pagare o meno le tasse)? FC