Minima Cardiniana 356/6

Domenica 12 dicembre 2021
Terza Domenica di Avvento, Laetare Jerusalem

È N.A.T.O. IL NUOVO ORDINE DEMOCRATICO
MANLIO DINUCCI
LA TRAGICA FARSA DEL SUMMIT PER LA DEMOCRAZIA
Il 9-10 dicembre il Presidente Biden ospiterà il “Summit per la Democrazia” che ha riunito riunirà, in collegamento mondiale online, “leader di governo, società civile e settore privato”. La lista degli invitati comprende 111 paesi. Tra questi 28 dei 30 membri della Nato: mancano Turchia e Ungheria ma, in compenso, ci sono Israele e Ucraina, insieme a 26 dei 27 membri della Ue salvo l’Ungheria. Il Summit “fornirà loro una piattaforma per difendere la democrazia e i diritti umani all’interno e all’estero, per affrontare attraverso un’azione collettiva le più grandi minacce che hanno di fronte oggi le democrazie”. Verrà in tal modo avviato “un anno di azione per rendere le democrazie più reattive e resilienti”, che culminerà con un secondo Summit in presenza per “costruire una comunità di partner impegnati nel rinnovamento democratico globale”.
Joe Biden mantiene così quanto annunciato nel programma elettorale (il manifesto, 10 novembre 2020): un Summit globale delle “nazioni del mondo libero”, anzitutto per “contrastare l’aggressione russa, mantenendo affilate le capacità militari della Nato e imponendo alla Russia reali costi per le sue violazioni delle norme internazionali” e, allo stesso tempo, per “costruire un fronte unito contro le azioni offensive e le violazioni dei diritti umani da parte della Cina”. In tal modo gli Stati uniti ritorneranno a “svolgere il ruolo di guida nello scrivere le regole”. “La difesa dei valori democratici – ha ribadito Biden in veste di presidente – è impressa nel nostro DNA come nazione”.
Che cosa sia impresso nel DNA degli Stati uniti lo dimostrano le circa cento guerre di conquista che hanno caratterizzato la loro storia. Secondo un documentato studio di James Lucas (il manifesto, 20 novembre 2018), solo la serie di guerre e colpi di stato – effettuata dagli Stati uniti dal 1945 ad oggi in oltre 30 paesi asiatici, africani, europei e latino-americani – ha provocato 20-30 milioni di morti, centinaia di milioni di feriti (molti dei quali restati invalidi), più un numero inquantificato di morti, probabilmente centinaia di milioni, provocati dagli effetti indiretti delle guerre: carestie, epidemie, migrazioni forzate, schiavismo e sfruttamento, danni ambientali, sottrazione di risorse ai bisogni vitali per coprire le spese militari.
Nelle guerre più sanguinose – Corea, Vietnam e Iraq – le forze militari Usa furono direttamente responsabili di 10-15 milioni di morti. Il colpo di stato più sanguinoso fu organizzato nel 1965 in Indonesia dalla Cia: essa fornì agli squadroni della morte indonesiani la lista dei primi 5 mila comunisti e altri da uccidere. Il numero dei trucidati viene stimato tra mezzo milione e 3 milioni.
Lo stesso Joe Biden, promotore del “Summit per la Democrazia”, ha avuto un ruolo da protagonista in parte di questa storia. Nel 2001, in veste di presidente della Commissione Esteri del Senato, sostenne la decisione del presidente Bush di attaccare e invadere l’Afghanistan e, nel 2002, promosse una risoluzione bipartisan che autorizzava il presidente Bush ad attaccare e invadere l’Iraq. Nel 2007, fece passare al Senato un piano di smembramento dell’Iraq in tre regioni – curda, sunnita e sciita – funzionale alla strategia Usa. Nel 2009-2017, in veste di vicepresidente dell’amministrazione Obama, ha compartecipato alla pianificazione ed esecuzione delle guerre contro Libia e Siria e del putsch in Ucraina, in cui Biden ha svolto un ruolo diretto e determinante.
Riguardo alla democrazia interna, basti ricordare che, secondo le statistiche ufficiali, la polizia uccide ogni anno negli Usa circa 1.000 inermi cittadini, soprattutto neri e ispanici. Basti ricordare che gli Stati uniti vogliono condannare a 175 anni di carcere il giornalista Julian Assange che ha portato alla luce i loro crimini di guerra. Probabilmente tra qualche giorno la magistratura britannica deciderà sulla sua estradizione negli Usa. Intanto, il 6 dicembre, la Gran Bretagna ha co-ospitato un evento preparatorio del Summit, intitolato “Difendere le democrazie dalla disinformazione”, focalizzato sulle “migliori pratiche per promuovere un sistema informativo aperto e trasparente”.
(il manifesto, 7 dicembre 2021)

Il Summit si è tenuto. Ne riparleremo

UN COMMENTO DI LUIGI DE ANNA
Leggo stamani su al-Jazeera la raffica di sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dai cagnolini Canada e Gran Bretagna a Cina, Myanmar, Corea del Nord con aggiunte riguardanti Bangladesh e altri. Questa è la coda del ridicolo incontro dei governi organizzato da Biden in nome della democrazia e dei diritti umani.
Spuntata l’arma della lotta al terrorismo, gli USA sono passati ad altra e nuova arma propagandistica: i diritti umani. In nome della lotta al terrorismo hanno fatto guerre e interventi in varie parti del mondo, ammazzato con droni e assassini mirati, spesso con la complicità di altri cagnolini, organizzato prigioni segrete dove si torturava, mantenuto Guantanamo.
Lo stesso viene fatto e sarà fatto con la nuova versione dell’espansionismo USA: i diritti umani e la difesa della democrazia. Arma propagandistica che funziona molto bene, perché ha anch’essa, come la precedente, una forte presa sull’immaginario popolare: genocidi (sarebbe bene precisare una volta per tutte che cosa si intende col termine), oppressione di pacifici cittadini, violenze della polizia. Tutto questo ci viene proposto sui media con una progressione che tende a creare le premesse per un ben più drammatico sviluppo: una possibile guerra contro Russia e Cina, strozzate dall’accerchiamento economico e militare. Naturalmente la storia non insegna nulla, e non si vuole capire che il soffocamento del Giappone che portò al suo intervento nella seconda guerra mondiale si sta ripetendo con la Cina. Funzionò allora, potrebbe funzionare di nuovo, pensano i presidenti USA.
La propaganda dei “diritti umani” (quelli che fanno comodo, ovviamente) dovrebbe far meditare anche in casa nostra.
Il motivo per cui, pur condividendo dubbi e critiche sull’uso di vaccini e attestati di vaccinazione, sono contrario al movimento dei no-vax, è che esso si ispira proprio a questa maniacale aspirazione a salvaguardare i “diritti dei cittadini”, cioè umani. “Io ho il diritto di fare quello che voglio col mio corpo, voi non potere privarmi di questo diritto, fondamentale in una società democratica”.
Questo è il senso del discorso no-vax, e chi lo fa non si rende conto di entrare nella corrente di pensiero che giustifica l’intervento là dove questi supposti diritti vengono violati. Quello stesso stato che viene accusato di imporci misure restrittive, è lo stesso che ci “salva” dai governi e regimi che violano i diritti umani. Una contraddizione eclatante di cui i no-vax non si rendono conto.
In sostanza: il principio della “libertà vaccinale” corrisponde a quello della libertà dai regimi ritenuti essere oppressivi, che giustifica l’intervento, anche armato, contro i medesimi regimi. I no-vax fanno insomma il gioco del reset, come oramai si vuole chiamare la nuova strategia USA.
Ognuno naturalmente ha la sua concezione di come uno stato debba essere governato. Nella purtroppo oramai desueta concezione aristocratica, il governo risiede presso i migliori, indipendentemente dalla volontà popolare espressa nel sistema democratico occidentale, fermo restando che esistono altre forme di democrazia (= governo del popolo) espresse tramite il sistema che fu libico, o cubano o è cinese, o venezuelano.
Ovviamente i governi che impongono le misure restrittive non sono quelli che si ispirano alla migliore concezione dello stato, ma, ripeto, chi si oppone ad essi nell’ambito della problematica vaccinale, fa il gioco globale della lotta per i (falsi) diritti umani. Si vuole combattere un sistema oppressivo del cittadino e nella realtà lo aiutiamo a sopravvivere, in Occidente come in altre parti del mondo.
Purtroppo viviamo tempi molto difficili. Se l’Ucraina sarà fatta entrare nella NATO, magari con la Georgia, la Russia sarà costretta ad attaccare; ugualmente farà la Cina se verrà tagliata fuori dal commercio mondiale. E chi farà loro la guerra sono i governi la cui guerra per i diritti umani voi avete aiutato (Luigi De Anna).