Minima Cardiniana 362/5

Domenica 23 gennaio 2022, Santa Emerenziana

LIBRI LIBRI LIBRI

FRANCO CARDINI, Oh gran bontà de’ cavallieri antiqui! Scritti sulla cavalleria e sula tradizione cavalleresca italica, Rimini, Il Cerchio, 2021, pp. XL-475, euri 75.
Ovviamente, mi guardo bene dal tentar una recensione a questo grosso libro dall’aspetto imponente e dal costo proporzionato allo sforzo dell’editore. Non amo le autorecensioni e non ne ho mai fatte. D’altronde, qui si tratta di un nutrito gruppo di saggi redatti tutti in un arco di tempo di circa un quarto di secolo, tra la metà degli Anni Settanta agli Anni Novanta. D’accordo con l’Autore, l’Editore non ha provato a “normalizzarli” e tantomeno ad aggiornarli: sono pertanto tutti datati sul piano dello Status quaestionum e andranno considerati, da chi vorrà farlo, alla luce del loro confronto almeno con i due ohimè noti volumi Alle radici della cavalleria medievale e Quell’antica festa crudele.
È evidente che questo libro è, in tutto o in grandissima parte, frutto di un gesto di stima, di considerazione e di affetto del quale non posso che essere molto riconoscente agli amici de “Il Cerchio. Iniziative Editoriali”. È evidente che c’è un antico rapporto di collaborazione, di affinità e se si vuole perfino d’intesa (qualcuno al definirà “complicità”) tra noi. Siamo dinanzi a un Editore che non riceve né finanziamenti, né emolumenti: diciamolo meglio e con maggiore chiarezza, a un Editore tenuto su da gente abituata a pagare di tasca propria, che fa quel che fa per passione e per senso civico del dovere. Questa dimensione morale viene prima di ogni altra: anche di quella culturale in sé e per sé.
Accetto pertanto con riconoscenza e con commozione questo, che considero un omaggio ai miei quattro volte vent’anni. Il libro è molto accurato, ma qualche svista è stata inevitabile: ad esempio, qua e là, alcune ripetizioni. Succede, quando si mettono insieme saggi usciti originariamente in sede diversa. Ma l’Editore ed io confidiamo di aver fatto nel complesso una buona cosa. Siamo coscienti che il costo del volume non è trascurabile, ma ci appelliamo alla comprensione, alla simpatia, all’amicizia. In fondo è il prezzo di una discreta cena e costa molto meno di un comune aggeggio informatico, di quelli per i quali oggi non si bada a spese. Diciamolo parafrasando De André: “Che la solidarietà non vi rimanga in tasca”.

I QUADERNI DI DOMUS EUROPA, Il destino (im)manifesto. Sguardi europei sulla crisi dell’Impero americano, Rimini, Il Cerchio, 2021, pp. 178, euri 18.
Da tempo siamo alla ricerca di un’accettabile definizione dell’argomento “identità europea”. Sappiamo bene che le identità sono tutte, per loro natura, dinamiche e imperfette: ma fra chi le dichiara sacrosante e intangibili (senza magari saper definirle) e chi aprioristicamente le nega o le dichiara perniciose, noi ci situiamo tra coloro che le sentono necessarie ma al tempo stesso intendono proprio perciò porre loro dei limiti. Specie quando ci confrontiamo – come europei ed europeisti – con il “Destino Manifesto” della “Patria Americana” e ancor più con il deep state al quale la politica imperialista degli USA ha dato luogo senza dubbio dagli inizi degli Anni Novanta del secolo scorso, ma in realtà piuttosto dalla fine del secondo conflitto mondiale e probabilmente anche da molto prima. Dietro la maschera accattivante del Buon Gigante difensore della pace e generoso guardiano della libertà di tutti i popoli, ci è parso spesso d’intravedere un volto meno rassicurante. Ed è questa l’opinione di Stiglitz, di Chomsky e di molti altri osservatori della politica degli ultimi decenni: perfino di personaggi come Luttwak. Qui, chi voglia ben considerare il dark side dell’American dream farà bene a leggersi von attenzione le brevi, illuminanti pagine che Zygmunt Bauman dedica a Il povero considerato come un criminale.