Domenica 5 giugno 2022, Pentecoste
UN’INTERVISTA
INTERVISTA RILASCIATA DA FRANCO CARDINI AL GIORNALISTA GRECO APOSTOLOS APOSTOLOU
George Orwell diceva che “nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario”. L’Ucraina dal 2015 sta fra golpe e neonazismo, ma non ne parla nessuno in Occidente. Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky è l’ottavo politico più ricco dell’Occidente e stretto collaboratore di Ihor Valeriyovych Kolomoiskyi che è l’oligarca più ricco dell’Ucraina, banchiere, “re del cioccolato” come scrivono e proprietario anche della TV 1+1: egli ha lanciato Zelensky. Tutti sanno anche che Ihor Valeriyovych Kolomoiskyi, ha enormi interessi nel Donbass. Una verità che i media nascondono.
L’intreccio di affarismo, di autoritarismo, di violenza nei confronti delle opposizioni e di scarsa correttezza del ceto dirigente ucraino sarebbe da considerare seriamente: invece lo abbiamo promosso d’ufficio e “a furor di media” perfetta democrazia all’occidentale, da contrapporsi al tirannico e corrotto (“asiatico”) regime di Zar Putin, al quale somiglia molto. Nell’Ucraina di prima del conflitto c’era almeno un 30% di oppositori di Zelensky e della sua linea, con tanto di partiti, di giornali, di risorse informatiche e di reti TV: dove sono andati?
Ogni tanto si segnalano “retate” di “sabotatori”: dove vanno a finire? Non mi assocerei viceversa al cancan delle solite suffragette del pensiero precondizionato a proposito del neonazismo. Da noi tale tema è una ridicola foglia di fico che serve a fornire rispettabilità a tanti farabutti o analfabeti o imbecilli che si creano un’aura di rispettabilità sentendosi altrettanti san Giorgio perché “lottano contro il drago” Casa Pound. Solo che quei quattro gatti spelacchiati di Casa Pound non sono nemmeno una lucertola. Se fossero anche silo dei piccoli agguerriti alligatori come quelli della Azov, i nostri antifascisti si profonderebbero in inchini, esattamente come hanno fatto con la vera Azov. Per il resto, indignarsi o anche solo meravigliarsi per fenomeni come la Azov o il Gruppo Wagner significa non sapere e non capire un accidente a proposito di quella ch’è stata nella realtà l’Operazione Barbarossa di Hitler, che cosa fosse l’antisemitismo in Ucraina, in Lituania, in Estonia, in Lettonia, non saper nulla del nazionalismo ucraino di Bandera, non aver mai letto nemmeno una riga di Vlassov o di Dugin. Quanto alla “sostanza ideologica” della Azov o del Gruppo Wagner, per ben giudicarla – a parte un po’ di conoscenza di quel ch’è stato il collaborazionismo finnoslavobaltico con la Germania al tempo della sua proditoria aggressione contro l’URSS nel 1941 – basta sapere chi era Von Ungern, aver letto I proscritti di Von Salomon, il Götz von Berlichingen di Sartre e il Cuore di tenebra” di Conrad. Nulla a che vedere con la ROA di Vlassov – non a caso ancor oggi celebrato in Boemia per il suo comportamento – ch’era piuttosto impregnata dello spirito dell’Armata Bianca del quale ha splendidamente parlato Bulgakov. Quella, molto di più che non quanto derivato dal Mein Kampf, è il nucleo forte della Weltanschauung dell’Azov e della Wagner. Il resto è solo opportunismo: pensano che gli americani siano ancora davvero i più forti e assecondano l’americanizzazione dell’Ucraina: tanto meglio se non entrerà nella NATO, così Zelensky potrà continuare a prendere soldi, armi e ordini direttamente dagli americani come ha fatto finora senza intermediari e terzi incomodi; e la stupida Unione Europea gli sarà ricca di nobilissimi alibi. Gli USA fecero un analogo colpo con Franco nei primi Anni Cinquanta, quindi con i colonnelli greci, poi con Pinochet: diffidando gli europei a prender contatti con loro per non inquinarsi con dei fascisti, ma usandoli invece poi direttamente per i loro interessi, le loro materie prime, le loro basi militari, la loro politica.
Dal 2015, dopo il colpo di stato dell’Ucraina, i gruppi armati neonazisti sono stati incorporati nelle forze armate ucraine nella ricostituita Guardia come Corpo Nazionale, ma con l’aiuto di agenti stranieri occidentali non hanno smesso di essere quello che erano e di agire anche per conto proprio. Un’ altra verità che non dicono europei e americani.
E perché: se fossero sinceri democratici o buoni liberali o generosi socialisti cambierebbe qualcosa? Restano comunque dei gurka della NATO e degli USA. A parte la simbolica che ostentano e un po’ di folklore, non fanno per nulla propaganda nazista se non occasionalmente e in ambienti riservati. Restano della carne da cannone semighettizzata da usarsi magari per i più sporchi lavori.
Oggi Volodymyr Zelensky ha annullato tutti i partiti politici, ma ai parlamenti dell’Occidente parla di democrazia. In Grecia esisteva anche un ‘invasione nazista al parlamento di Atene quando Zelenski solo nella Grecia di Mitsotakis ha usato presentare pubblicamente i caporioni nazisti che lo difendono, con uno di loro con il volto coperto. Alcuni vogliono legittimare i battaglioni Azov?
Sono già stati legittimati. Che siano o che si dicano nazisti non interessa nessuno. La fierezza antifascista pura e dura si è rivelata ancora una volta una chiacchiera da salotto o da centro sociale. L’antifascismo in generale nell’odierno Occidente, peraltro, anche se e quando è serio, è solo una pseudoideologia politica lacunosa e contraddittoria. Di antifascismi ce ne sono millanta: quali valori positivi e condivisi difendono? Erano antifascisti Roosevelt (dopo il ’39), Churchill (sì e no dal ’38), De Gaulle (dal ’40), Stalin (prima del ’39 e dopo il ’41), Pio XII (da sempre contro il nazismo, praticamente quasi mai contro il fascismo): quali valori comuni difendeva ciascuno di loro?
In Europa abbiamo avuto un colpo di stato costituzionale, quando due paesi Svezia e Finlandia entrando nella alleanza della NATO, sconvolgendo tutto il sistema geopolitico occidentale ma anche l’equilibrio dei rapporti tra la Russia e la NATO, per questo hanno abolito il principio costituzionale di neutralità che avevano i due paesi. Da oltre due secoli, la ha adottato una posizione di neutralità formale, che gli ha consentito di non essere coinvolta direttamente nei conflitti che hanno cambiato l’Europa, sfruttando, però, tale posizione per ottenere dei benefici economici senza nessuna remora morale. I suoi rapporti con la Russia non sono stati caratterizzati da particolari ostilità da quando Gustavo III e Caterina II siglarono la pace di Värälä alla fine del XVIII secolo, inoltre, non ha nessuna minoranza russofona nel suo territorio e non ha ricevuto, da parte di Putin, pressioni, dirette o velate, che potessero mettere in pericolo la sua sicurezza. Il percorso storico della Finlandia è, invece, alquanto differente ed è legato a doppio filo al suo ingombrante vicino. L’indipendenza guadagnata dopo la dissoluzione dell’Impero zarista, la Guerra d’inverno e la partecipazione al Secondo Conflitto Mondiale dalla parte della Germania hanno condizionato nel dopoguerra i rapporti russo finlandesi, indirizzando le scelte politiche del Paese verso una posizione di neutralità, che ha consentito alla Finlandia di non essere sovietizzata, ma che ha lasciato una insoddisfazione di fondo per il ridimensionamento territoriale subito. Da tempo pure la sua neutralità è stata più formale che sostanziale, avendo operato delle scelte dirette mediante l’adesione all’Unione Europea. La NATO “benedice” i colpi di stato?
No, non li benedice affatto: li provoca, li determina, li organizza, quindi li sfrutta per la sua guerra contro le potenze eurasiatiche le quali non si sono ancora arrese, almeno non del tutto, al monopolio delle lobbies sui mercati e alla riduzione dei cittadini a consumatori; e al momento opportuno scarica chi li ha materialmente eseguiti. La NATO fa parte del sistema della violenza che intende piegare il mondo alla volontà dell’Internazionale Neoipercapitalista dei finanzieri e dei tecnocrati, quella che ogni anno celebra i suoi Giochi Olimpici (a porte chiuse) a Davos. Fa parte del sistema che sta affamando e spopolando il continente africano, che sta riducendo il ceto medio in tutti i paesi ad economia avanzata e determina il concentramento della ricchezza e proletarizzando i ceti subalterni a livello planetario blaterando poi di aumento globale della ricchezza (vero), ma tacendo com’essa è distribuita e da chi viene gestita. Di tale sistema i governi europei sono, in varia misura, complici e satelliti: nei casi migliori collaborazionisti di lusso, che ne ricevono ricche prebende. Il papa ha capito e denunziato tutto: legga le encicliche Laudato si’ e Fratelli tutti. Il governo cinese ha capito, tesse la sua trama (One Belt, One Road, si mangia l’Africa e il Mediterraneo aspettando che il sistema egemonizzato dall’avversario esploda. Castro e Khomeini avevano capito tutto anche loro, ma ormai purtroppo non ci sono più. India e Pakistan cominciano a capire, come forse Siria e quasi forse Turchia. L’America latina capisce a chiazze, per quanto ai tempi di Vargas, di Perón e di Castro avesse già capito. Putin ha capito qualcosa ma è un militare freddo e pragmatista, che si limita a voler restaurare l’impero russo con una spruzzata di welfare state.
Quanto a Svezia e Finlandia, ignoro quel che Washington ha loro offerto o in che senso li ha ricattati per convincerli a rovesciare la loro prassi politica consolidata. Certo, questo è uno dei sintomi della volontà statunitense di stringere sempre più da presso la Russia. L’orso finché può indietreggia, ma se viene ridotto all’angolo morde.
È strano che nessuno parli oggi di Protocollo di Minsk (adottato all’unanimità dalle Nazioni Unite) un accordo per porre fine alla guerra dell’Ucraina orientale, raggiunto il 5 settembre 2014 dal Gruppo di Contatto Trilaterale sull’Ucraina, composto dai rappresentanti di Ucraina, Russia, Repubblica Popolare di Doneck (DNR) e Repubblica Popolare di Lugansk (LNR). Il Protocollo di Minsk garantisce la sicurezza e la pace. Ma l’accordo non è stato rispettato. Così Putin ha sostenuto il proprio diritto di agire in legittima difesa contro le politiche dello stato ucraino, e più in generale del blocco occidentale rifacendosi all’ articolo 51 della Carta della Nazione Unite. L’ autodifesa (secondo l’articolo 51 della Carta della Nazione Unite) è un principio giuridico secondo il quale uno Stato aggredito da un’altra entità ha il diritto a difendersi da tali aggressioni. Nell’ articolo 51 esiste il diritto degli Stati all’autodifesa, ma anche esiste il bisogno di pace e la necessità di promuovere il rispetto per i diritti umani e la democrazia. Perché nessuno parla di queste cose?
Ne parliamo moltissimo, e non siamo in pochi, ma veniamo silenziati. Legga per esempio il libro di F. Cardini – F. Mini, Ucraina, pubblicato di recente dal giornale “il Fatto quotidiano”, e Ucraina. La storia in pericolo, edito da “La vela” di Lucca. Alla fine del maggio era 2022 undicesimo nella graduatoria ufficiale dei saggi più venduti in Italia, ma introvabile nelle librerie e nelle edicole. Il sistema liberticida in Italia è imperfetto, però funziona discretamente.