Minima Cardiniana 360/3

Domenica 9 gennaio 2022
Battesimo del Signore, Conclusione del Tempo Natalizio

ANCORA IL COVID
Sul covid, anche se è ancora presto, risulta interessante il parere di Federico Rampini a proposito della “catastrofe annunziata” in Africa. Quindi, un messaggio dall’“irriducibile” refrattario Francesco Benozzo, del quale si piò pensare quello che si vuole ma che ha comunque dalla sua la coerenza e che non è saltato su un tram che il governo gli offriva.

IL COVID, L’AFRICA E LA STRAGE ANNUNCIATA CHE NON C’È STATA
Almeno una buona notizia, in questi tempi cupi, anche se i dati erano disponibili da tempo. Troppe, finora, sono state le precauzioni nel diffonderli: precauzioni dovute alla difficoltà di attingere a dati “attendibili”, si è detto. Ma l’articolo di due giorni fa, firmato da Federico Rampini sul Corriere della Sera, ha rotto finalmente una sorta di incantesimo mediatico che ci costringeva a non saper rispondere e a non avere idea di quel che sta succedendo in Africa a causa del Covid. Ci immaginavamo tutti – e così era stata prospettata già due anni fa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità– un’ecatombe da coronavirus nell’Africa subsahariana. Invece, almeno finora, così non è stato, nonostante la carenza di vaccini (e qui l’Occidente gioca, come al solito molto male, la sua parte) e le condizioni, non propriamente agiatissime, di gran parte della popolazione.
Ma quali sono i motivi di una “resistenza” così forte al virus? Prima di tutto, ovviamente, la giovane età media della popolazione; poi, secondo Rampini, una protezione alla quale probabilmente – ma questo è tutto da accertare – ha contribuito l’esposizione alla malaria, che avrebbe consentito di sviluppare una forma di parziale immunità contro il Covid.
Ma procediamo con ordine.
Secondo i dati aggiornatissimi di Amref Health Africa, al 3 gennaio 2022, l’Africa conta 9.756.457 contagi e 228.856 decessi legati al Covid-19, su una popolazione totale di 1,314 miliardi di persone. Facendo un semplice conteggio, il Covid ha contagiato lo 0,74% della popolazione, con un tasso di mortalità dello 0,017%. Incredibilmente basso, soprattutto se consideriamo che, sempre secondo i dati disponibili al 3 gennaio 2022, è stato vaccinato completamente il 49,3% della popolazione mondiale: l’Europa è al 69,2%; gli USA al 61,5%; l’Italia all’78,3%; l’Africa all’9,1%. È oltretutto da ricordare che Il continente africano ospita il 17% della popolazione mondiale, ma sopporta oltre il 24% del carico globale di malattie, e solo il 3% del personale sanitario.
Scrive Rampini: “È una buona notizia che non andrebbe nascosta. E non valgono sotterfugi per minimizzarla. Fanno testo le statistiche raccolte nella banca dati Our World in Data. In Italia – che purtroppo si colloca nella fascia alta della media occidentale – la pandemia ha provocato 229 morti ogni centomila abitanti, in Uganda sette decessi su centomila persone, in Nigeria due. La rassegna dei Paesi africani riserva la stessa piacevole scoperta, la mortalità varia dai 15 decessi su centomila abitanti in Gambia e Gabon, ai due del Burkina Faso. In mezzo a questi elenchi si celano molte tra le nazioni più povere del pianeta”. E ancora: “Lo scarso accesso ai vaccini non è stato così letale come si temeva. Di fronte ai dati sulla bassa mortalità, molti occidentali storcono il naso: poiché la realtà non coincide con i nostri pregiudizi, allora le statistiche devono essere false. È plausibile che i Paesi più arretrati siano meno efficienti di noi nel censire i decessi da Covid. C’è però un sistema collaudato per aggirare questa lacuna, è la misurazione delle ‘morti in eccesso’ a cui ricorre The Economist. Lo scarto dalla media dei decessi annui, tra il 2020-2021 e l’era pre-Covid, ci dà indicazioni attendibili e sicure. Questa misurazione ineccepibile conferma che la strage africana non è mai avvenuta, anzi la pandemia è stata più benigna a Sud del Sahara. La spiegazione sta nell’età media di quelle popolazioni: è di 20 anni, contro i 43 dell’Unione europea […] Di Covid muoiono più spesso persone affette da altre patologie come obesità e diabete, più diffuse in età avanzata. La giovinezza è servita da scudo, supplendo ad altre carenze africane. In questo quadro anche l’egoismo sanitario dei Paesi ricchi è più razionale di quanto appaia: i vaccini sono andati in priorità alle zone fragili, che stavolta coincidono con le aree ricche del pianeta. Opulenza e vulnerabilità vanno di pari passo, di fronte al Covid. Anche se rimane l’eccezione meravigliosa di un Giappone ancora più vecchio di noi e tuttavia capace di mantenere una mortalità ‘africana’”.
Le preoccupazioni maggiori, per quanto riguarda il continente africano, sono legate agli “effetti collaterali” del Covid: crisi economica, malnutrizione e vera e propria fame sono destinati a mietere più vittime del virus.
David Nieri

“GUARITO” DAL COVID, NON HO ALCUNA INTENZIONE DI USARE IL SUPER GREEN PASS: CONTINUERÒ A ESSERE SOSPESO DALL’UNIVERSITÀ
Parla Francesco Benozzo, uno dei due docenti universitari (tra 70.000) sospesi dal lavoro per la propria disobbedienza civile nei confronti della normativa relativa al Green Pass. Benozzo è professore di Filologia e Linguistica all’Università di Bologna, coordina il dottorato in Studi Letterari e Culturali, dirige tre riviste scientifiche internazionali ed è il responsabile di numerosi centri e gruppi di ricerca inter-universitari, tra i quali il Paleolithic Continuity Paradigm for the Origins of Indo-European Languages (patrocinato UNESCO), l’Osservatorio contro la Sorveglianza di Stato e il Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (due articolazioni dello European Centre for Science, Ethics, and Law). Poeta e musicista di fama internazionale, con all’attivo più di 700 pubblicazioni scientifiche, Benozzo è stabilmente candidato al Premio Nobel per la Letteratura dal 2015, con candidature che sono state rese pubbliche dal Pen International.

Mi è capitato di risultare positivo al virus, sto trascorrendo la quarantena prevista, e tra pochi giorni mi troverò automaticamente in possesso del demenziale SuperGP. Qualcuno mi ha suggerito di sfruttare la situazione e tornare all’Università, dopo 4 mesi di sospensione dal lavoro e dall’insegnamento, essendo io ora “in regola”. Per me la questione nemmeno si pone: non si tratta certo di possedere dei requisiti, bensì di rifiutare anche solo l’idea che il dispositivo di soggiogamento stabilisca dei requisiti per poter vivere normalmente. Se accedessi alle aule universitarie e potessi godere del mio sacrosanto stipendio solo in quanto esibisco un superGP, certamente eviterei di vivere di stenti, ma al tempo stesso – senza che questo rappresenti un giudizio da parte mia nei confronti di chi invece lo utilizza – mi sentirei una persona meschina, inadeguata e traditrice: prima di tutto nei confronti degli studenti discriminati costretti a stare fuori dalle aule; poi nei confronti delle persone che hanno perso come me il lavoro per non cedere a questo subdolo ricatto di Stato, ma che non hanno contratto il virus e dunque non hanno la mia stessa possibilità; e infine nei confronti di me stesso, della mia consapevolezza critica e dei principi che sto cercando di portare avanti con un minimo di coerenza. Ora più che mai, credo che sia necessario solo disobbedire, senza se e senza ma, a questi schiavisti fanatici del totalitarismo 2.0. la libertà non può mai essere una concessione.

Non posso non concordare con la linea di Benozzo e con le sue parole. Avevo auspicato che si servisse della “ciambella di salvataggio” governativa: aveva già reso la sua testimonianza. Sono d’accordo con lui nel non accusare né dileggiare né offendere in alcun modo chi faccia una scelta diversa dalla sua. Per quanto è in me, non sono sicuro che agirei come lui: ma ciò dipende dalla mia debolezza, non da quella che potrebbe sembrare una sua “ostinazione”. Ma dal momento che gli esiti di alcuni decenni di delirante arciliberismo hanno avuto in me l’effetto di ipertrofizzare il mio rispetto asburgico per l’autorità pubblica anche e perfino se e quando sbaglia, aggiungo che per quanto è in me solo in un caso mi sentirei autorizzato a scostarmi idealmente “dalla linea Benozzo”: se il governo italiano, anziché oscillare tra linea dura e linea morbida, esprimere di continuo posizioni sempre diverse e spesso contradittorie fra loro ecc., scegliesse (schmittianamente) di tagliare una volta per tutte questo nuovo ridicolo nodo di Gordio con un semplice, chiaro, inequivocabile, limpido obbligo di vaccinazione: assumendosi di ciò tutte le responsabilità. Ormai, oltretutto, esperienza acquisita e statistiche collaudate suggeriscono che in pratica non rischierebbe nulla. In quel caso potrei appellarmi in piena buonafede, di fronte a Benozzo e a chiunque altro, al dovere civico. Finché ciò non accadrà, Benozzo continuerà ad avere tutte le ragioni quanto meno formali (che non è poco) e io continuerò a sentirmi purtroppo il solito italiano che, pur con molti dubbi, alla fine ha deciso e si è trivaccinato perché “tiene famiglia” e “non vuole seccature”. Il che per me è una cocente sconfitta e un motivo di profonda vergogna. Invidio chi si stringe nelle spalle e tira a campare. Dopo tre quarti di secolo di pace e di sia pur moderata, incerta e mal distribuita prosperità, il nostro paese è ridotto così anche e forse soprattutto perché la maggior parte degli italiani “persone per bene” (io mi considero tale), che lavora e paga le tasse, al momento opportuno si stringe nelle spalle e tira a campare. FC