Minima Cardiniana 381/2

Domenica 5 giugno 2022, Pentecoste

ARIECCOCE
ALESSANDRO BEDINI
VENT’ANNI DOPO
Arieccoce, direbbero a Roma. All’indomani della pubblicazione del libro collettaneo Ucraina 2022. La Storia in pericolo, per i tipi de La Vela di Lucca, ecco apparire l’immancabile giaculatoria sui “rossobruni” vergata nientemeno che da “Repubblica”, a firma di certo Matteo Pucciarelli. Nel ringraziare per la propaganda gratuita che il “giornalone” del gruppo GEDI-Agnelli fa al volume che raccoglie ben venticinque contributi di personaggi di diversa provenienza ma animati dalla volontà di riflettere e ragionare su ciò che sta accadendo nel cuore dell’Europa, non ci possiamo esimere da alcune considerazioni. La prima delle quali riguarda un film già visto. Le “argomentazioni”, si fa per dire, del giornalista di “Repubblica” avrebbero potuto essere state scritte vent’anni fa, quando, all’indomani dell’11 settembre, un gruppetto di intellettuali scrisse per Laterza un libro dal titolo La paura e l’arroganza.
Si scavava a trecentosessanta gradi sulle cause che avevano scatenato l’attacco alle Torri Gemelle, sui rapporti col mondo islamico, sui tanti non detti che stavano, e stanno ancora, dietro a quel tragico evento. Apriti cielo! Pierluigi Battista su “Il Foglio” scrisse parole di fuoco e anche allora si parlò dei cosiddetti “rossobruni”, ossia del rapporto contro natura tra destra e sinistra. Antiamericanismo, antioccidentalismo, anti di tutto e di più, allora come oggi senza alcun serio dibattito, senza un’analisi degna di questo nome. Lo stesso accadde quando il signor George W. Bush Junior decise di aggredire prima l’Afghanistan e poi l’Iraq. Vi ricordate Colin Powel che agitava la provetta di antrace – pardon, di aspirina – proclamando che il perfido Saddam possedeva le famigerate armi di distruzione di massa? Ebbene, contro coloro i quali si opposero a tale follia, rivelatasi poi manifestamente tale, si indirizzarono insulti simili a quelli che campeggiano oggi sui mainstream nostrani: i soliti “rossobruni”. Ricordo come, nel corso di una presentazione de La paura e l’arroganza presso la libreria Bibli a Roma, il solito Battista invitasse noi coautori del “misfatto” a cambiare il titolo del libro: avremmo dovuto intitolarlo Se la sono cercata. Proposi allora uno scambio: noi avremmo potuto cambiare il titolo del libro purché lui cambiasse quello del suo articolo-stroncatura comparso alcuni giorni prima su “Il Foglio” in La paura e l’arroganza: paura di un serio, approfondito, “democratico” dibattito, arroganza di chi pretende di detenere il monopolio della verità. La storia si ripete: naturalmente, nessuno di coloro che fanno da reggicoda al politically correct ricorda la grande lezione di Marc Bloch: “L’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato. Forse però non è meno vano affaticarsi a comprendere il passato, ove nulla si sappia del presente”.