Domenica 22 maggio 2022, Santa Rita da Cascia
LA BELLA ITALIA CHE RISCHIAMO DI DIMENTICARE. VISITA ALLA REGGIA DI CASERTA, GIOIELLO INCASTRATO NEL DEGRADO AMBIENTALE
ELEONORA GENOVESI
LA NOTTE DEI MUSEI: VIAGGIO NEI FASTI DEL REGNO BORBONICO. BENVENUTI NELLA REGGIA DI CASERTA
Arte, Arte e ancora Arte perché l’Arte ha una marea di valenze.
Ancora una volta l’Arte come esperienza di scoperta e conoscenza. Eh sì perché anche se un manufatto artistico lo si è visto più volte, il rivederlo è sempre fonte di arricchimento per la persona. E stavolta tocca alla Reggia di Caserta vista in notturno.
Progettata con l’intento di superare in maestosità la più famosa Reggia di Versailles, la Reggia di Caserta è stata sin dalla sua realizzazione uno dei luoghi più significativi del meridione e non solo.
Tutto ha inizio nella metà del XVIII secolo, esattamente nel 1752, quando Carlo di Borbone decise di costruire un edificio imponente, grandioso che simboleggiasse il centro ideale del nuovo regno di Napoli, finalmente libero dalla dominazione spagnola. E il grande architetto Luigi Vanvitelli, figlio del pittore vedutista olandese Gaspar Van Wittel, cui fu affidato il progetto, riuscì a fare del Palazzo Casertano il simbolo della grandezza e della ricchezza del Regno. Ma quando Carlo di Borbone rientrò a Madrid alla morte del re di Spagna per assumere il titolo di sovrano, come Carlo III di Borbone, i lavori casertani subirono un forte rallentamento tanto che, nel 1773, alla morte di Vanvitelli, essi risultavano ancora fortemente incompleti. I lavori si conclusero definitivamente nel secolo successivo, ad opera di Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, e di altri architetti allievi del Vanvitelli padre.
Da allora, la Reggia di Caserta rappresenta un vero e proprio vanto per la Campania e per l’Italia, mostrando al mondo tutto lo splendore di un edificio dalla bellezza unica che consente di far ripercorrere i fasti di un’epoca di grande prestigio per l’intera area.
E la Reggia di Caserta ha deciso di dedicare questa apertura straordinaria serale del Piano nobile al suo grande ideatore: Luigi Vanvitelli che il 12 maggio festeggia il suo compleanno.
Sono le 22 e fuori c’è una splendida luna piena che illumina magicamente il palazzo ed il piazzale antistante con il suo lungo, imponente viale di accesso. Entrati nel vestibolo, iniziamo a salire la “Scala Regia”, maestosa e luminosa, esaltata dalle volte affrescate con la Reggia di Apollo. In cima alla prima rampa ci attende un signore del personale per darci il benvenuto. Dopo una sintetica storia della Reggia, la guida ci fa notare le tre nicchie parietali che ospitano altrettante statue: la Verità, la Maestà Regia (il ritratto di Carlo)e il Merito.
Dal pianerottolo si dipartono le due rampe laterali parallele, ognuna fiancheggiata da un maestoso nobile leone in marmo, che conducono al vestibolo ottagonale superiore, concluso da una volta ellittica aperta al centro da un oculo ovale. La guida ci dice che questo elemento fu creato per ospitare un’invisibile cantoria, da cui dovevano diffondersi musiche e canti per le occasioni solenni in cui accompagnare l’avanzare degli ospiti che arrivavano a corte, e per inquadrare la parte centrale della cupola superiore, dove è affrescato il Parnaso con i tondi delle Stagioni. Dal vestibolo superiore per prima cosa ammiriamo dall’alto la Cappella Palatina, simile per impianto a quella di Versailles, ma per me più bella con il suo pavimento in marmi policromi, e la copertura con una splendida volta a botte cassettonata suddivisa in strisce che terminano con finestre ad oculo. Carlo III chiese a Vanvitelli di progettare una Cappella ispirandosi a quella di Versailles, ma Vanvitelli superò se stesso perché con la sua genialità ha creato qualcosa, come dire, di totalmente diverso: è come se avesse in un sol colpo sintetizzato la tradizione rinascimentale, manieristica e barocca per dar luogo al Neoclassicismo. Proseguiamo poi per gli Appartamenti Reali(il Vecchio ed il Nuovo) che si schiudono alla mia vista sotto una splendida luna piena primaverile, che rende il tutto decisamente più emozionante…
Si inizia con le anticamere dell’Appartamento Reale Vecchio e precisamente: la sala degli Alabardieri, la sala delle Guardie del corpo e la sala di Alessandro, all’interno delle quali ho avuto modo di ammirare due opere della collezione Terrae Motus “Terremoto in palazzo”, bellissima collezione pittorica di cui riporto quanto scritto in un articolo sul sito della Reggia:
“Collezione, ideata dal gallerista napoletano Lucio Amelio che chiamò a raccolta i più grandi artisti dell’epoca per trasformare la catastrofe del sisma in forza creativa si pone in dialogo diretto con le sale degli Appartamenti Reali. La volontà di Lucio Amelio di legare inscindibilmente l’operazione internazionale al Complesso Vanvitelliano di respiro europeo progettato da Re Carlo di Borbone, oggi, diventa un’opportunità per sollecitare il pensiero critico del pubblico. Non a caso l’esperienza di visita complessiva si apre con Joseph Beuys che esorta ognuno di noi a possedere il ‘Palazzo più prezioso del mondo nella sua testa, nel suo sentimento, nella sua volontà’. Si chiude con il ‘Fate presto’ di Andy Warhol, appello a ciascuno a contribuire al superamento di questa difficile fase mondiale”.
Devo dire che l’aver inserito in ambienti settecenteschi queste opere moderne ha dato luogo ad un fantastico mix di passato e presente, di come il passato nato dal sogno visionario di Carlo di Borbone, il re che immaginava la nascita di una nuova capitale per il suo regno illuminato, possa essere merce preziosa godibile anche nel presente, seppur ahimè un presente non certo illuminato.
Il percorso museale prosegue lungo le sale di Marte e di Astrea che introducono alla meraviglia della Sala del Trono che incarna l’imponenza dei simboli del Regno. Si passa poi a vedere gli ambienti più intimi: le Sale delle stagioni che riprendono i temi mitologici e l’Appartamento della regina Maria Carolina. Sono particolarmente colpita da complementi di arredo del tempo: angoliere, consolle, comò con pannelli in lacca cinese, secretaire anch’essi con elementi in lacca cinese, una scrivania, fioriere a tripode, splendidi lampadari e ancora le chaise-longue settecentesche che anticiperanno quelle future di Le Corbusier, la vasca da bagno in marmo bianco tutta decorata internamente in rame dorato con i 2 rubinetti per acqua calda e fredda… E tanto ancora…
Del resto l’idea di mostrare a tutto il mondo il potere e la ricchezza della famiglia regnante a Napoli non si limitava al solo aspetto architettonico della Reggia, ma puntava fortemente anche sulla presenza di arredi e opere d’arte uniche, che potessero raccontare a chi visitava il palazzo il gusto e lo sfarzo dei Borbone.
E gli splendidi affreschi murali e dei soffitti dai temi mitologici e storici che si fondono con l’architettura in un mix inscindibile, esaltano con i loro racconti il potere della dinastia borbonica.
Il tempo passa e dalle grandi finestre si intravede la bellissima luna che illumina il cortile interno creando un’atmosfera magica. La visita prosegue lungo il lato orientale del Palazzo percorrendo la Biblioteca Palatina e la Sala del Presepe di Corte, con il suo allestimento multimediale. La visita notturna si conclude attraversando gli ambienti della Pinacoteca che ospitano, tra gli altri dipinti, le “Vedute dei porti del Regno” di Jacob Philipp Hackert. E, dulcis in fundo, la serata nel Complesso vanvitelliano si conclude con un goloso aperitivo nella caffetteria del Museo. Ottima la varietà dei drink ed altre prelibatezze dello chef realizzate con eccellenti prodotti del territorio (una per tutte la mozzarella di bufala). La degustazione è avvenuta al chiarore di minuscole luci, sotto il suggestivo Cannocchiale vanvitelliano.
Per un attimo ho immaginato la vita dei Borboni a fine Settecento: danze, intrighi, tradimenti, giochi amorosi, nascondimenti, confabulazioni, lettura nella ricca Biblioteca Palatina.
È stato un sogno o è successo davvero? È stato un sogno che si è realizzato in modo inaspettato. Ancora una volta ho goduto del Bello a 360°: Paesaggio, Arte e sapori una vera delizia per i sensi.
Perché l’Arte non è solo dipinti o sculture o architetture o manufatti ma ci insegna ogni giorno quello che nella vita è davvero importante: dettagli intorno a cui vedere la meraviglia del quotidiano.
In fondo il segreto sta nella capacità di guardare meglio, da vicino o con una prospettiva nuova e diversa il mondo intorno a noi, una prospettiva che mixa il dettaglio con l’insieme.
Nell’esplorazione notturna della Reggia di Caserta la sensazione di gioia provata nell’osservare le opere d’arte al suo interno, l’appagamento ricevuto nel contemplare i dipinti, gli affreschi e i complementi d’arredo, la stimolante curiosità provata nel percorrere il manufatto architettonico, sono divenuti un’esperienza che oltrepassato il privato, facendomi entrare nella storia…Tutto questo è la Reggia di Caserta: il risultato della felice composizione e realizzazione delle arti in un’unica opera.
La nota triste, in tanta bellezza, è l’ambiente circostante: segnato da un degrado che culmina in una linea ferroviaria che deturpa tutta quella ch’era un tempo l’area del parco della reggia. Acquistando un paio di F35 in meno di quelli che dobbiamo comprare per far piacere alla NATO e che andranno ad ammazzare con i nostri soldi chissà quali disgraziati, secondo la volontà di Washington, si potrebbe magari procedere a un bel restauro paesistico-ambientale di quel capolavoro. Ma i nostri studenti medi (e magari anche qualcuno tra i colleghi insegnanti), che forse sono stati abituati a sentir cianciare del “malgoverno borbonico”, lo sanno chi fu Carlo VII di Borbone re di Napoli e di Sicilia, che poi era lo stesso Carlo III di Borbone re di Spagna? Uno dei più grandi, lucidi, lungimiranti sovrani riformatori del Settecento europeo! A me non piace granché in quanto ce l’aveva coi gesuiti: ma, sia in sé sia – soprattutto – paragonato con gli “statisti” di oggi, era un autentico gigante.