Minima Cardiniana 376/5

Domenica 1 maggio 2022, III Domenica del Tempo Pasquale
San Giuseppe Lavoratore, Festa del Lavoro

GIORGIA, CONSERVATRICE, ATLANTISTA E OCCIDENTALISTA
DAVID NIERI
UNA “TRE GIORNI” DI CONVENTION IN PERFETTO AMERICAN STYLE
Un’ora e dieci sul palco per inaugurare la kermesse di tre giorni, “Italia, energia da liberare”, che si è aperta venerdì 29 aprile con un pubblico da grandi eventi. Una convention che si conclude oggi, il Primo Maggio di un paese che, sulla Costituzione, sarebbe fondato sul lavoro (il condizionale è d’obbligo). Giorgia Meloni ha tracciato, punto per punto, il programma di governo di Fratelli d’Italia. Ha scelto, non a caso, il MiCo di Milano, la “capitale produttiva” del Paese, concludendo il suo intervento con un lungo approfondimento sul ruolo centrale della “donna e madre” che Fratelli d’Italia si impegna a difendere dagli attacchi “infami” della teoria gender e della pratica dell’utero in affitto: “Crediamo che questo sia il tempo delle donne”, ha dichiarato Giorgia Meloni, un discorso che ai più, inevitabilmente, è apparso una candidatura alla premiership in vista delle elezioni politiche del 2023. Non ha invitato i “colleghi” del centrodestra, ovvero Silvio Berlusconi e Matteo Salvini: scelta probabilmente studiata a tavolino per far capire, una volta per tutte, che nel centrodestra la leader è lei, considerando che, stando agli ultimi sondaggi, Fratelli d’Italia è il primo partito, seguito a ruota dai rivali “storici” del PD.
Il look della ormai ex ragazzina prodigio è apparso studiato fin nei minimi particolari: tailleur-pantalone blu con bottoni dorati e stivaletti, il tutto condito da una grande bandiera tricolore. Gli spin doctors, a quanto pare, lavorano bene. E Giorgia, va detto, è scaltra e ci sa fare: seppur supportata da una buona dose di fortuna, è riuscita a scalare la vetta dei consensi grazie a scelte ben ponderate che hanno giovato a un partito nato sulle ceneri finiane del dopo Fiuggi. D’altra parte, i voti sono quelli di una “storica” borghesia liberale e conservatrice che non sa più a che santo votarsi: c’è stato in effetti un “travaso” di elettori dalla Lega (che ha pagato alcune scelte decisamente poco “azzeccate” del suo leader) a FdI, ma in questo senso cambia solo l’ordine dei fattori, per nulla il prodotto. E le parole di Giorgia Meloni, purtroppo, non svelano niente di nuovo sul fronte occidentale. La convention, sia detto, ha l’imprinting degli eventi a stelle e strisce, dove il significante sovrasta un significato pressoché inesistente. E quel che resta di “sociale” e di “nazionalpopolare”, quel poco ch’era sopravvissuto alla fine del MSI, ormai è solo un ricordo lontano, sbiadito e che evidentemente non si ama ricordare.
Qui di seguito, alcuni dei passi più significativi del suo intervento.
“Abbiamo rinunciato qualche anno fa alle posizioni di potere per ridare una casa alla destra italiana e costruire il grande partito dei conservatori italiani, per dare cittadinanza a chi non credeva alla favoletta che per essere presentabile dovevi andare a braccetto con la sinistra. Con orgoglio possiamo dire che ci siamo riusciti, ed è per questo che continuiamo a salire. Più saliremo e più la nostra responsabilità sarà di tenere i piedi ben piantati per terra. Nell’altitudine, l’ossigeno è rarefatto e può darti alla testa. Per noi non sarà così, più saliremo e più porteremo con noi ciò da cui proveniamo. E l’unica ragione per la quale vogliamo arrivare in vetta è che sappiamo che da lì possiamo guardare più lontano”.
“Siamo pronti per governare, abbiamo proposte serie e le persone al posto giusto”.
“Noi siamo molti più europeisti di molti soloni di Bruxelles. Da sempre rivendichiamo che la Nato sia composta di due colonne, una statunitense e una europea, con pari dignità. Per questo Fratelli d’Italia ha da sempre nel suo programma l’aumento delle spese militari: è il costo della libertà. Vogliamo essere alleati, non sudditi, ma essere alleati e non sudditi ha un costo”.
Poi, rivolgendosi al presidente Usa Joe Biden: “Noi vogliamo chiedere ai nostri alleati di essere leali con l’Italia. Noi continuiamo a chiedere con forza un fondo di compensazione per le nazioni che saranno più colpite dalle sanzioni. Il presidente Biden dice che gli impatti delle sanzioni in America saranno minime? Da noi saranno massime. Non saremo i muli da soma dell’Occidente”.
“La formazione deve essere interconnessa con la domanda di lavoro: penso soprattutto a un liceo del made in Italy. La scuola italiana deve tornare a garantire il merito, decenni di dominio post-sessantottino sulla scuola italiana hanno prodotto un livellamento verso il basso”.
“Serve una democrazia capace di decidere, la riforma dello stato in senso presidenziale è la madre delle riforme, perché ci consente di dire basta con i giochi di palazzo, i teatrini come quelli in occasione dell’elezione del capo dello Stato, basta con lo schifo dei parlamentari che si vendono al miglior offerente”.
“Se l’Ucraina capitolasse il vero vincitore non sarebbe la Russia di Putin ma la Cina capital-comunista. L’Occidente verrebbe fortemente ridimensionato e l’Europa finirebbe probabilmente in posizione di subordinazione alla Cina. E io non voglio finire sotto la Cina capital-comunista. La guerra incide sui nostri equilibri soprattutto a livello globale. L’Ucraina è la punta dell’iceberg che ha come obiettivo un nuovo assetto globale”.
La leader di FdI ha concluso che quella del suo partito sul conflitto è una “scelta naturale”: “Alcuni osservatori l’hanno raccontata come una svolta. Non mi piacciono le svolte. Forse però questi osservatori dovrebbero osservare meglio. Dalla fine degli anni Quaranta la destra italiana non ha mai messo in discussione la sua collocazione in campo internazionale. Sono così abituati ad essere dei servi che cercano padroni anche negli altri. Ma noi non abbiamo padroni non li avremo mai. Il popolo italiano è il nostro unico padrone, mettetevelo bene in testa”.
Tra le tante parole, qualcosa da salvare certamente c’è. Ma, per la maggior parte, si è trattato di un one woman show i cui riflettori hanno evidenziato grinta e sicurezza della protagonista e poco altro. A partire dalla constatazione che l’Occidente ha “svenduto” i suoi valori: innanzitutto, sarebbe opportuno capire che cosa significa “Occidente” nella concezione meloniana. In ogni caso, un Occidente in chiave atlantista i suoi valori non li ha svenduti, ma li ha mercificati, nella prospettiva di un progresso materiale infinito e indefinito. In tal senso, la questione “femminile”, del suo ruolo e la minaccia del “gender” non hanno significato alcuno se certi fondamentali non vengono recuperati. Perché la minaccia si è materializzata dall’interno: la disgregazione della famiglia, la perdita del senso comunitario non sono opera di fattori “esterni” rispetto alla cultura del benessere, dell’individualismo, del relativismo e della “ricerca della felicità”. Ne sono parte. E se la leader di FdI dichiara che “padroni non ne avremo mai”, allora non ce la racconta giusta. Siamo semplicemente sudditi, neanche “alleati”. Così come non ce la racconta giusta sul “carico” delle sanzioni – a proposito: ma sono state inflitte all’Italia o alla Russia? – che pagheremo noi cittadini fino all’ultimo centesimo e fino all’ultimo posto di lavoro.
Due parole, infine, sulla Cina e sul suo potenziale ruolo nei futuri assetti geopolitici ed economici: le parole di Giorgia Meloni ci riconducono a un atlantismo “di principio” in grado di concretizzarsi in un anticomunismo deleterio proprio come l’antifascismo. Ovvero, i “sentimenti” opposti e convergenti che hanno compromesso sul nascere la possibilità, per l’Italia, di affrancarsi finalmente dai “padroni”. Aldo Moro, Bettino Craxi e Giulio Andreotti ne sanno qualcosa.

Non posso non dirmi d’accordo su molte delle cose che l’amico David osserva a proposito di Giorgia Meloni e della sua recentissima performance. Continuo tuttavia a conservare stima e simpatia per lei: sentimenti che non comportano consenso per le sue posizioni. Va da sé che il suo atlantismo, il suo occidentalismo e la sua quasi maniacale sinofobia mi trovano su posizioni del tutto contrarie; che il suo parere sulla “questione femminile” mi appare superficiale e fumoso; che trovo ambigua e irrisolta la definizione di “conservatorismo” che emerge dalle sue parole (e comunque nel mondo occidentale di oggi non c’è quasi nulla da “conservare”); che mi sembra, anche vista la sua storia politica, molto grave la sua almeno apparente scarsa sensibilità in tutto quel che concerne la questione sociale e la sua semindifferenza per quella umanitaria (“diritti umani” a parte, che sono un tormentone strumentalistico di tutte le destre); che il suo cattolicesimo, sovente chiamato da lei stessa in causa, mi dà l’impressione di essere formale, conformistico e retorico; che ha quasi del tutto abbandonato la sua intuizione, in passato enunziata, relativa allo sviluppo di un “confederalismo europeistico” e che in lei ormai l’occidentalismo subalterno agli USA prevalga sull’europeismo; che lo spettro del fascismo e il ricatto strumentale che la sua memoria comporta continueranno a lungo a minacciarla e a condizionarla, e questo lei lo sa benissimo e poco può farci.
Con tutto ciò, va aggiunto che Giorgia è decisamente “cresciuta”; che ormai si presenta sul serio come una
leader che, quanto a grinta, a linguaggio politico e a chiarezza d’idee si mangia tranquillamente Berlusconi, Salvini e tutti gli altri leaders dell’attuale centrodestra; che si è impegnata nel costruirsi uno stile estetico e un equilibrio comportamentale ormai quasi impeccabili e comunque ammirevoli; che ha dimostrato di essere una personalità politica seria, competente, equilibrata, che studia le carte ed è lontanissima dal pensare che “a destra” la politica si faccia a colpi di chiacchiere e di retorica. Il suo partito le è decisamente inadeguato: ma ciò non è certo colpa sua.
Eppure, proprio per questo, è tanto più grave che proprio lei, con la sua serietà e il suo impegno, dichiari che “padroni non ne avremo mai”. Perché di “padroni”, purtroppo, nel rapporto con gli USA e con la NATO ne abbiamo eccome: e lei lo sa benissimo, e se le brucia ammetterlo allora tanto peggio. “Ribellarsi: questa è la nobiltà dello schiavo”, dice lo
Zarathustra di Nietzsche. I “Fratelli d’Italia”, che amano fingersi o che credono di essere alleati “alla pari” con i loro padroni occidentali, tanto più sono schiavi ignobili.
Ma io voglio credere che Giorgia, quello che dice, lo pensi in quasi totale buona fede; e spero che, quando non potrà far a meno di arrendersi dinanzi alla realtà, abbia il coraggio di seguire la lezione di Zarathustra. E, nobilmente, di ribellarsi. L’Europa – non la squallida parodia di essa che è l’UE, ma quella vera, la nostra patria – quel giorno le sarebbe grata. FC