Domenica 17 aprile 2022, Santa Pasqua di Resurrezione
EFFEMERIDI DELLA GUERRA
IL MISSILE CHE HA FATTO STRAGE ALLA STAZIONE DI KRAMATORSK NON È RUSSO MA UCRAINO. IL PARERE DI UNO SPECIALISTA
Il numero di serie del missile Tochka-U che ha colpito la stazione ferroviaria di Kramatorsk, l’8 aprile 2022, è III91579 (in russo) o Sh91579 (in inglese). Questo numero di serie contrassegna lo stock di missili Tochka-U in possesso dell’esercito ucraino. Solo le Forze Armate Ucraine hanno missili Tochka-U. La Russia non li ha dal 2019: sono stati tutti disattivati. Le Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk non hanno né hanno mai avuto Tochka-U.
La direzione del cono e la sezione di coda del missile che è atterrato sul terreno vicino alla stazione ferroviaria di Kramatorsk mostra chiaramente che è stato sparato dalla 19a Brigata Missilistica Ucraina, schierata vicino a Dobropolie a 45 km da Kramatorsk.
In precedenza le Forze Armate Ucraine hanno usato missili Tochka-U della stessa serie come III915611 lanciati su Berdyansk e III915516 lanciato su Melitopol. Gli stessi missili sono stati usati contro Donetsk e Lugansk.
(Fonte: Manlio Dinucci, https://www.byoblu.com/2022/04/11/solo-le-forze-armate-ucraine-hanno-missili-tochka-u-pangea-grandangolo-news/)
COSÌ PARLÒ L’ANPI
Riportiamo le parole di Gianfranco Pagliarulo, presidente nazionale dell’Anpi, che negli ultimi giorni è stato violentemente criticato per essersi discostato dal mainstream mediatico.
“In queste ultime settimane abbiamo subìto attacchi di una violenza e di una volgarità stupefacenti. Ho scoperto, a mia insaputa, di essere putiniano. Ma agli insulti non rispondiamo, nel caso ci vedremo in tribunale. […] Se è stata opera dei russi [la tragedia di Bucha] bisognerà individuare anche i responsabili militari di questo crimine di guerra. […] Anche in Ucraina ci sono vuoti democratici. Zelensky ha sciolto una decina di partiti di opposizione recentemente. Ci sono state tante violenze in passato a cominciare dalla terribile guerra del Donbass, cominciata dopo Maidan e dopo l’indipendenza della Crimea. Andiamo oltre i buoni e cattivi e vediamo come stanno davvero le cose […] Ho visto video, la cui veridicità pare essere confermata, in cui soldati ucraini sparano alle gambe di soldati russi. Anche lì c’è bisogno di chiarimenti. Bisogna stare attenti a verificare le fonti di tutte le informazioni. Anche Zelensky fa la sua propaganda. […] Il 25 aprile faremo il possibile per impedire qualsiasi incidente o provocazione. Le bandiere Nato sono inappropriate in questa circostanza in cui bisogna parlare di pace. Dobbiamo parlare di pace e non mi sembra che la Nato sia una organizzazione di pace […] Ci chiediamo come si fa a non vedere che si rischia di creare una catastrofe con una reazione a catena con effetti disastrosi. Noi siamo stati da subito contrari all’invio di armi. È possibile un nuovo Afghanistan nel cuore dell’Europa, una guerra interminabile, di sfinimento. Oggi siamo davanti a una fase nuova dell’invasione che ha un carattere ancora più tragico che rende ancora più urgente un tavolo di trattative, a partire da una tregua per le festività pasquali come ha chiesto Papa Francesco”.
PAOLO DI MIZIO
LE VIOLENZE SESSUALI RUSSE E LE MENZOGNE UCRAINE (ALCUNE DELLE TANTE)
Il 13 aprile la vicepremier di Zelensky, Olha Stefanishyna, collegata con la Commissione diritti umani del senato italiano, elenca i crimini commessi dall’esercito russo: “Femminicidio, donne stuprate davanti ai figli. La Russia vuole umiliarci”.
Le frasi sono riportare dal Corriere della Sera del 14 aprile 2022. E nel resoconto dell’ANSA, la vicepremier dice: “Ogni giorno emergono dettagli sempre più orribili, sepolture di massa, violenze sessuali…”.
Alcuni titoli di altri giornali:
La Repubblica: “È in corso un genocidio” parla la vicepremier ucraina.
Il Mattino: “Ucraina, l’orrore degli stupri di massa”.
Il Gazzettino: “Stupri sulle donne ucraine come strumento di guerra”.
Però lo stesso giorno (14 aprile) in cui i giornali riferiscono le parole della vicepremier, il Corriere della Sera pubblica, ma con meno risalto, in basso a pagina 7, questa intervista di Lorenzo Cremonesi al Generale Andriy Nebytov, comandante della polizia della regione di Kiev, incaricato dell’inchiesta su eventuali stupri commessi da soldati russi in Ucraina. Dice il Gen. Nebytov: “Stiamo esaminando oltre venti episodi di possibili violenze sessuali. Ma posso dire non c’è stata una deliberata politica russa delle violenze sessuali contro le donne ucraine… Conosciamo anche il nome di uno dei violentatori: Michail Romanov, che pare sia stato fatto fucilare dai superiori quando hanno saputo… Dalle intercettazioni abbiamo capito che alcuni comandanti russi hanno fatto fucilare i soldati stupratori. Non tutti, ma alcuni sono stati giustiziati”.
Quindi non c’era una deliberata politica russa degli stupri? “Sì, confermo, non c’era”.
Conclusione: quasi tutti i giornali sono strumenti di becera propaganda, privi di ogni deontologia, degni di un regime fascista.
UCRAINA: MEDIA CATTOLICI E TV NAZIONALI HANNO DECISO DI NON TRASMETTERE LA VIA CRUCIS IN DIRETTA DAL COLOSSEO
I media cattolici online come UGCC Live TV, la rivista cattolica CREDO, Radio Maria e EWTN Ucraina così come le tv nazionali ucraine hanno deciso di non trasmettere quest’anno la Via Crucis in diretta dal Colosseo. È l’agenzia di informazione Risu a darne la notizia aggiungendo che anche sulla sua pagina web non verrà trasmessa la via crucis. “Questi media – si legge su Risu – hanno quasi sempre coperto tutti gli eventi importanti in Vaticano. L’ultimo evento trasmesso è stata la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria di Russia e Ucraina da parte da parte del Pontefice”. La decisione è stata presa in protesta all’idea di far portare la croce alla stazione XIII da una donna ucraina e russa in segno di riconciliazione. Sulla vicenda nei giorni scorsi era intervenuto anche il capo della chiesa greco-cattolica ucraina Sviatoslav Shevchuk che in un comunicato aveva parlato di “un’idea inopportuna” ed aveva essersi fatto portavoce presso la Sede Apostolica della “grande indignazione e il rifiuto di questo progetto da parte degli ucraini di tutto il mondo”. Della stessa opinione anche il vescovo cattolico latino di Kiev mons. Vitalii Kryvytsky: “Condivido – aveva detto – l’opinione di molti miei connazionali riguardo al dolore che la XIII stazione provoca alle nazioni in conflitto piuttosto che unirle. Il gesto di riconciliazione in sé è buono, ma i dettagli delle circostanze possono non essere intesi al di fuori del conflitto in quanto non sono univoci”. Anche il nunzio apostolico di Kiev, mons. Visvaldas Kulbokas, si era espresso: “Le Chiese ed organizzazioni religiose in Ucraina desiderano anch’esse adoperarsi per la riconciliazione, tuttavia sanno che di essa potranno parlare solo quando si ferma l’aggressione. E quando gli ucraini potranno salvarsi la vita e la libertà”.
(SIR Agenzia d’Informazione, 15 aprile 2022)