Domenica 5 giugno 2022, Pentecoste
“LA VERITÀ TI FA MALE, LO SAI…”
DAVID NIERI
LE NUOVE LISTE DI PROSCRIZIONE
Se George Orwell fosse ancora tra noi, dovrebbe rimettere mano a entrambi i suoi capolavori. Per aggiornarli, alla luce dei più recenti avvenimenti. Eurasia, Oceania ed Estasia diventerebbero semplicemente Ameuropa e, probabilmente, Estasia – dai confini più ampi rispetto a quelli tracciati in Nineteen Eighty-Four –, con l’Ucraina quale “zona grigia” dei territori contesi. Winston Smith lavorerebbe nelle redazioni di “Repubblica” o del “Corriere”, magari in entrambe come freelance, e si occuperebbe di stilare le nuove liste di proscrizione, in attesa che la Psicopolizia faccia il proprio dovere. Tempi di gran lavoro, questi, per l’impiegato di redazione di Ameuropa Communications, Winston Smith, che, spacciandosi per Matteo Pucciarelli, ci ha offerto, il 3 giugno scorso, un articolo che ci mette in guardia, citando all’inizio un libro appena uscito per Edizioni La Vela. Ecco le prime righe dell’articolo:
“Libri, convegni, strane alleanze locali. In vista del 2023 il campo dei non allineati – in campo economico e in politica estera – vive settimane di grande effervescenza, con il conflitto in Ucraina che ha permesso a mondi altrimenti distanti, se non opposti sul piano ideologico, di ritrovarsi, annusarsi, poi chissà. L’ultimo esempio per far capire di cosa si sta parlando è Ucraina 2022. La Storia in pericolo (La Vela), un libro che “è una missione militare di salvataggio come quelle in cui degli ignari innocenti sono tenuti in ostaggio da malfattori, ricattatori o terroristi. Qui gli ostaggi sono la Storia e la buona fede di chi la studia”, è scritto nella presentazione. Tra gli autori messi assieme: Massimo Cacciari, Moni Ovadia, Diego Fusaro, Paolo Becchi, Franco Cardini, Francesco Borgonovo, intervista finale a Luciano Canfora. Comunisti, ex comunisti, ex 5 Stelle, ex Msi, sovranisti. Sul piano culturale la narrazione è chiara: di fronte al ‘racconto dominante’ del ‘mainstream’ secondo cui la Russia è il male assoluto e l’Ucraina un popolo in lotta, noi vi offriamo un’alternativa. Ovvero le colpe della Nato, i neofascisti ucraini del battaglione Azov, la lunga vicenda del Donbass russofono e oppresso e così via, i nuovi equilibri mondiali in gioco. Chi ignorandolo e chi meno, di sicuro questo tipo di controinformazione finisce spesso per portare acqua al mulino delle ragioni di Vladimir Putin”.
Winston Smith non può aver letto il libro, ma lo giudica – inutile girarci intorno – filo-putiniano. La “controinformazione” – il Grande Fratello, in questo senso, ha lavorato benissimo – non può permettersi la ricerca di una qualche verità – magari un’altra verità –, perché se anche una tale “altra” verità corrispondesse in effetti a un barlume di verità, “porterebbe acqua al mulino delle ragioni di Putin”. Un controsenso, un paradosso, che richiama alla mente i comandamenti di Animal Farm. Ma Winston Smith è preoccupatissimo per la “piega” che una tale deriva può assumere in vista delle elezioni politiche del 2023. Sentite cosa scrive:
“Cosa c’entra con la politica tutto questo? Molto, se è vero che di pari passo si registrano improbabili convergenze. Vedi ad esempio le mosse del Partito comunista guidato da Marco Rizzo che a Palermo sostiene la ex leghista Francesca Donato, no euro e no vax. E tra le motivazioni c’è anche la comune contrarietà alla ‘guerra’, che messa così sembra anche qualcosa di nobile ma gratta gratta qualche secondo e si scopre una certa affinità e vicinanza al putinismo, dove ci si può ritrovare sia la mitologia sovietica sia la tradizione ortodossa e conservatrice. Il Pc ormai da anni si muove come piccola nave corsara pronta ad attraccare a destra, perlomeno su temi e postura. A Genova il Pc sostiene Mattia Crucioli, senatore ex M5S oggi dell’Alternativa; e in vista delle Politiche si pensa ad una coalizione con Riconquistare l’Italia e Ancora Italia, sigle sovraniste, quest’ultima animata da Fusaro, filosofo ‘gramsciano’ e teorico, come il suo mentore Costanzo Preve, di un superamento in chiave anticapitalista delle divisioni tra destra e sinistra. Guai a parlare di rossobrunismo, derubricato dai protagonisti a invenzione: eppure di quello si parla, nella sostanza, in questa fusione. Nella quale il socialismo è inteso in chiave nazionale e patriottica, l’Europa unita piace poco, i diritti civili sono considerati sopravvalutati o comunque messi in competizione con quelli sociali”.
Eccolo di nuovo, il “fantasma” rossobruno che tanto disturba le notti della politica nostrana, dei cerchi magici lobbistici e della genuflessione alla Verità Assoluta quale declinazione ultima del Pensiero Unico. Arriva sempre nei momenti meno opportuni. Ovvero, quando l’opinione pubblica mostra evidenti segnali di insofferenza, è contraria all’invio di armi all’Ucraina e non vuole rinunciare al condizionatore d’estate. Sono segnali importanti, serve un mostro da sbattere in prima pagina, ma anche in seconda e in terza.
Anzi, il mostro deve avere nome e cognome. Così, sul “Corriere” di oggi, utilizzando lo pseudonimo di due signore (Monica Guerzoni e Fiorenza Sarzanini, per non compromettere la parità di genere), il buon Winston ci manda un chiaro segnale. Con il titolo “La rete di Putin in Italia: chi sono influencer e opinionisti che fanno propaganda per Mosca”, la lista dei proscritti che segue è abbastanza corposa:
“Il materiale raccolto dal Copasir individua i canali usati per la propaganda e ricostruisce i contatti. Così la ‘macchina’ fa partire la controinformazione nei momenti chiave attaccando i politici pro Kiev e sostenendo quelli dalla parte dei russi. La rete è complessa e variegata. Coinvolge i social network, le tv, i giornali e ha come obiettivo principale il condizionamento dell’opinione pubblica. Si attiva nei momenti chiave del conflitto, attaccando i politici schierati con Kiev e sostenendo quelli che portano avanti le tesi favorevoli alla Russia. La rete filo-Putin è ormai una realtà ben radicata in Italia, che allarma gli apparati di sicurezza perché tenta di orientare, o peggio boicottare, le scelte del governo. E lo fa potendo contare su parlamentari e manager, lobbisti e giornalisti. L’indagine avviata dal Copasir è entrata nella fase cruciale. Il materiale raccolto dall’intelligence individua i canali usati per la propaganda, ricostruisce i contatti tra gruppi e singoli personaggi e soprattutto la scelta dei momenti in cui la rete, usando più piattaforme sociali insieme – da quelle più conosciute come Telegram, Twitter, Facebook, Tik Tok, Vk, Instagram, a quelle di nicchia come Gab, Parler, Bitchute, ExitNews – fa partire la controinformazione”.
Per aver espresso posizioni contrarie all’invio di armi all’Ucraina sono finiti nella lista nera: Maria Dubovikova, giornalista russa che vive a Mosca; Pietro Benassi, rappresentante diplomatico italiano presso l’Ue nonché ex consigliere diplomatico di Conte a Palazzo Chigi; tutti coloro che, con il motto “Non in mio nome”, hanno contestato le scelte belliciste del premier Draghi, il quale, pur non essendo mai stato in alcun modo legittimato dalla volontà popolare – è la democrazia, bellezza! – è salito al trono come il Salvatore Unico dell’Italica Patria, deus ex machina di un Paese sui bordi del precipizio. Ovviamente, vengono chiamati in causa numerosi “profili filorussi dell’estrema destra che spesso si incrociano con i negazionisti del Covid e no-vax”. In effetti c’è un nesso, un filo conduttore tra i cosiddetti “no-vax” – etichetta che vuol dire tutto e pure il suo contrario – e i filo-putiniani, quasi che il beneficio del dubbio sia diventato un tale maleficio da scatenare una caccia alle streghe versione 2.0. Sì, perché il subdolo marchingegno mediatico ha utilizzato la stessa metodologia censoria nella “gestione” di due emergenze ben distinte ma, cronologicamente, senza soluzione di continuità temporale. Nel primo caso, pena la condanna nel girone dei bannati dalla libertà di espressione, non era possibile sollevare perplessità in merito alla gestione politico-sanitaria della pandemia, che a tratti si è rivelata disastrosa, come ad esempio l’imposizione del Green Pass, strumento deleterio sia per il contenimento dei contagi, sia per la salvaguardia di alcune categorie economico-professionali. È solo un esempio tra i tanti. Nel secondo caso, guai a mettere in discussione la Vulgata dell’Occidente e dei suoi valori da difendere, le responsabilità della NATO, degli Stati Uniti e del guitto Zelensky in riferimento alla guerra in corso.
Tra i proscritti figurano ovviamente l’inviato Giorgio Bianchi, l’economista Alberto Fazolo, il geografo, scrittore e giornalista Manlio Dinucci (già censurato da “il manifesto”), Alessandro Orsini, il reporter Maurizio Vezzosi e la freelance Laura Ruggeri. In attesa della seconda lista, nella quale ci auguriamo di comparire anche noi.
Un sovraccarico di lavoro, per Winston Smith, in queste ultime settimane. La Verità Assoluta è stata messa in pericolo ad ogni latitudine dello Stivale, amplificata dallo strapotere tecnologico dei social. D’altronde, a differenza del personaggio orwelliano, il protagonista non nutrirà, purtroppo, alcun istinto di ribellione nei confronti di un sistema autoritario, tirannico e dittatoriale che ne ha limitato la libertà fin quasi a sopprimerla del tutto. Perché si tratta di quello stesso regime che avrebbe dovuto affrancarlo dall’“oppressione”.