Minima Cardiniana 380/3

Domenica 29 maggio 2022, Ascensione

EFFEMERIDI DELLA GUERRA
UN CONVEGNO DI SUCCESSO
Riportiamo qui sotto il programma di un convegno svoltosi nei giorni scorsi, che ha visto una grande partecipazione di pubblico e, soprattutto, ha dimostrato che non tutta la destra italiana è schierata e allineata sulle posizioni oltranziste di Fratelli d’Italia.

Roma, 27 maggio 2022
FERMARE LA GUERRA
L’Italia protagonista per la pace in Europa
PROGRAMMA DEL CONVEGNO
Ore 15:15, SALUTO di Michel Fabrizio (Vice Presidente Partitalia)
Ore 15:25, INTRODUZIONE Massimo Magliaro (già portavoce di Giorgio Almirante e vice-direttore del Tg1, oggi direttore della rivista Nova Historica)
Ore 15:40, Stefano Vernole (Vice Presidente CeSEM) ANALISI GEO-POLITICA DELLA GUERRA
Ore 16:00, Franco Cardini (storico e fondatore dell’Associazione Identità Europea) ANALISI STORICA E VALORIALE DELLA GUERRA
Ore 16:20, pres. Luciano Barra Caracciolo (presidente di sezione del Consiglio di stato e dell’Osservatorio per l’analisi istituzionale dell’economia internazionale) VALUTAZIONE GIURIDICA ED ECONOMICA DELLA GUERRA
Ore 17:00, Gen. Marco Bertolini (già comandante della Folgore e del Comando Operativo di Vertice Interforze) SITUAZIONE MILITARE E STRATEGICA DELLA GUERRA
Ore 17:20, dr. Toni Capuozzo (giornalista e inviato di guerra) SITUAZIONE DIRITTI UMANI E CRIMINI DI GUERRA
Ore 16:40, on. Gianni Alemanno (già sindaco di Roma) VALUTAZIONE POLITICA DELLA GUERRA NELLO SCENARIO ITALIANO ED EUROPEO
Ore 17:40, dr. Francesco Borgonovo (vice direttore de La Verità) VALUTAZIONE DEGLI ASPETTI COMUNICATIVI E PROPAGANDISTICI DELLA GUERRA
Ore 18:00, CONCLUSIONI

IL GRANAIO DEL MONDO
AUGUSTO GRANDI
LA GRANDE MENZOGNA SUL GRANO UCRAINO. KIEV NON È IL GRANAIO DEL MONDO E NEPPURE D’EUROPA
“La Russia vuole affamare il mondo, bloccando l’esportazione del grano ucraino per via mare”. È questa la nuova bufala dei media italiani di regime. D’altronde sul terreno l’esercito russo avanza e non si può continuare a raccontare di ripiegamenti delle armate putiniane pronte ormai alla resa. Dunque occorre cambiare la menzogna quotidiana. E cosa c’è di meglio di provocare una nuova ondata di indignazione e di terrore nel gregge italico? Il Covid non funziona più, il vaiolo delle scimmie non funziona ancora. Ma la carestia è sempre un tema di successo.
Tanto chi, nel gregge, andrà mai a controllare i dati reali? Basta raccontare che l’Ucraina è il “granaio del mondo” e le pecore si spaventano. Un tempo era considerata solo il granaio d’Europa, ma i tempi sono cambiati. Anche le produzioni ed i produttori, però. Così la produzione mondiale si aggira intorno ai 760 milioni di tonnellate e, grazie ai disinformatori di regime, viene da pensare che Kiev sia il primo produttore. Se no che “granaio del mondo” sarebbe?
Invece no. Per la delusione della squadra di Mimun al primo posto c’è la Cina, con (dati Fao 2020) con 134 milioni di tonnellate. Seguita dall’Ucraina, ovviamente. Macché, seguita dall’India con oltre 107 milioni. Va beh, Paesi lontani, con una produzione destinata a sfamare i propri abitanti. Falso anche questo, la Cina esporta e l’India esportava, prima che bloccasse le vendite subito dopo aver visto le sanzioni contro la Russia. Quella Russia che è al terzo posto con 86 milioni di tonnellate, 36 milioni in più degli Stati Uniti. E poi c’è il Canada, con 35 milioni. Insomma, i due Paesi patria della democrazia e delle libertà potrebbero impegnarsi a vendere il proprio grano a prezzi ridotti ai Paesi poveri, ma si guardano bene dal farlo.
E l’Ucraina? Non è neppure il granaio d’Europa perché è preceduta dalla Francia che produce 30 milioni mentre Kiev si ferma a 25, poco meno del Pakistan. Con la Germania a più di 22milioni, la Turchia a 20 e l’Argentina a poco meno di 19 milioni. L’Italia, che si è scordata la politicamente scorretta “battaglia del grano”, è molto più in basso nella classifica, con meno di 7 milioni.
Diventa difficile credere che la fame nel mondo dipenda dalle esportazioni della sola Ucraina. Ancor più difficile credere che il prezzo in forte rialzo sia una conseguenza del blocco del porto di Odessa. Soprattutto se ci si degna di leggere l’ottimo libro di Fabio Ciconte, “Chi possiede i frutti della terra”. Per scoprire, ad esempio, che due terzi di tutte le sementi commerciali del mondo fanno capo a soli 4 gruppi. E nessuno di loro è controllato dai russi. O per addentrarsi nei meccanismi dei famigerati Club dei diversi prodotti rigorosamente registrati. Con il Club che sceglie gli agricoltori che possono coltivare i rispettivi prodotti, in che modo, con quali fitofarmaci, con quali attrezzature. Agricoltori trasformati in operai che devono vendere la produzione al Club ad un prezzo concordato.
Ed in questo meccanismo globale perverso, con eserciti di avvocati pronti ad intervenire in ogni parte del mondo contro il singolo contadino che sogna un margine di libertà, davvero il problema è rappresentato dal blocco russo di Odessa? Dove, peraltro, il mare è stato minato dagli ucraini per impedire lo sbarco dei russi. La realtà è che la speculazione ha bisogno di creare panico per far aumentare i prezzi. Dando la colpa a Putin anche se piove troppo o troppo poco.
(ElectoMagazine, 27 maggio 2022)

IL MISTERO DELL’ACCIAIERIA DI MARIUPOL
Premettiamo che la fonte è russa, quindi da prendere con le debite riserve e proporzioni in attesa di eventuali ulteriori sviluppi, prove, smentite. Il fatto è che riteniamo doveroso dar voce anche alla “propaganda” – sempre che di propaganda si tratti – della parte opposta rispetto a quella che i nostri media, di default, hanno assunto, fin dai primi giorni della crisi ucraina, come la Voce della Verità, che corrisponde – avevate dubbi? – a quella del guitto Zelensky e dei suoi mandanti.

POOYA MIRZAEI
LA REALTÀ SOTTO L’IMPIANTO AZOVSTAL
“Il primo di aprile 2022, Deborah G. Rosenblum, Assistente Segretario alla Difesa per i Programmi di Difesa Nucleare, Chimica e Biologica, ha testimoniato davanti al Congresso sui laboratori biologici in Ucraina. Nel suo rapporto, ha ammesso l’esistenza di queste strutture in Ucraina fin dal 2005, affermando che gli Stati Uniti hanno speso più di duecento milioni di dollari per i laboratori biologici in Ucraina”.
Nelle scorse settimane sono stati evacuati i civili e alcuni soldati feriti all’interno dell’impianto AzovStal di Mariopul, in Ucraina. Ma all’interno dell’impianto sono ancora presenti forze militari appartenenti al cosiddetto Battaglione Azov.
Alcuni giorni prima, all’inizio del processo di evacuazione, sono state diffuse alcune notizie, pubblicate per la prima volta dalla TV giapponese 360, su un generale canadese di alto rango, il veterano Trevor Cadieu, che è stato arrestato dalle forze russe all’interno del territorio dell’impianto industriale.
Più di un mese fa, Pepe Escobar, giornalista investigativo di fama internazionale, aveva pubblicato sul suo account Twitter alcune informazioni sulla zona industriale AzovStal, che appartiene all’oligarca ucraino Rinat Akhmetov. Ma in meno di 24 ore, Twitter ha cancellato i suoi tweet e sospeso il suo account.
Secondo le informazioni fornite da Pepe Escobar, nel sottosuolo dell’impianto AzovStal di Mariopul ci sarebbero strutture segrete della NATO gestite in comune dalla NATO e dalla società Metabiota. Queste strutture includono un laboratorio chimico e biologico, la cui esistenza è nascosta al mondo. Escobar, inoltre, fornisce ulteriori dettagli su questo laboratorio, menzionando che la rete sotterranea dell’impianto AzovStal è una rete di 24 km di tunnel, che raggiungono una profondità di 30 metri sottoterra. Questi tunnel ospitano una struttura segreta della NATO chiamata PIT-404 e un biolaboratorio che sarebbe gestito dalla società Metabiota, associata a Hunter Biden, Rinat Akhmetov e all’amministrazione di Zelenskyy.
Ma lo scenario è potuto diventare più chiaro quando due giorni fa è stata diffusa la notizia di un ammiraglio americano, di nome Eric Olson, comandante delle forze speciali statunitensi, anch’egli catturato dall’esercito russo ad AzovStal.
Poco dopo questa notizia, Tim Anderson, direttore del Centre for Counter Hegemonic Studies in Australia, ha scritto su Twitter che diversi alti ufficiali della NATO si sono arresi nell’AzovStal a Mariupol.
Yan Gagin, un funzionario della Repubblica Democratica Popolare di Corea, ha anche affermato che alti ufficiali militari di Francia, Regno Unito e Stati Uniti erano presenti nell’AzovStal di Mariupol.
Gagin ha detto che i combattenti e i civili evacuati dall’impianto hanno diffuso questa notizia, ma anche i tentativi stranieri di negoziare per le forze militari intrappolate nell’impianto potrebbero andare in questa direzione.
Esiste anche una prigione segreta nell’aeroporto di Mariupol. Dopo che le truppe russe hanno preso l’aeroporto e rilasciato alcuni prigionieri, questi hanno anche detto che il governo ucraino li ha minacciati più volte di mandarli in prigioni sotterranee da cui nessuno è mai uscito vivo. Anche questo tipo di prigione così pericolosa potrebbe essere costituita dai tunnel segreti sotto l’impianto.
Le informazioni diffuse sui Biolab segreti non si limitano all’Ucraina. Quattro anni fa, una giornalista freelance armena di nome Dilyana Gaytandzhieva ha diffuso alcune informazioni sui biolaboratori finanziati dal Pentagono in 25 Paesi del mondo, tra cui Georgia e Ucraina. Il 1° aprile 2022, Deborah G. Rosenblum, Assistente Segretario alla Difesa per i programmi di difesa nucleare, chimica e biologica, ha testimoniato davanti al Congresso sui laboratori biologici in Ucraina. Nella sua relazione, ha ammesso l’esistenza di queste strutture in Ucraina dal 2005, affermando che gli Stati Uniti hanno speso più di duecento milioni di dollari per i laboratori biologici in Ucraina. Ha poi continuato dicendo che “nei laboratori ucraini non ci sono armi biologiche offensive che coinvolgano gli Stati Uniti”.
Riguardo l’espressione “armi biologiche offensive”, ci si chiede cosa possa essere un’arma difensiva. Alcuni esperti hanno interpretato le sue parole come usate deliberatamente per mostrare all’opinione pubblica che i laboratori degli Stati Uniti e della NATO esistono in Ucraina.
Date tutte le informazioni di cui sopra, non ci sono dubbi sul fatto che sotto l’impianto di AzovStal ci debbano essere infrastrutture e strutture preziose per l’Occidente e in particolare per la NATO, la cui importanza è tale da valere più della vita di oltre 1000 soldati ucraini insieme a un nutrito gruppo di consulenti e comandanti militari stranieri presenti all’interno dell’impianto.
(IdeAzione, 23 maggio 2022, traduzione a cura di Costantino Ceoldo

PARTITO COMUNISTA ITALIANO – REGIONE PUGLIA
NOTA SULLE DECISIONI UE
Di inaudita gravità sono le dichiarazioni della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e del commissario europeo per gli Affari Esteri, Josep Borrell, che si propongono di finanziare l’acquisto e la consegna di materiale bellico all’Ucraina senza alcuna legittimazione democratica. In pieno contrasto con l’articolo 11 della Costituzione, anche il governo italiano autorizza in queste ore l’invio di missili, armi, munizioni e mine.
Così facendo, questi tecnocrati reazionari stracciano le istanze di pace che, pur ambiguamente, si sono levate dalle piazze europee e impongono un ulteriore innalzamento del livello di conflitto. Indifferente alla pace, privo di alcuna logica diplomatica o realismo politico, un atlantismo servile prospetta un conflitto tra NATO e Russia, mentre già le sanzioni relative al congelamento dei beni della Banca centrale russa sono un atto di guerra. Paesi sinora neutrali come Svezia e Finlandia auspicano l’ingresso nell’Alleanza atlantica; Danimarca e Lettonia autorizzano l’invio di volontari in zona di guerra; la Germania raddoppia la percentuale di PIL destinata alle spese militari.
Dinanzi all’aumento del livello di allerta del sistema di deterrenza atomico russo, il ceto affaristico che governa l’Unione europea si lancia in una politica folle, censurando ogni fonte di informazione contraria alla pervasiva propaganda di guerra, ignorando analisi e appelli di uomini politici, diplomatici, politologi. L’apparato militare-industriale e finanziario statunitense osserva compiaciuto la disgregazione del sistema economico degli Stati europei e il degrado delle loro relazioni diplomatiche, ipotizzando un cambio di regime a Mosca e distruggendo quella che avrebbe potuto essere una casa comune europea.
Il PCI pugliese, che ieri ha celebrato il suo II Congresso regionale, esprime preoccupazione e sconcerto, e ribadisce la ferma convinzione che le armi debbano tacere e che nulla ostacoli il negoziato in corso. Chiediamo che ogni soluzione diplomatica sancisca il rispetto delle istanze di sicurezza di ogni attore in conflitto; che si rinunci all’ulteriore espansione della NATO in Europa; che l’Ucraina si confermi Paese privo di armi atomiche tattiche; che cessi la decennale guerra in Donbass e siano condannate le politiche russofobe nella regione; che siano espulsi dal sistema di governo civile e militare ucraino gli elementi dichiaratamente neonazisti; che l’ONU rivesta un costruttivo ruolo di dialogo e contribuisca alla cooperazione tra i popoli; che l’Unione europea e l’Italia esercitino moderazione, sostengano e favoriscano politiche che rendano l’Ucraina un ponte di pace all’interno del continente euro-asiatico.
Si faccia di Bari, città di San Nicola, la sede dei negoziati tra Ucraina e Russia, contribuendo così a ritagliare per l’Italia il ruolo di Paese che ripudia la guerra e le scellerate alleanze politiche e militari atlantiche.
Francesco Violante, segretario PCI Bari
Franco De Mario, segretario PCI Puglia