Domenica 13 febbraio 2013, Santa Fosca
ESERCIZI DI MEMORIA: RICORDATE LISBONA 1974?
L’indecoroso spettacolo messo in scena dalle polemiche riguardanti il “Giorno della Memoria”, 27 gennaio, e il “Giorno del Ricordo”, 10 febbraio, che troppi hanno messo in rapporto come reciprocamente polemici – ne hanno ammazzati di più questi qui o quelli là? – obbliga a ricordare una grande verità troppo spesso passata sotto silenzio: che cioè “sbattere il mostro in prima pagina” è un diffusissimo alibi per nascondere dietro la sua odiata e terribile massa gigantesca tutto il brulicare di mostriciattoli che si vogliono nascondere all’opinione pubblica.
D’altro canto, la nostra memoria è davvero straordinariamente corta. Ci siamo evidentemente dimenticati dei colossali errori commessi non un millennio fa bensì appena vent’anni or sono, quando USA, Regno Unito, NATO & Co., con una certa variabilità di scelte coirresponsabili, ci gettarono nelle avventure prima afghana poi irakena, con conseguenze delle quali ancora oggi paghiamo il salatissimo conto.
Bene: noi non ci stiamo. Non servirà a nulla: ma proviamoci. Da questo numero, cominciamo a richiamare la vostra attenzione su fatti poco o nulla ricordati, o presto dimenticati, perché non giovavano al gioco di qualcuno. Rinfreschiamoci la memoria.
GIULIANO MIGNINI
LO STRANO ESITO DEL “GOLPE DEI CAPITANI D’APRILE” NEL PORTOGALLO
Il Movimento delle Forze Armate (MFA)
Sarebbe interessante trattare in maniera esaustiva del colpo di stato (o Rivoluzione che dir si voglia) di Lisbona, del 25 aprile 1974 perché, a fronte della sua importanza mondiale, è stato pressoché dimenticato.
Probabilmente tornerò in futuro su questo argomento ma intanto mi occupo della questione in modo più circoscritto e delimitato, ponendo in evidenza degli aspetti significativi ma che mi pare siano sfuggiti all’attenzione generale.
Seguo la vicenda proprio da quel mattino d’aprile del 1974, festa nazionale in Italia che lo sarebbe divenuta tale anche per il Portogallo.
Il progetto del golpe prese corpo poco dopo la nascita del Movimento das Forças Armadas portuguesas nella Guinea Bissau, nell’estate 1973, dapprima con il nome di Movimento dei Capitani.
Pochi sanno che esso aveva una “sinistra”, certo, che si appoggiò al generale Francisco Da Costa Gomes, un cattolico “progressista”, come si dice, vecchio oppositore di Salazar e della sua politica ultramarina, ma aveva anche un “centro” il cui leader era il prestigioso generale António Sebastião Riberio de Spínola e, addirittura, anche un’estrema destra alla cui guida vi era il generale Kaùlza De Arriaga, già comandante delle truppe portoghesi in Mozambico.
Le vicende del golpe portoghese sono innegabilmente legate, oltre che alla guerra nell’Oltremare, anche e forse soprattutto alla guerra dello Yom Kippur (6-24 ottobre 1973) che scoppiò proprio dopo l’inizio delle riunioni dell’allora Movimento dos capitães.
Il presidente del Consiglio Marcelo Caetano era decisamente riluttante ad appoggiare l’azione degli Stati Uniti a sostegno di Israele e, solo dopo molte pressioni, si decise a concedere agli USA la base di Lajes, nelle Azzorre.
Questo ritardo fu giudicato intollerabile sia dagli USA che da Israele che rischiò di subire gravi conseguenze nella guerra e, per ritorsione, i primi cominciarono ad appoggiare la fronda militare portoghese e in particolare il generale Spínola che era anche esponente della Commissione Trilaterale (1).
Mentre i capitani (e i maggiori) si organizzavano per il futuro golpe, Spínola resisteva ai tentativi dell’estrema destra militare (come quello dell’ex capo di stato maggiore generale, Generale Venâncio Deslandes, della Forza Aerea) di coinvolgerlo in un golpe contro Caetano, appoggiato dal Presidente della Repubblica, l’ammiraglio Américo Tomás ultrasalazariano.
Un altro segnale della linea non certo amichevole di Israele contro i fascismi iberici fu l’attentato all’ammiraglio Luis Carrero Blanco, designato successore di Franco, il 20 dicembre 1973, mentre in Portogallo il generale Kaùlza De Arriaga, leader dell’estrema destra militare, tentò un colpo di stato contro Caetano con l’appoggio dei paracadutisti ma l’operazione fallì (2). Va ricordato che nello stesso anno 1973, si verificò l’attentato alla Questura di Milano in cui il terrorista Gianfranco Bertoli, proveniente da un kibbutz israeliano della striscia di Gaza, provocò la morte di 4 persone e il ferimento di numerose altre, utilizzando una bomba a mano di fabbricazione israeliana, il 17 maggio 1973.
La crisi del regime
Il fallimento del golpe di Kaùlza provocò un’inevitabile crisi interna al regime: Kaùlza de Arriaga strinse un’alleanza sempre più stretta con l’ammiraglio, Américo Tomás per la difesa del regime e dell’Oltremare che, nel sistema costituzionale promosso da Salazar, era “territorio portoghese d’oltremare” né più né meno che il Portogallo continentale, come si dirà più avanti.
Da parte sua, invece, Caetano strinse un patto con Spínola in chiave “riformista”, auspicando una soluzione tipo Commonwealth britannico. I ministri militari appoggiarono Kaùlza, quelli civili, per lo più, Caetano.
Si è parlato del principio caratteristico del pensiero costituzionale di Salazar, consacrato nell’art. 1 della Costituzione dello Estado Novo, il regime sorto dal colpo di stato del 1926 che avrebbe portato al potere il cattedratico dell’Università di Coimbra e cioè che il territorio dello Stato portoghese comprendeva anche i numerosi ed estesissimi territori dell’Oltremare. Questi ultimi non erano quindi “colonie” ma territorio portoghese né più né meno come quelli costituenti il Portogallo continentale (3).
Era necessaria questa precisazione sull’assetto costituzionale del Portogallo di António de Oliveira Salazar.
Mentre il presidente della Repubblica e il generale Kaùlza de Arriaga sostenevano l’assetto costituzionale dell’Oltremare, Caetano e Spínola propugnavano un allentamento dei rapporti dei territori ultramarini con Lisbona, sia pure all’interno di una comunità lusofona e queste idee vennero espresse dal generale in un suo famoso libro “O Portugal e o futuro”, apparso nel febbraio 1974, che riecheggiava il titolo di un libro di Caetano, pubblicato nel 1969, “Pelo futuro de Portugal”. Nel suo libro, Spínola auspicava una soluzione politica della guerra in Oltremare, soluzione che era emersa nei colloqui Spínola-Senghor (uomo politico e di cultura senegalese) di qualche anno prima (4). I colloqui si svolsero in Senegal nell’aprile 1972 e Caetano li aveva evidentemente approvati.
A sottolineare il feeling esistente tra Caetano e gli ambienti riformisti delle Forze Armate, va detto anche che, nello stesso anno, Caetano nominò Costa Gomes, nonostante i suoi trascorsi di oppositore alla politica ultramarina e addirittura di golpista, capo di Stato Maggiore generale (5).
Il libro di Spinola
Dopo la pubblicazione del libro di Spínola, Caetano comprese che la sua politica era fallita e che comunque non avrebbe più potuto difenderla davanti al Presidente della Repubblica a cui presentò le sue dimissioni ma il vecchio ammiraglio, uomo all’antica e rispettoso dell’immagine del Presidente del Consiglio in un momento difficile in cui infuriava la guerra in Oltremare, le respinse.
Il MFA, nel frattempo, si radicalizzava sempre di più e assunse un ruolo centrale, come stratega del colpo di stato, il maggiore di Artiglieria Otelo Saraiva de Carvalho, già esperto di guerra psicologica quando prestava servizio nella Guinea Bissau, agli ordini di Spínola. Otelo era un uomo di grande valore e prestigio nelle Forze Armate.
In quella primavera del ’74 aveva assunto posizioni nettamente rivoluzionarie, peraltro di tipo più “guevarista” che comunista ma, in passato, era stato istruttore di tiro della Legião portuguesa, la milizia del regime di Salazar e si diceva che avesse portato a spalla la bara di Salazar.
Il 14 marzo 1974 si svolse nel palazzo di São Bento, la cerimonia dell’appoggio delle Forze Armate al Governo, quella che i golpisti avrebbero chiamato la “Brigata reumatica” ma erano assenti il capo e il vicecapo di stato maggiore generale, rispettivamente Costa Gomes e Spínola e il contrammiraglio Tierno Bagulho.
La destituzione di Costa Gomes e Spinola e la rivolta di Caldas
L’assenza costò cara almeno ai due capi di stato maggiore che il giorno dopo furono destituiti e, al loro posto, il vecchio ammiraglio Tomás nominò, come capo di Stato maggiore generale, il cognato di Kaùlza de Arriaga, il generale Joaquim da Luz Cunha, un fedelissimo del regime come lo era il fratello, il generale Edmund da Luz Cunha che comandava la Regione militare di Lisbona.
Il 16 marzo il reggimento di fanteria n. 5 di Caldas da Reinha si sollevò ma la rivolta fu subito repressa. Era un segnale che il regime non avrebbe dovuto sottovalutare.
Il 24 marzo 1974 si svolse l’ultima riunione del MFA nella quale i cospiratori decisero l’attuazione del colpo di stato, il cui cervello militare, non politico, un po’ il Trotsky del golpe portoghese, fu l’allora maggiore Otelo Saraiva de Carvalho che aveva sviluppato, come s’è detto, lo studio delle tecniche psicologiche di “controguerriglia” e impostò l’azione come volta a far leva sul cameratismo militare che avrebbe dovuto spegnere, nelle truppe lealiste, qualunque volontà di opporsi con la forza alle unità ribelli. Per questo, le formazioni golpiste, inferiori di numero e di armamento a quelle del regime, avrebbero dovuto evitare ad ogni costo scontri con i militari lealisti per evitare che venisse. vanificato l’approccio “morbido” e cameratesco con le formazioni fedeli al giuramento (6).
Intanto, alla riunione del movimento, il 17 aprile, cioè quasi una settimana prima del golpe, Otelo Saraiva de Carvalho lesse il Piano Operativo da lui redatto e intitolato Svolta Storica e indicò il capo della Giunta Militare da designare per il colpo di stato: Costa Gomes. È un particolare fondamentale da tenere bene a mente.
Il golpe
Prima di affrontare l’argomento del golpe, deciso proprio per dare una soluzione politica e non militare al conflitto in Oltremare, è indispensabile chiarire una volta per tutte come fosse la situazione militare dell’Oltremare dopo circa tredici anni di guerra.
Ce lo dice John Cann nell’opera citata (https://www.difesaonline.it/evidenza/recensioni/john-p-cann-il-portogallo-nelle-guerre-doltremare).
Dice la recensione al libro: “Nel 1974, l’Angola era praticamente pacificata, la Guinea era in uno stato di stallo e in Mozambico il conflitto, di modesta entità, era efficacemente sotto controllo”.
C’è poco da aggiungere a questa considerazione.
Non vi sono riferimenti a Timor Est in cui la guerriglia non si era segnalata in modo particolare. La guerra riguardava soprattutto Angola, Mozambico e Guinea Bissau. Con l’eccezione di quest’ultima, nelle altre due “province”, molto più grandi e importanti, il Portogallo aveva vinto.
Pochi sanno di un vertice tenuto nelle Azzorre tra il primo ministro francese Pompidou, Caetano e il presidente americano Nixon in cui si offrirono al Portogallo ingenti aiuti finanziari perché abbandonasse l’Oltremare e del fatto che il golpe fu deciso nella conferenza del Gruppo Bilderberg (19, 20 e 21 aprile 1974) di Megève, nell’hotel Mont d’Arbois, di proprietà di Edmond de Rothschild, presenti, tra gli italiani l’immancabile Gianni Agnelli (7). Nella stessa intervista, Villemarest, politologo ed ex appartenente ai servizi segreti francesi, a cui si rivolse per consigli lo stesso Spínola, dopo aver definito quest’ultimo un “idiota”, per non essersi reso conto dei pericoli del golpe dei capitani, individuò nella massoneria africana, nella Trilaterale e nei servizi cecoslovacchi le matrici dell’attacco al Portogallo.
Il MFA aveva avuto un’origine nettamente “corporativa”. Era nato dalla protesta degli ufficiali intermedi alle riforme governative che, per ovviare alla carenza di capitani, avevano creato dei capitani con una carriera accelerata e facilitata, sacrificando le regole dell’anzianità.
Erano problemi esistenti unicamente nell’Esercito di terra e che mancavano nella Forza Aerea e nella Marina.
Nessuna sorpresa, quindi, se, al di là di ufficiali isolati, nel golpe mancasse l’apporto dell’Aviazione e della Marina, che in Portogallo si chiamavano rispettivamente Força Aérea e Armada.
Il golpe fu realizzato unicamente dall’Esercito. Solo a operazione riuscita, scesero in campo i fuzileiros navais cioè gli assaltatori della Marina, più o meno i nostri “Marò”, agli ordini del Capitano di mare e di guerra José Baptista Pinheiro de Azevedo. Anzi, durante la fase critica del golpe, uomini della Marina militare intervennero contro lo stesso.
In genere, i reparti golpisti erano costituiti dalle scuole, più o meno come le nostre Scuole allievi ufficiali, chiamate in Portogallo “Escola pratica” de Infantaria, de Cavalaria, de Artilharia, de Ingenharia o di Administração militar, a seconda delle specializzazioni. Vi erano però anche reparti di veterani come il Batalhão de Caçadores n. 5 cioè il Battaglione Cacciatori 5 che si impossessò della Regione militare di Lisbona. Su You tube, alla voce “A hora da Liberdade” (8) c’è un film che ripropone, ora per ora, tutte le operazioni delle forze insorte e di quelle lealiste fino alla proclamazione della vittoria della “Rivoluzione”. Nel filmato si nota un fenomeno incredibile: le unità lealiste, come in particolare, il Reggimento di Cavalleria 7, che difendeva Lisbona, era composto da ufficiali avversi al colpo di stato. Eppure, nei momenti critici, quando si trattava di passare all’azione e di affrontare gli insorti, gli ufficiali e i soldati del Reggimento, dotato di carri armati M 47, si rifiutavano di fare fuoco contro i loro commilitoni che avevano violato il giuramento di fedeltà allo Stato e disponevano, al massimo, di autoblindo Panhard.
Così si comportarono il comandante del Reggimento, colonnello Romeiras junior e il tenente colonnello Ferreira de Almeida. In pratica, o si arrendevano o assumevano un atteggiamento “neutrale”. Qualcuno pronunciava la famosa frase: “Eu vou para o vosso lado” cioè passo dalla vostra parte.
Dal film che riporta fedelmente la realtà storica, emergono soprattutto due figure di ufficiali che si opposero con energia e coraggio al golpe, vale a dire il generale Junqueira dos Reis, vice comandante della Regione militare di Lisbona e, soprattutto, l’ufficiale del Reggimento di Cavalleria 7, cioè del RC 7, maggiore Pato Anselmo, un ufficiale che comandava due carri armati M 47, chiamato a intervenire contro i rivoltosi nella Ribeira das Naus, nella mattinata del 25 aprile.
Mentre, poco prima, nella parallela Rua do Arsenal, il generale Junqueira dos Reis aveva schiaffeggiato un tenente dei rivoltosi e aveva ordinato di fare fuoco contro di lui ma aveva incontrato l’opposizione del colonnello Romeiras, nella Ribeira das Naus il maggiore Pato Anselmo, in atteggiamento marcatamente aggressivo, al comando dei due carri M 47, aveva intimato la resa a un gruppo di militari ribelli che disponevano di un’autoblindo Panhard.
Si trattò di un momento drammatico in cui neppure l’intervento di Jaime Neves, comandante dei commandos, riuscì ad ammorbidire il maggiore lealista.
Dietro un angolo del palazzo che si trovava più avanti, alla sinistra dei carri, i rivoltosi mandarono a “parlamentare” un vecchio combattente della Guinea, Brito e Cunha, a cui il capitano Salgueiro Maia, della Escola pratica de Cavalaria, aveva prestato la sua pistola Walther P 38. Giunto di fronte al maggiore, il militare ribelle gli puntò contro la pistola. Il duro Pato Anselmo gli rispose:” Non mi arrendo e non passo dalla vostra parte”. Fu così disarmato e arrestato.
Di lì a poco, sullo stesso posto si sarebbe portato il generale Junqueira con un plotone di Polizia militare del Reggimento Lanceiros 2 e con un carro armato che, questa volta, puntò il cannone contro il capitano Maia ma, anche stavolta, l’alferes (tenente) Sottomayor si rifiutò di obbedire agli ordini di Junqueira che dovette andarsene con la Polizia militare sotto lo sguardo sconsolato di Romeiras.
Più o meno nello stesso momento, la fregata “Almirante Gago Coutinho” si piazzò in mare proprio a distanza di tiro dalle truppe della Escola pratica de Cavalaria di Santarém, con intenzioni per nulla amichevoli. Comandava la nave il capitano di fregata António Seixas Louçã, che aveva ricevuto l’ordine di fare fuoco sulle unità ribelli dallo Stato Maggiore della Marina.
La fregata rimase in posizione di tiro per alcune ore. Fu un momento durissimo per le unità ribelli.
Se a questo si aggiunge la minaccia di bombardamento dal cielo e di sbarchi di unità di paracadutisti che appartenevano alla Forza Aerea ed erano fedeli al governo, si può intuire lo stato di estrema preoccupazione che incombeva sui golpisti.
Intanto, la spaccatura all’interno del regime si evidenziava anche nella diversità di posti di comando. Mentre Caetano trovò rifugio nella Caserma del Carmo, sede del comando della Guardia Nazionale Repubblicana (GNR), i ministri militari e quelli più ligi all’ortodossia salazariana, insieme al Presidente stabilirono il posto di comando d’emergenza nel Comando del Reggimento Lanceiros 2 che aveva anche funzioni di Polizia militare.
Successivamente il gruppo a cui si aggiunse anche il fedelissimo dell’Estado Novo, Ammiraglio Henrique Tenreiro, si spostò nel Comando della Prima Regione Aerea di Monsanto.
Un famoso ufficiale di Marina, il capitano di mare e di guerra Alpoim Calvão, uno dei più decorati (e anticomunisti) ufficiali portoghesi, l’eroe dell’operazione Mar Verde che quel giorno stava per assumere le funzioni di capo della Direzione generale di Sicurezza (DGS), l’erede della PIDE, succedendo al generale Silva Pais, cerco di bombardare il posto di comunicazione del MFA da cui provenivano i comunicati sul golpe e addirittura di liberare Caetano dalla Caserma della GNR ma le operazioni non ebbero seguito.
Un ruolo determinante giocò quel giorno la NATO il cui segretario generale Josef Luns era alla Conferenza del Bilderberg a Megève il 19 aprile e venne a conoscenza dell’imminente golpe (9). Fidando nel carattere democratico e moderato del movimento, impedì qualunque reazione contro il golpe da parte delle navi portoghesi impegnate nell’operazione Dawn Patrol.
Ma Luns si sbagliava: è vero che i capitani e maggiori dell’esercito e aviazione erano, tutt’al più “guevaristi” e non c’erano comunisti ma questi, oltre ad essere temporaneamente mimetizzati come il colonnello Vasco dos Santos Gonçalves, agivano ancora sotto tono all’interno di un ristretto gruppo di ufficiali di marina, come il comandante Abrantes Serra. Furono estremamente prudenti. Poi sarebbero usciti allo scoperto.
Le operazioni del golpe erano dirette da un gruppo di comando installato nel comando del Reggimento di Engenharia 1 di Pontinha.
Al comando c’era Otelo de Carvalho, con l’aggiunto capitano Luìs Macedo, c’erano il tenente colonnello Nuno Fisher Lopes Pires, il tenente colonnello Garcia dos Santos, il maggiore Sanchez Osorio, il comandante Vitor Crespo, l’unico della Marina e il tenente colonnello Jaime Neves, col classico basco rosso, dei “comandos”. Ad essi si aggiunse il maggiore Hugo dos Santos e il maggiore José Maria Azevedo.
Nessuno degli ufficiali del “posto di comando” di Pontinha era affiliato al Partito comunista portoghese che era inquadrato nella centrale comunista di Praga che aveva giurisdizione sull’area del Mediterraneo, ivi compresa l’Italia.
Il comandante Vitor Crespo, su posizioni decisamente moderate, era però in contatto con la “cellula” comunista della Marina che seguiva il golpe.
Fu solo nella serata del 25 aprile, dopo la resa del governo, che la Marina abbandonò la sua “neutralità attiva” ed entrò in campo contro la Polizis politica, la DGS, che resisteva nel carcere di Caxias.
Ma prima, il solito Abrantes Serra aveva occupato, nelle prime ore della notte, la scuola della Marina a Vale de Zebro, Barreiro, Setubal ed aveva neutralizzato il comandante Rocha Calhordas che non aderì al golpe. Quando, verso le 21, Vitor Crespo riuscì a far intervenire i fuzileiros navais, dovette inviarli subito a Caxias e a loro si unì Abrantes Serra e la resistenza della ex PIDE si protrasse sino al 26 aprile.
La resa di Caetano
Si è detto che il MFA aveva scelto come generale che avrebbe dovuto rappresentare le loro istanze e che avrebbe dovuto guidare la futura Junta di Salvezza Nazionale, il generale Francisco Da Costa Gomes che era anche il capo di Stato Maggiore generale delle Forze Armate.
Verso le 14, il segretario di stato della Informazione e turismo, Pedro Feytor Pinto, forse dietro preventiva intesa con Caetano, consegna una lettera a Nuno Tàvora, capo di gabinetto del ministro.
Nuno Távora raggiunge l’abitazione di António de Spínola per consegnargli la lettera con la quale il Pinto si offriva come intermediario con Caetano.
Il General António de Spínola, il passo è riportato dal n. 135 del https://pt.slideshare.net/lurdesmeneses/25-de-abril-hora-a-hora) afferma “nada ter a ver com o Movimento e que nunca levantaria armas contra o Governo, e que este deveria ter o bom senso de encontrar uma solução para o problema e evitar um banho de sangue”.
La risposta di Spínola è incredibile e, tradotta, suona più o meno così: “io non ho nulla a che vedere con il MFA e mai mi solleverei contro il Governo ma questo dovrebbe avere il buon senso di trovare una soluzione per il problems ed evitare un bagno di sangue”.
Sono le 14.
Poco dopo, il Pinto telefonerà ad António de Spínola, comunicandogli la richiesta del prof. Caetano perché assumesse il comando “a fim de evitar que o poder caia na rua” (che il potere non cadesse nella strada).
Dopo circa tre ore, Marcelo Caetano contatta telefonicamente António de Spínola, chiedendogli di presentarsi con urgenza al Quartel del Carmo. Il generale ritiene, però, necessario stabilire un contatto con il comando di movimento, la cui posizione, secondo l’alto ufficiale. sarebbe sconosciuta. Chiede a Dias de Lima e António Ramos di andare al Rádio Club Português per stabilire un contatto con il Movimento. Poco dopo António de Spínola chiama il posto di comando per parlare con Otelo Saraiva de Carvalho. Quest’ultimo comunicherà poi a Spínola l’assenso del MFA a che il generale si rechi al Carmo a raccogliere la resa di Caetano, cosa che avviene attorno alle 18.
Si può cercare di passare sotto silenzio finché si vuole quello che è accaduto e quello che accadrà in sede di proclamazione della Junta de Salvação Nacional (JSN), ma qui c’è un problema che nessuno ha cercato di chiarire efficacemente.
Seguiamo i passaggi.
Caetano e il regime sono ormai sconfitti, almeno apparentemente. E a vincere è stato il MFA con i suoi ufficiali inferiori e intermedi, quello stesso MFA che ha indicato una settimana prima, come suo rappresentante, il generale Costa Gomes.
Secondo logica, Caetano, oltre a informare della sua iniziativa il Presidente della Repubblica (con cui sembra non aver avuto contatti) o almeno il Ministro della Difesa, il Prof. Silva Cunha, avrebbe dovuto semplicemente arrendersi al MFA, magari in persona del capitano Salgueiro Maia che era salito da lui poco prima ma era stato trattato con sufficienza da Caetano, lasciando l’ufficiale in un vistoso imbarazzo perché Caetano voleva parlare con un generale, non un capitano.
E infatti, con la mediazione di membri “moderati” del suo governo, Caetano chiede di parlare con un generale. Tutto a posto? Nemmeno per nulla perché Caetano dà un altro schiaffo al MFA. Si mette in contatto non con il rappresentante di questo ma col generale Spínola.
E così l’addetto militare di Caetano, il comandante Coutinho Lanhoso invia al generale il seguente, inequivoco messaggio: “O Presidente do Conselho está pronto a entregar o Governo ao General António de Spínola, e espera-o, para tal fim, no Quartel do Carmo”.
Sono circa le 18.
Spínola che aveva platealmente sconfessato poco prima sia il MFA che lo stesso golpe, chiede a Pontinha il permesso di trattare a nome dello sconfessato MFA con Caetano.
E De Carvalho, interpellato al posto di Comando di Pontinha, cosa fa?
Si indigna ribadendo le decisioni prese sin da una settimana prima? Risponde al generale: “Eh no signor Generale. È Costa Gomes, non lei il nostro rappresentante! Che facciamo? Facciamo scegliere il rappresentante a Caetano?”.
Sarebbe troppo semplice. Otelo accontenta subito il generale e addirittura Caetano.
Questi, con la folla ormai scesa nelle strade, si arrende, come Presidente del Consiglio, al generale che si è scelto che, con un malcelato atteggiamento narcisistico, va da Caetano che si arrende a lui.
Trascurando il fatto che i ministri militari e i vertici militari del regime siano ancora vivi e vegeti nel posto di comando d’emergenza, dapprima nella Caserma Lanceiros 2 e poi nel comando aereo di Monsanto, quello che conta è che lo sconfitto ha “promosso sul campo” Spínola a capo del MFA ed ha esautorato.
Il generale scelto dai capitani.
Non basta.
Nelle prime ore del 26 aprile, la Junta de Salvação Nacional si presenta ai portoghesi, tramite la Radio Televisione.
Chi la presiede?
L’uomo a cui poco prima si è arreso Caetano, ovviamente, cioè il generale Spínola.
Al suo fianco, c’è il taciturno generale Francisco Da Costa Gomes col quale il primo è apparso discutere sino a qualche minuto prima della presentazione.
Sempre per l’Esercito, c’è il Brigadeiro general Jaime Silvério Marques, un ufficiale di tendenze estremamente moderate, fratello di quel Silvino Silvério Marques che aveva partecipato all’azione di Kaùlza de Arriaga della fine del 1973.
Alla destra di Costa Gomes ci sono i due rappresentanti della Marina. Non ci sono ammiragli ma il Capitão de mar e guerra José Baptista Pinheiro de Azevedo, comandante dei fuzileiros navais, di tendenze vetero democristiane, fortemente conservatrici. E poi c’è il capitano di fregata António Alva Rosa Coutinho che diverrà l’“ammiraglio rosso” e il più feroce distruttore dell’Oltremare ma aveva aderito al golpe solo alla vigilia.
Vi era poi il colonnello d’Aviazione Carlos Galvão de Melo, di tendenza accentuatamente anticomunista.
Mancava il generale d’Aviazione Manuel Diogo Neto che si trovava in Mozambico, anche questi un “moderato”.
Il Presidente della Junta, Spínola, lesse poi la dichiarazione che così recitava: “In obbedienza al mandato che è stato appena affidato loro dalle Forze Armate, dopo il trionfo del Movimento a tempo debito portato avanti dalla sopravvivenza nazionale e dal bene – essendo del popolo portoghese, la Junta de Salvação Nacional, che presiedo, costituita dall’imperativo di assicurare l’ordine e dirigere il Paese verso la definizione e il raggiungimento di veri obiettivi nazionali, assume dinanzi a sé l’impegno di:
– Garantire la sopravvivenza del la Nazione, come Patria Sovrana nel suo insieme pluricontinentale;
– Promuovere, ora, la consapevolezza dei portoghesi, consentendo la piena espressione a tutte le correnti di opinione, al fine di accelerare la costituzione di associazioni civiche che polarizzeranno le tendenze e faciliteranno la libera elezione, a suffragio diretto, di una Costituente dell’Assemblea Nazionale e della successiva elezione del Presidente della Repubblica;
– Garantire la libertà di espressione e di pensiero;
– Astenersi da qualsiasi atteggiamento politico che possa condizionare la libertà di elezione e il compito della futura Assemblea Costituente ed evitare con ogni mezzo che altre forze possano interferire nel processo eminentemente nazionale;
– Basare la propria azione sulle norme elementari di moralità e giustizia, garantendo a ciascun cittadino i diritti fondamentali sanciti nelle dichiarazioni universali e assicurare il rispetto della pace civica, limitando l’esercizio dell’autorità alla garanzia della libertà dei cittadini;
– Rispettare gli impegni internazionali derivanti dai trattati stipulati;
– Razionalizzare i suoi compiti in modo che, nel più breve tempo possibile, il paese sia governato da istituzioni di sua libera scelta;
– Restituire il potere alle istituzioni costituzionali non appena il Presidente della Repubblica eletto entra nell’esercizio delle sue funzioni”.
Il punto chiave è l’aggettivo “pluricontinentale” riferito al Portogallo come “Patria sovrana”.
Ma come? Tredici anni di guerra per difendere il Portogallo come paese “sovrano”, cioè padrone del proprio destino e, per di più, “pluricontinentale”, cioè dalle Azzorre, nel cuore dell’Atlantico, a Timor, nell’Oceano Indiano, attraverso i territori portoghesi della Guinea Bissau, dell’Angola e del Mozambico per ribadire la pluricontinentalità ma anche il golpe che invece era stato fatto per ridurre il Portogallo alla sua piccola dimensione europea e abbandonare al nemico una guerra che il Portogallo aveva vinto ?
C’è molto che non torna.
Come stanno gli ex territori portoghesi?
La Guinea Bissau, che proclamò l’indipendenza dal Portogallo già dal 24 settembre 1973, ha visto, dopo il colpo di stato dei capitani d’aprile, il succedersi di ben nove colpi di stato con connesse guerre civili (10).
Per di più l’infelice paese africano è uno degli epicentri mondiali del narcotraffico e della corruzione (11).
In Angola, ai tredici anni, più o meno, di guerra antiportoghese, seguirono quasi trenta anni di guerra civile tra il MPLA che vinse ma dovette abbandonare l’impostazione filosovietica dopo il crollo dell’URSS. il FNLA filoamericano e l’Unita.
Subì anche l’invasione cubana filosovietica.
L’Angola possiede enormi ricchezze naturali ma il tenore di vita è molto basso come la speranza di vita mentre tra le più alte del mondo è la mortalità infantile (12).
Anche in Mozambico, alla guerriglia antiportoghese seguirono circa 17 anni di guerra civile. Nel 1995 il Mozambico è entrato nel Commonwealth.
Quanto a Timor, proclamò la sua indipendenza dal Portogallo nel0009 novembre 1975 ma pochi giorni dopo il paese fu invaso dall’Indonesia e divenne una provincia della stessa con il corredo di guerra civile e di massacri che l’accompagnarono. Tornata indipendente nel 1999, seguirono guerre civili e colpi di stato.
Ovviamente, oggi, a tutto questo, va aggiunta la crescente colonizzazione cinese dell’Africa.
Dal “grande” Portogallo dell’Ultramar si è passati al Portogallo attuale, una sorta di appendice iberica delle istituzioni europee di stanza in Belgio, in Lussemburgo e nell’Alsazia, tutti paesi di lingua franco tedesca. Un paese, il Portogallo, oggi più o meno irrilevante.
Il tutto in contrasto con l’impegno della Junta di difendere il Portogallo come “Patria sovrana e… pluricontinentale”.
(Giuliano Mignini per Agenzia Stampa Italia)
Note
1. Vds. Giacomo Gabellini, “Israele. Geopolitica di una piccola, grande potenza”, Arianna editrice, 2017, Bologna p. 63, un’opera di capitale importanza e decisamente anticonformista che pone in evidenza l’azione destabilizzante anche nei confronti dell’Occidente, dello Stato ebraico che mira a presentarsi come l’unico alleato fidato degli Stati Uniti nel mondo.
2. Si veda, sulle connessioni tra il Mossad e i gruppi trotskisti e separatisti, l’ottimo studio di “Comedonchisciotte. Pecorelli e la strategia della tensione secondo i francesi, parte I”, in https://comedonchisciotte.org/pecorelli-e-la-strategia-della-tensione-secondo-i-francesi-parte-i/.
3. Vds. ARTICOLO DI GIORNALE GLI STATUTI POLITICO-AMMINISTRATIVI DELLE PROVINCIE DELL’OLTREMARE PORTOGHESE Aldo Caioli
Africa: Rivista trimestrale di studi e documentazione dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente
Anno 29, n. 2 (GIUGNO 1974), pp. 249-272 (24 pagine)
Editore: Istituto Italiano per l’Africa e l’Oriente (IsIAO)
https: // www. jstor.org / stable / 40758339.
4. Vds. https://www.google.it/url?sa=t&source=web&rct=j&url=http://www.fmsoares.pt/aeb/crono/id%3Fid%3D037072&ved=2ahUKEwiQwZr7gY3vAhWD2KQKHSeVDqcQFjAAegQIARAC&usg=AOvVaw0xXJWA6JMfbuEWWnNXmNu4
5. Costa Gomes partecipò infatti al tentato golpe dell’aprile 1961 organizzato dal Ministro della Difesa generale Botelho Moniz. Vds anche https://pt.m.wikipedia.org/wiki/Golpe_Botelho_Moniz
6. Sullo sviluppo che aveva raggiunto la conoscenza delle tecniche psicologiche di controguerriglia nelle Forze armate portoghesi e i rapporti con le unità francesi impegnate nella guerra in Algeria, si veda l’opera di John P. Cann, “Il Portogallo nelle guerre d’Oltremare”, Difesa online, ed. il maglio, recensione di Nicola Festa, in www.difesaonline.it
7. Si veda l’intervista a Pierre Faillant de Villemarest di Fernando Pereira su “Novo Século 8.01.1982. https://www.facebook.com/UniaoNacionalSalazar/photos/aut%C3%B3psia-do-25-de-abrilsp%C3%ADnola-foi-um-idiota-apesar-de-muito-avisado-antes-e-dep/2010285089027411/.
8. “A hora da Liberdade. 2h 40min | Action, Drama | TV Mini-Series (1999–) Episode Guide. 3 episodes A Hora da Liberdade Poster. An…”
9. http: Centro di documentazione sul 25 aprile – università di Coimbra//www.cd25a.uc.pt/index.php?r=site/page&view=itempage&p=958).
11. www.google.it/url?sa=t&source=web&rct=j&url=https://www.notiziegeopolitiche.net/guinea-bissau-la-povera-economia-del-paese-africano-tra-corruzione-e-narcotraffico/&ved=2ahUKEwip2ZbO8qfvAhUFzqQKHXZRC9cQFjAAegQIARAC&usg=AOvVaw1_8YRCi17j81cvZMwkp1K9).