Domenica 27 febbraio 2022
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IN MEMORIAM
PER FABIO PICCHI. UN’INIZIATIVA VOLTA A DEGNAMENTE ONORARLO
Fabio Picchi, fondatore del ristorante fiorentino Il Cibrèo divenuto nel tempo un’istituzione e un laboratorio innovativo e tradizionale della grande cucina toscana, è immaturamente scomparso. Se n’è andato a sorpresa e a nessuno, salvo pochissimi intimi e familiari, a nessuno, nemmeno ai suoi amici più cari – ho l’onore di essere stato fra loro – aveva confidato la natura inesorabile del suo male. Fino all’ultimo istante è stato lucido, allegro, coraggioso. Ci mancheranno la sua finezza, la sua cordialità, la sua gioia di vivere.
Personalmente ho preso un’iniziativa che ho comunicato per lettera al sindaco di Firenze, al quotidiano cittadino che spero vorrà farla propria e patrocinarla, nonché alla sua famiglia. Spero che tutti coloro che leggeranno queste righe l’appoggino con la loro esplicita dichiarazione da inviare al sindaco.
Ecco il testo:
al signor Sindaco del Comune di Firenze;
e, p.c., alla direttrice de “La Nazione”;
alla famiglia Picchi
Firenze, 25.2.2022
Illustrissimo signor Sindaco, caro Dario,
come tutti noi purtroppo sappiamo, il 25 u.s. è venuto precocemente e inaspettatamente a mancare un nostro grande e famoso concittadino, l’amico Fabio Picchi.
Conoscevo bene Fabio ed avevamo in comune una schiera di altri amici, taluni anche molto intimi. Nessuno sapeva della sua malattia, che purtroppo da tempo lo minava. Questo riserbo, questa dignità, costituiscono un ammirevole ulteriore tratto della sua indole al tempo stesso aperta e schiva, cordiale e rigorosa, umanamente generosa e professionalmente severa, in tristitia hilaris et in ilaritate tristis.
Fabio non era soltanto un artigiano geniale e un artista raffinato. Era un imprenditore onesto e coraggioso, un cittadino rispettoso dei suoi doveri, uno scrittore e studioso di genio, un innovatore disponibile alla sperimentazione più ardita e innamorato delle tradizioni della sua città e delle sue radici elbane.
Di recente si era insediato gloriosamente nel cuore di Firenze, a due passi dall’antico Campidoglio di età romana e del prestigioso Palazzo Strozzi; ma il suo cuore senza dubbio rimaneva in quel fazzoletto del quartiere di Santa Croce, tra la chiesa e il mercato di Sant’Ambrogio, in quella via de’ Macci nella quale, partendo dalla trattoria del Cibrèo celebre ormai nel mondo, aveva dislocato il suo versatile impero.
Fabio ha fra l’altro saputo fare del caffè del Cibreo e dell’attiguo Teatro del Sale – con il supporto anche della sua splendida compagna e della sua famiglia – un ineguagliabile centro d’irradiazione della più autentica, alta cultura, come a Firenze non si vedeva più da alcuni decenni. Io gli sono particolarmente grato per aver più volte messo a generosa disposizione i suoi locali per la presentazione di alcuni miei libri e di altre iniziative; ma egli ha ospitato molti ben più importanti di me: artisti, uomini di cultura, politici, imprenditori, personalità internazionali.
Caro Dario, tu sei esperto di Firenze e della sua storia. Via de’ Macci è celebre per molte cose, non ultima una salace canzone popolare: ma non direi che il nome al quale è intitolato, corrispondente senza dubbio a una famiglia illustre, parli ai fiorentini di qualcosa che essi conoscono e amano in modo particolare.
Ribattezziamola, quella via. Firenze merita una Via Fabio Picchi, artista del cibo e delle strutture del gusto, interprete poetico dei sapori, dei colori e dei profumi della terra toscana. E Fabio, che ha onorato con la sua opera l’immagine, la cultura e la vita economica e turistica della sua città, merita che la sua Via lo ricordi per sempre.
Con l’amicizia e la devozione consuete, Franco Cardini.