Domenica 16 gennaio 2022
Seconda Domenica del Tempo Ordinario, San Marcello
LIBRI LIBRI LIBRI
Andrea Franchini, Afghanistan. Storia di un paese in crisi, Treviso, Programma, 2021, pp. 125, euri 9,90.
Opportunamente, e tempestivamente, viene pubblicato un libretto – il termine allude semplicemente al formato – che con effettiva potenza sintetica parte dal presente di un paese ancora al centro del great Game avviato nell’Ottocento (o ancora prima, fino dai tempi di Alessandro?) per poi tracciare le linee di fondo di una dinamica millenaria che ha affascinato Kipling e Kessel. Andrea Franchini, giornalista e dirigente editoriale con uno speciale “genio” per l’alta divulgazione e per la letteratura condotta alla luce di un’ottima capacità di sintesi, riesce in poche dense pagine a fornire il quadro storico, religioso e antropologico di un paese dalle vicende complesse e dalle molteplici articolazioni feudali e tribali, prima della modernizzazione imposta da un “dispotismo” illuminato del pieno Novecento e, infine, dall’esperimento socialista appoggiato dall’Unione Sovietica, dalla resistenza popolare al regime che ne era scaturito e infine dall’egemonia di al-Quaeda fino alla vere o supposte implicazioni nel tragico evento dell’11 settembre 2001 e al ventennio dell’occupazione statunitense del paese segnato dal fallimento della “esportazione della democrazia”, al regime talibano e infine al contrasto tra ISIS e al-Qaeda. Interessanti le schede informative e la buona lessicografia.
Il destino (im)manifesto. Sguardi europei sulla crisi dell’Impero americano, “I Quaderni di Domus Europa”, 5, 2021, Rimini, Il Cerchio, 2021, pp. 179, euri 18.
Il “destino manifesto” degli Stati Uniti d’America – eccezionalismo, messianismo, mercatismo, imperialismo – e il deep state che gradualmente ne ha caratterizzato nella sua parabola otto-novecentesca la dinamica, qui indagata da un’équipe che ne coglie le linee geopolitiche di fondo partendo da un orizzonte liberato senza equivoci da qualunque traccia deterministica. Un destino “aperto”, nel quale nulla è scritto e dal quale tuttavia la crisi che caratterizza le sue vicende dal Vietnam in poi emerge con chiarezza.
Comprendere il Novecento tra storia e scienze sociali. La ricerca di A. James Gregor, a cura di A. Messina, prefazione di A. Campi, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2021, pp. 332, euri 22.
Uno studio di più specialisti in onore e memoria del grande Anthony James Gregor, politologo e sociologo della storia di origini calabresi vissuto tra 1929 e 2019 e molto noto negli States soprattutto per la sua opera più importante, The ideology of fascism (1969), da lui interpretato come paradigma per una serie di esperimenti politici a carattere nazionalpopulistico e autoritario-modernizzatore che si sono affermati nel mondo soprattutto a partire dalla decolonizzazione. L’analisi di Gregor, specificamente feconda in quel che attiene al comparativismo, non sembra essere mai stata considerata con attenzione dalla maggior parte della storiografia specialistica italiana, sovente condizionata da schemi d’origine crociana o gramsciana e quindi scarsamente attrezzata per seguire un pensiero refrattario alle limitazioni occidentocentriche. Tuttavia, studiosi come Renzo de Felice ed Emilio Gentile sembrano essersi interessati con attenzione alle sue tematiche, specie nella liberazione dell’oggetto comune die loro studi dall’ossessione della dicotomia “destra-sinistra”.
Otto von Habsburg, Europa imperiale. Storia e prospettive di un ordine sovrannazionale, a cura di A. Morganti, Rimini, Il Cerchio, 2021, pp. 179, euri 24.
Una traduzione del libro Die Reichsidee che Otto von Habsburg pubblicò una prima volta nel 1986 e che è stata adesso riproposta, con una Prefazione di S.A.I. e R. Karl II von Habsburg, figlio appunto di Otto, in occasione del decennale dalla scomparsa di costui all’età di 99 anni.
Otto von Habsburg, figlio primogenito del beato Carlo d’Asburgo ultimo imperatore austrungarico e della sua consorte Zita di Borbone Parma, sedette dal 1979 sugli scranni del parlamento europeo e fu altresì il secondo presidente dell’Unione Paneuropea Internazionale. Severamente cattolico, ostilissimo al nazionalismo e in particolare allo hitlerismo (non accettò mai d’incontrare il Führer, che pure aveva più volte provato a invitarlo a un colloquio), critico severo di liberismo e di comunismo che gli apparivano entrambi molto connessi tra loro in una comune visione materialistica e individualista, Otto auspicava il recupero da parte dell’Europa delle sue profonde radici cristiane e il conseguimento di una sua unità politica nel segno di una coscienza comunitaristica e solidaristica capace di radicare il suo futuro nella memoria positiva del passato, che le consentisse uno sviluppo indipendente da blocchi politici continentali ad essa esterni e in grado di superare quel primato dell’economia, della finanza e della tecnologia che gli appariva, insieme con una concezione etica condizionata da un individualismo incapace di trovare un limite a se stesso, la sostanza negativa della Modernità.