Minima Cardiniana 373/1

Domenica 10 aprile 2022
Domenica degli Ulivi (o, secondo la latitudine, delle Palme)

IN MEMORIAM
GIORGIO CHITTOLINI E ITALO MORETTI
Li ricordo così, assieme, per quanto fossero due Amici e Colleghi molto diversi fra loro e non credo che si conoscessero.
Non posso dire di essere stato in particolari rapporti d’amicizia con Giorgio Chittolini. Tuttavia in passato ci siamo incontrati molto spesso, specie in sede convegnistica, e a volte abbiamo vissuto assieme momenti particolari: come una volta, durante un lunghissimo, memorabile concorso universitario romano che ci vedeva entrambi membri della commissione giudicatrice e che fu coronato da una bellissima serata estiva alle Terme di Caracalla per una straordinaria edizione della pucciniana Turandot, una delle mie opere cult. Erano con noi Raffaele Licinio, Massimo Miglio e tanti altri: scoprii un Chittolini per me inedito, allegro e spiritoso, felice di quella bella occasione come di un’inattesa vacanza. Ricordo la straordinaria serietà e nello stesso tempo l’umanità di Giorgio, l’autorevolezza misurata e composta dei suoi giudizi e l’attenzione al lato umano dei problemi che si venivano presentando nel corso di discussioni che – entrambi ne eravamo coscienti – potevano influire sulla vita intera di un candidato. Da tempo non incontro Franca, sua moglie: spero che possa leggere queste mie due parole di dolore e d’affetto.
Giorgio era uno specialista dei problemi della genesi politica dell’istituto della signoria e dello “stato regionale”. Ho sempre considerato illuminanti i suoi scritti che lo avevano reso famoso anche all’estero come uno dei migliori medievisti della generazione del pieno XX secolo; e due Amici e Colleghi carissimi, il compianto Marino Berengo e il valorosissimo Andrea Zorzi, ne erano decisi estimatori.
Italo Moretti, architetto per formazione e storico per vocazione e per passione, un mezzo secolo fa divenne celebre (a Firenze e non solo) per il suo inossidabile sodalizio con Renato Stopani: setacciatori instancabili del territorio toscano alla ricerca di antiche pievi e di tratti dimenticati della Via Francigena. Li chiamavamo così, Moretti & Stopani: e sono stati dei pionieri autentici della ricerca interdisciplinare sul territorio, tra storia e archeologia. Insieme con un altro Amico indimenticabile, Riccardo Francovich, hanno contribuito in modo straordinario al rinnovamento dei metodi e delle problematiche nello studio del medioevo toscano. Li ricordo soprattutto come protagonisti di quei non facili eppur bellissimi lustri fra la metà degli Anni Sessanta e i primissimi Anni Ottanta, quando la medievistica fiorentina era dominata dal carisma ispido, elegante, riservato eppur generosissimo di Elio Conti con i suoi seminari lunghi giorni e notti che non finivano mai, nemmeno di domenica, e le belle gite alla ricerca delle rovine di Semifonte.