Minima Cardiniana 364/1

Domenica 6 febbraio 2022
San Tito, V Domenica dopo l’Epifania

EDITORIALE
LA SCUOLA AI TEMPI DEL COVID
Com’era prevedibile, il Covid sta crescendo – tra caos dei turni di lezione, DAD/Sì e DAD/No, litigi tra ministero e regioni, regioni e provveditorati, provveditorati e insegnanti, insegnanti fra loro e insegnanti e famiglie, insegnanti e studenti, studenti e famiglie, studenti fra loro (manca solo il Sindacato-Scuola, ma per l’ottima unica ragione che non esiste) – anche il fenomeno che, parafrasando il Collodi, potremmo definire della “lucignolizzazione della scuola”. Accadde così anche nel ’68 e poi al “tempo delle Pantere”: l’alibi per studiare meno o per non studiare affatto s’insinua dappertutto. In questo caso, ragazzini per la gran parte ormai semianalfabetizzati in quanto non leggono quasi più e sono inebetiti dall’uso dei messi informatici (quelli che per intendersi dicono sempre OK, in quanto ignorano l’espressione “va bene”, “xché” al posto del perché e “6” invece di “sei”) si riversano nelle nostre strade e si scontrano con la polizia come ai bei tempi del “No alla NATO” e del “W Che Guevara”, ma solo perché non vogliono la prova scritta agli esami di stato. Per non parlare di senatori e di deputati che ignorano i congiuntivi e usano gli imperativi fantozziani (“venghi”, “facci”, “vadi” e compagnia bella…).
C’è tuttavia, in questo squallido panorama, qualche perla rara, qualche rosa nel deserto. Esistono in Italia anche parlamentari seri e colti, sapete? Più di quanti non crediate (anche se non bisogna esagerare).
Uno di questi è l’amico Riccardo Nencini, militante di quel che resta del vecchio “Partito Socialista” storico: uno dei pochissimi (insieme forse a quello di Marco Rizzo) del quale accetterei di prendere forse la tessera, nonostante la mia pervicace antipoliticità (della quale, intendiamoci, non mi vanto per nulla). Nencini è fra l’altro, e del tutto a buon diritto e una volta tanto a buona ragione, Presidente della Commissione Cultura del Senato e relatore parlamentare della riforma scolastica.
Riccardo Nencini è fautore del PNRR-Scuola: non me la sento di essere del tutto con lui, ma ne apprezzo le posizioni. Tra le quali c’è – com’egli stesso dichiara in una lunga e articolata intervista rilasciata al “Sole-24 Ore” di oggi (p. 2) – una difesa convinta e motivata degli ITS (Istituti Tecnici Superiori), analoghi alle “Scuole di Alta Formazione” francesi e tedesche, nati nel 2010: vi si accede dopo il diploma di scuola secondaria superiore mediante una selezione, constano di un corso biennale e rilasciano un diploma. Gli ITS ospitano oggi 19.000 studenti iscritti e hanno un tasso di occupazione all’80% (con punte che arrivano al 100%) a dodici mesi dal conseguimento del diploma. Come ha dischiarato il ministro Bianchi sono potenzialmente positivi, ma ancora poco conosciuti dagli studenti e dalle loro famiglie.
Nencini argomenta abilmente la sua difesa degli ITS: andranno ad accrescere il numero dei giovani provvisti di titolo terziario di studio (oggi quelli sotto i 34 anni sono poco più del 27%, contro i quasi 42 dei cittadini della UE); attenueranno il mismatch tra offerta e domanda di lavoro (oggi per ogni assunzione effettiva ce ne sono 2 o 3 che vanno a vuoto); faranno finalmente decollare sul serio il rapporto scuola-impresa (e questa è una sua affermazione, la responsabilità della quale lascio volentieri a lui per intero); ridurranno la “mortalità universitaria”, cioè l’abbandono da parte dello studente della facoltà prescelta senza aver conseguito la laurea che oggi è un’autentica croce del sistema (il 25% di universitari proveniente da un percorso medio di studi professionali lascia l’università dopo il primo anno). L’attuazione del PNRR prevede per gli ITS uno stanziamento di 1.500.000.000 di euri in 5 anni).
Nencini dichiara che il PDL è quasi pronto e che entro il mese corrente diventerà legge; con 9 mesi di scadenza dalla data-limite indicata dalla UE; e rivendica ad esso 4 “forti innovazioni” (io ne ho contate addirittura 5): 1. rafforzamento dell’asse pubblico-privato (auguriamoci a vantaggio del primo, temiamo del secondo; né si è approfondito il tema della qualità dei docenti, che dovrebbero arrivare!?…) “dal mondo del lavoro”, con stages e tirocini aziendali e “formazione sul campo”; 2. credito d’imposta del ben 30% (60% per erogazioni nelle province a maggior tasso di disoccupazione) per le imprese che investono (quanto? come?) negli ITS; 3. garanzie per l’effettività del diritto allo studio, con rafforzamento nell’erogazione delle relative borse; 4. partenariato effettivo delle regioni; 5. aggiornamento periodico (almeno triennale) di metodi, programmi di studio, prospettive adeguate al mercato del lavoro.
Se son rose, fioriranno… Vedremo alla fine di questo mese. Così com’è, mi preoccupa soprattutto il mantenimento del rapporto corretto tra pubblico e privato, in particolare le troppo generose agevolazioni fiscali. Il presidente Draghi dice che non è il caso di metter troppo le mani nelle tasche degli italiani; al contrario, io temo che bisognerebbe mettercele eccome, ma in quelle troppo piene per cavarne qualcosa, in quelle troppo vuote per infilarci qualcos’altro. I problemi sono sempre quelli, sempre e solo due: la sperequazione e l’evasione, senza sanare i quali non c’è PNRR che tenga. Un primo e indispensabile strumento di giustizia e di riforma sarebbe la seria attuazione di un’anagrafe patrimoniale, base per un’equa e funzionale distribuzione dei carichi fiscali e quindi per un’effettiva giustizia sociale. Il nostro parlamento, fatto di membri della “commissione d’affari” disegnata e designata da partiti al servizio dei Padroni del Vapore, ha ricevuto la ferrea consegna di non farne mai passare nemmeno l’ombra, nemmeno la caricatura. La nostra opinione pubblica è quella plasmata dai media, quella delle partite di calcio e di Sanremo: quella che si beve le balle sull’aggressività della Russia e sul “pericolo neofascista” mentre ignora la verità dei profughi sui gommoni e trangugia al contrario le balle sull’Afghanistan, sull’Africa, su Guantanamo e sulla Palestina.