Domenica 26 dicembre 2021
Celebrazione della Sacra Famiglia, Santo Stefano Protomartire
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“La storia ci unisce e la realtà politica ci divide, un poco”. Lettere di Gioacchino Volpe a Benedetto Croce, 1900-1927, a cura e con un saggio introduttivo di Eugenio Di Rienzo, Roma, Società Editrice Dante Alighieri, 2021, pp. 185, euri 9.
Non c’è dubbio che Eugenio Di Rienzo, contemporaneista dell’Università di Roma specialista di rapporti internazionali, di storiografia e di storia della cultura contemporanea, è oggi uno dei nostri migliori studiosi soprattutto dell’Italia del periodo compreso fra le due guerre: rispetto al quale dimostra di aver messo in modo originale e libero da pregiudizi “post-ideologici” di sorta a frutto la grande lezione di Renzo De Felice.
Di Rienzo ha fornito negli ultimi anni contributi essenziali e decisivi alla storia del pensiero dei massimi protagonisti della vita politica e culturale del nostro paese tra fine Ottocento e fine Novecento nonché ai loro complessi, intricati rapporti: a Gaetano Salvemini, a Gioacchino Volpe, a Benedetto Croce soprattutto, ma anche a Giovanni Gentile, a Benito Mussolini, ad Antonio Gramsci e negli ultimi tempi allo stesso Gabriele D’Annunzio.
Ora, in un libro dall’apparenza stringata – le dimensioni di un perfetto pocket – e in evidente margine ad altre ricerche, Di Rienzo si assume un còmpito in realtà gravoso e pericoloso in quanto in esso sembrano riassumersi tutte le aporie e le contraddizioni della controversa – non facile e, aggiungiamolo pure, non felice: anzi, per più versi amara – storia dell’Italia unita, dell’imperfetto “farsi degli italiani” (tanto per parafrasare una celebre pericope), della travagliata storia del regno, del suo fallimento, del suo passaggio alla repubblica e del suo difficile collocarsi nella dinamica dei contesti “occidentale”, europeo e mediterraneo.
Per oltre un quarto di secolo, tra 1900 e 1927, Gioacchino Volpe e Gaetano Salvemini mantennero una fitta corrispondenza epistolare (un’ottantina le sole missive dello storico di Paganica al filosofo di Pescasseroli) che Di Rienzo ha vagliato con scrupolosa attenzione e che peraltro s’incrociò con altre corrispondenze del medesimo tipo: con Giovanni Gentile, ad esempio. Anzi, il “triangolo” Croce-Gentile-Volpe si rivelò fondamentale, specie sul piano del superamento dei limiti “materialistici” di Labriola, di Loria, di Arias e di altri.
Un’amicizia e una stima reciproca collegava i tre coprotagonisti del rinnovamento degli studi storici, filosofici e letterari dell’inizio del secolo: e la rivista di Croce, la “Critica”, ne è testimone. Tuttavia la lunga drammatica contingenza del decennio teso tra la metà del secondo e la metà del terzo decennio deteriorò e alla fine compromise senza possibilità di soluzione alternativa i rapporti che avevano già subìto una nella sostanza irreversibile scossa con riferimento alla prima guerra mondiale: “La politica ci divide, un poco”, aveva scritto Volpe a Croce commentando l’opposizione tra le rispettive posizioni, interventista del primo, neutralista del secondo, riguardo all’ingresso dell’Italia in guerra al termine di un periodo di ambigua neutralità. Più tardi, in modo speciale dopo il delitto Matteotti, la rottura divenne insanabile; e mentre Gentile e Volpe palesavano le loro scelte e Salvemini intraprendeva la via dell’esilio, Croce – che in un primo tempo si era pur mostrato favorevole al fascismo e in quanto senatore aveva mantenuto una posizione lealistica nei confronti del governo – aumentava la sua distanza dagli ex amici e intanto si avvaleva della sua personale “dittatura”, quella sulla “repubblica delle lettere”, per modificare (inacerbendoli anche oltre quel che sarebbe stato obiettivamente opportuno) i suoi giudizi anche sui piani culturale e scientifico.
Al di là della dottrina e dell’accuratezza della ricostruzione di una dinamica oltre che intellettuale anche umana, questo è un libro amaro. Come sovente accade nei casi della storia e anche della vita, gli eventi assumono talora il ritmo di un Totentanz che fatalisticamente incontrollabile trascina chi si trova nella loro corrente.