Minima Cardiniana 384/3

Domenica 26 giugno 2022, San Vigilio

DETRATTORI CERCANSI
… NO, CARO FURBASTRO SCROCCONE, NON AVRAI PUBBLICITÀ GRATIS…
Il caso di quelli che cercano di farsi pubblicità on line attaccando persone più o meno note e magari sparlandone esageratamente per creare un caso e far circolare così anche il proprio nome propone una variabile della strategia di quelli che una volta si definivano “portoghesi”. Ma non faremo a certi volgari opportunisti l’onore di renderli concittadini di Enrico il Navigatore; né il favore di far loro pubblicità gratis. Che è quello che cercano. Individuano qualcuno che, a torto o a ragione, è o essi ritengono essere persona di qualche “visibilità” (tutti i tangheri di questo mondo sono a caccia di “visibilità”: è una delle virtù del nostro Beato Occidente Moderno) e cominciano a coprirlo di provocazioni e d’insulti sperando che perda le staffe e risponda loro per le rime chiamandoli con i loro nome e cognome. Pubblicità gratis. E se poi la persona bersagliata magari li querela, tanto meglio: così, da spregevoli provocatori e delatori quali sono, faranno anche la figura delle vittime.
A Franco Cardini molti hanno appiccicato più o meno strampalati epiteti. Al tempo delle crisi afghana e irakena, qualcuno lo definiva “lo ayatollah Cardini”: il che a lui – ”filoislamico” – non dispiaceva. Oggi lo definiscono “kolonnello Kardinoff”: il che a lui – “putinista” – ancora una volta non dispiace.


Meno soddisfatto Cardini si dichiara dell’epiteto, sovente elargitogli, di “rossobruno”. Anzitutto per un motivo cromatico: i due colori stanno male insieme. Più assuefatto era – e gli bastava – dell’epiteto di “rossonero”: che, a parte la maglia del Milan poco gradita in quanto trattasi della ex squadra del Cavalier Senator Berlusconi, va bene in quanto indica i “fasciocomunisti”. Il grande indimenticabile Antonio Pennacchi era qualcosa del genere. E magari lo erano anche i “fratelli in camicia nera” ai quali alcuni militanti italiani delle Brigate Internazionali nella guerra civile spagnola del ’36-’39 si rivolsero con una nobilissima missiva. Fasciocomunista è definibile Nicola Bombacci; così hanno definito Juan Domingo Per
ón, Eva Duarte e Nasser. È la schiatta dei Georges Sorel, dei José Antonio Primo de Rivera, dei Berto Ricci, di coloro che hanno sognato di poter coniugare amor di patria e giustizia sociale. Un “fasciocomunismo” esiste: ma il “nazicomunismo” che connotati ideologici avrebbe, dove si anniderebbe? Se non altro, c’è l’ostacolo insormontabile del razzismo-antisemitismo.
Vi sono e vi sono stati parecchi specialisti in cardinofobia: tutti nomi impronunziabili, che non menzioneremo per non fare il loro gioco in quanto si tratta di persone a caccia di fama a buon mercato sulle spalle altrui. Cardini, che ama molto polemizzare con avversari onesti e intelligenti e che dà loro anche ragione quando ce l’hanno, resta però fedele al dumasiano insegnamento del suo Maestro Indro Montanelli: mai incrociare la lama con chi è indegno di essa.
Per tale motivo, non chiameremo per nome la blatta che da qualche tempo, annidata in Milano, ronza attorno a Cardini. Si tratta solo di una Noia Fastidiosa: e così, con le iniziali di tale epiteto, NF, lo indicheremo da ora in poi. Rendendogli oltretutto un indiretto servizio, in quanto quelle due consonanti sono le stesse delle iniziali dei suoi nome e cognome: in tal modo la sua vanità verrà in parte soddisfatta e che buon pro gli faccia.
Non è la prima volta che NF attacca Franco Cardini, definendolo in vari modi nel corso degli anni: da “apologeta dell’Islam” a “fabbricatore di fiction” e chi più ne ha più ne metta. Non poteva certo mancare, come ciliegina sulla torta, l’etichetta “rossobruno”.

NF c’informa di essere laureato: buon per lui. Ma allora dovrebbe sapere che non basta etichettare qualcuno, se e quando si vuole attaccare qualche sua idea: bisogna anche dimostrare di conoscerle, quelle idee, e di saper argomentare in modo da efficacemente contestarle. Tali le regole del gioco politico e di quello intellettuale, se NF volesse giocarci.
Ma lui non vuole. Sue specialità sono l’invettiva, la delazione (dal momento che sa che quanto scrive passerà attraverso google e finirà quindi nei computers dei servizi d’intelligence di gente che evidentemente gli sta simpatica), magari la calunnia e la menzogna. Di Cardini, NF non conosce quasi nulla; poco o nulla ha letto di quello che ha scritto lo storico fiorentino; ma la gente come NF non ha alcun interesse né per la verità né per la correttezza d’informazione: gli basta quindi qualche citazione sparsa, qualche estrapolazione da appiccicare ad altre in modo da costruire un collage non importa se coerente o meno.
Da quel che egli stesso ci dice NF è milanese, autore di un paio di volumi presso l’editrice Lindau, laureatosi a Roma in filosofia, collaboratore de “L’Informale”, “Caratteri Liberi”, “Progetto Dreyfus”, “Italia Atlantica”, direttore editoriale della collana “Ricerche sull’antisemitismo e sull’antisionismo” della Salomone Belforte Editore, intervistatore di personaggi quali Benny Morris, Daniel Pipes, Robert Spencer, Matthias Küntzel, Bat Ye’or, sono apparse su Daniel Pipes.org, Middle East Forum, “Frontpage Magazine”, “Jihad Watch”, “raymondibrahim.com”. Dal momento che NF scrive quindi di cose vicino-orientali e deve pur sapere che Cardini stesso se ne è occupato a più riprese, sarebbe ovvio che egli vi avesse attinto per una critica magari severa, ma corretta. Invece nulla. NF vuole scrivere di Cardini, ma al tempo stesso vuole anche ignorarlo; scrive di lui e delle sue idee, ma si disinteressa di chi egli sia e di che cosa egli scriva. Curioso metodo.
L’articolo qui in parte riprodotto è apparso sul profilo Facebook di NF e ci è stato segnalato da alcuni lettori. Lo riportiamo quasi integralmente. Non è difficile scorgervi una massiccia dose di acredine pregiudiziale. Ma NF va oltre: all’attacco ricco di bile, frettoloso nella sostanza espositiva e poverissimo di argomenti affianca talora conati di critica analitica che risultano sballati: per esempio quelli riguardanti il graduale impoverimento della popolazione mondiale, ch’egli contesta. Ma confondendo problemi e argomenti: un conto è l’arricchimento globale del pianeta, intercettato da un numero sempre minore di soggetti familiari o lobbistici, un altro la sua abnorme distribuzione che aumenta la quantità dei miserabili, degli “ultimi della terra”, dilatando la bolla d’ingiustizia sociale che ormai grava sul genere umano. Solo nel nostro paese, negli ultimi dieci anni (sono dati Istat), ma soprattutto negli ultimi due, i poveri “assoluti” (ovvero coloro che non arrivano alla fine del giorno, più che alla fine del mese) sono passati da 2,8 a 5,6 milioni. Ovvero, sono raddoppiati. Il reddito pro-capite “globale” meriterebbe una considerazione che dovrebbe concentrarsi sulla complessità di un dato che, proposto invece da NF in modo semplicistico, non dice nulla. D’altronde, sappiamo bene che la complessità è stata abolita dal “dizionario intellettuale dell’approfondimento” proposto da personaggi che riducono la semplicità al semplicismo: come Adriano Sofri: secondo il quale anche il papa è caduto nel “peccato della complessità”, a proposito della guerra in Ucraina. La Russia aggressore, l’Ucraina aggredita: punto e basta, strillano i fautori del “senza-se-e-senza-ma” che rifiutano articolazioni e approfondimenti del problema. E attenti!, guai a rispondere che il caso, se le cose stanno così, equivale a quello dell’aggressore USA e dell’aggredito Iraq nel 2003. Se ragionate in tale modo, vi replicheranno che è inutile rivangare il passato. E sarà inutile anche controreplicare che, accettando le loro indicazioni, finirà che non potremo più parlare nemmeno della
Shoah: la verità è che del passato si può parlare solo se, quando e sugli argomenti che convengono a lorsignori…
Ma, già che ci siamo, pensiamo a papa Francesco: in un volume uscito nel 2020 (quindi i dati sono pre-Covid) per i tipi di San Paolo, ovvero
Fame. Una conversazione con Papa Francesco di Gianni Garrucciu, si commentano i dati FAO che stabilivano in 821 milioni gli esseri che soffrivano la fame. Due anni dopo, secondo stime più che attendibili, si è superato il miliardo di individui.
E ora ascoltiamo NF: “
Nel mondo di cartapesta di Franco Cardini, fu medievalista e poi ideologo e fabbricatore di fiction in cui i fatti e la realtà si dissolvono per lasciare apparire al loro posto immagini tra l’onirico e il fantastico, c’è una costante che non delude mai i suoi lettori, il cattivo, infatti, è sempre l’Occidente e il buono è sempre ciò che ad esso si contrappone”.
Nossignore. Tali analisi denunziano solo incapacità di pensare. E ciò non stupisce: le credenziali di NF sono alquanto autoreferenziali, quelle di Cardini sono obiettive. “Fu medievista? Sul serio? Assistente a Firenze di Ernesto Sestan dal 1967, cattedratico di storia medievale dal 1985 e membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto Storico Italiano per il Medioevo (istituzione accademica ufficiale della repubblica italiana), continua ad essere medievista a tutti gli effetti: pubblica molto e in sedi autorevoli (il suo ultimo libro, Ripensare la crociata, edizioni Centro Italiano di Studi sull’Alto medioevo, è uscito alcuni giorni fa). Per le sue critiche all’Occidente Moderno, vale a dire alla Modernità (non semplicemente “all’Occidente”), è opportuno consultare la sua bibliografia, Il Franco Tiratore, a cura di A. Musarra, edizioni Il Cerchio, 2011; da allora, vi si è aggiunto un centinaio di altri titoli.
NF:
“… fabbricatore di fiction in cui i fatti e la realtà si dissolvono…”: rivolta a uno specialista dichiarato tale da pubblici concorsi e lunga pubblica attività, questa frase formulata da chi di competenze acclarate non dispone è pura denigrazione; se non accompagnata da adeguati esempi, è calunnia. Si tratta di reati.
NF:
“… già ragazzo, Cardini venne folgorato dall’ex collaborazionista e ardente ammiratore del Terzo Reich, Jean Thiriart, fondatore dell’organizzazione Giovane Europa che aveva come finalità quella di sganciare il vecchio continente dagli Stati Uniti e dal Patto Atlantico”. Ovvero come sfondare una porta aperta. Cardini ha già dedicato a un attento esame critico di tutta la sua attività extrascientifica numerosi libri: cfr. Scheletri nell’armadio, L’intellettuale disorganico, Ritorno a Coblenza ecc. Ma NF legge poco, in fretta e solo quel che pare a lui. Un tempo tutto ciò aveva un nome: disonestà intellettuale.
NF: “…
in una intervista (appunto di Cardini) di un paio di anni fa concessa al sito “Osservatorio globalizzazione” impariamo che:
“Il Patto di Varsavia, l’alleanza politico-militare tra URSS e i paesi suoi ‘satelliti’, è stata la necessaria risposta al patto NATO, a sua volta determinato dal fatto che gli statunitensi, rompendo una loro consuetudine politica che datava dalla cosiddetta ‘dottrina Monroe’, hanno preso a impegnarsi sempre di più come potenza egemone non solo sul Pacifico, ma anche sull’Atlantico. Una volta disintegrata l’Unione Sovietica, anche grazie all’impegno politico, diplomatico e culturale statunitense e allo strumento propagandistico degli ideali della “società del benessere”, vale a dire del consumismo, quella politica si è procurata altri nemici, sempre più agguerriti nella misura nella quale essa, provocando una sempre maggior concentrazione di ricchezza, determinava un generale impoverimento dei popoli”. Confermiamo. È proprio così.
NF:
“Nella stessa intervista (Cardini) può infatti proclamare:
“Le potenze occidentali sottoposte all’egemonia statunitense hanno largamente provato di aver bisogno, per sopravvivere a se stesse conferendosi valori etici e culturali che evidentemente non sono più in grado di promuovere, di un ‘nemico metafisico’. L’Occidente contemporaneo, dopo aver battuto il ‘Male assoluto’ nazista e l’‘Impero del Male’ comunista e sovietico (espressione coniata da Ronald Reagan nel 1983), aveva bisogno d’inventarsi un altro nemico, il ‘Terrore islamico’. Questa espressione si diffuse globalmente nel 2001, dopo l’11 settembre, e fu poi adottata dal governo di George W. Bush jr. a proposito del rais iracheno Saddam Hussein, precipitosamente derubricato da alleato nella tensione contro l’Iran a ‘nuovo Hitler’ nella seconda guerra del Golfo. L’adozione del passepartout ideologico costituito dal libro The Clash of Civilizations di Samuel Huntington e i movimenti neoconservative e theoconservative statunitensi, facilmente impiantati anche da noi, hanno fatto il resto, favorendo un ridicolo clima da ‘nuova crociata’”. Confermiamo: anzi, è sotto gli occhi di tutti che il “putinismo” inventato dalla propaganda statunitense-NATO e diffuso dai suoi vassalli è un nuovo capitolo di questa noiosa affabulazione pseudopolitica.
Ma questo, ohimè, è solo l’antipasto: servito con autocompiaciuta ironia o con qualcosa che a NF sembra tale. Perché poi si continua: e qui si sciorinano un’ignoranza storica e un’incapacità di uscire da nozioni approssimative, antiquate e maldigerite che avrebbero meritato a NF il diritto a esser cacciato a pedate nel sedere da un qualunque seminario del primo anno di storia medievale in quella stessa università che viceversa sembra ohimè averlo addirittura laureato:
“È questo il feuilleton preferito del cantastorie rossobruno (Che cosa significa rossobruno? Quali sono i connotati comuni a comunismo e nazionalsocialismo? NF afferma, però non spiega; dichiara, però non argomenta). Torvo, cupo. Un po’ Dumas, un po’ Eugène Sue. L’Occidente a traino americano che si inventa i mali, prima il nazismo, poi il comunismo, e poi, sì, poi, l’Islam nella forma del “terrore islamico”. Perché anche questa è una fola. Certo. Il jihad non fu mai praticato dai seguaci di Maometto se non come tenzone spirituale, è cosa nota (NF ignora completamente che cosa sia il jihad e lo confonde con harb). L’Islam è sempre stato pacifico e se, a volte, è stato guerriero, lo è sempre stato per reazione, per necessità, mai per vocazione. Fu solo e unicamente per reazione che nel settimo secolo il jihad detonò dall’Arabia (non si “detona da”: è una questione di sintassi). L’imperialismo islamico si impose solo per difesa, in Occidente come in Asia e in Africa (questo, NF lo deduce da cose che Cardini non ha mai detto. Fuori le prove). Certamente reazione fu, a chi non voleva e non vuole sottomettersi al Verbo del Profeta. Ma, per Cardini, le crociate sono solo state cristiane (sic!), e i cattivi da copione sono caucasici (contraddizione. Ai fieri popoli del Caucaso Cardini ha addirittura dedicato il libro Alle radici della cavalleria medievale; NF usa l’aggettivo sostantivato “caucasico” all’americana, facendone sinonimo di “indoeuropeo”, quindi ignora quel che Cardini dice a proposito di persiani e indiani, tanto per dirne una), europei in primis e poi, in seconda battuta, ameriKani (altra spiritosa invenzione di NF, nata da volgare confusione d’idee e mai giustificata da scritti cardiniani). Quanto a Samuel Huntington è un vero villain, va bene per tutte le occasioni. I terzomondisti, o alterglobalisti, ne hanno fatto una caricatura, come gli atei militanti alla Hitchens e Dawkins l’hanno fatta dell’Altissimo. Colui che scrisse un libro rimasto negli annali della politologia della seconda metà del Novecento, ben sapeva che, “Fintanto che l’Islam resterà l’Islam (cosa che farà) e l’Occidente resterà l’Occidente (che è più dubbio) il fondamentale conflitto tra queste due civiltà e modi di vita continuerà a definire le loro relazioni nel futuro come le ha definite nel passato per quattordici secoli” (la solita balla dell’eterno scontro di culture!). E a Bernard Lewis non pareva proprio che la violenza perpetrata in nome dell’Islam fosse una conseguenza della protervia occidentale, ma un dispositivo intrinseco alla sua stessa vocazione, quando scriveva: “La divisione tradizionale islamica del mondo in Casa dell’Islam e Casa della Guerra, due gruppi necessariamente opposti, dei quali il primo ha l’obbligo collettivo della lotta continua contro il secondo, ha ovvi paralleli con la visione comunista degli affari mondiali… il contenuto delle credenze è del tutto diverso, ma il fanatismo aggressivo del credente è il medesimo” (idee di Lewis, forzate, grossolane e contestabili nonostante l’autorevolezza dello studioso: NF giura in verbo magistri, ma sono affari suoi).
Di nuovo nulla di tutto ciò nel dispositivo concettuale del burbanzoso fiorentino (no, perché il burbanzoso fiorentino, senza prendersela con nessuno, quando discute di cose scientifiche segue altre vie: cfr. Europa e Islam, ed. Laterza. La polemica è altra cosa). L’Islam è solo palingenesi e umiliati e offesi, sublimi porte e angelologia. L’intervista in questione contiene altre perle.
Quali perle? E quali le competenze di NF nel giudicare tutto ciò, quali i suoi titoli scientifici? NF è presumibilmente molto più giovane di Cardini. Se vuole sul serio criticarne gli scritti, si accomodi: ma, se ne ha la cultura sufficiente, lo faccia in modo responsabile, non mischiando errori e fraintendimenti, sarcasmo fuori luogo e inopportune estrapolazioni. E non ricorra al giochetto del confondere scritti scientifici con articoli giornalistici, ricerca critica e pareri pubblicistici. La discussione seria è una cosa, il pamphlet un’altra: e già che NF cita insieme Sue e Dumas e Lewis, impari anche a stabilire le dovute distinzioni.
Ma NF non conosce limiti. Vediamo un’altra sua lunga citazione di Cardini:
“La grande crisi nasce nel 1979 dal susseguirsi di due eventi precisi e quasi contemporanei. Primo: l’impiantarsi in Iran della repubblica islamica nata coralmente da una grande rivoluzione di popolo contro la tirannia interna e l’umiliazione esterna imposta alla sua gente dallo shah Mohammed Reza Palhevi che aveva inaugurato un regime di dura repressione con introduzione coatta dei costumi occidentali in Iran e aveva nel contempo consentito agli statunitensi di spadroneggiare nel suo regno, provocando un sentimento di quasi unanime esasperata reazione dal quale fu cacciato a furor di popolo. Secondo: la necessità di cacciare i sovietici dall’Afghanistan e di metter fine all’esperimento socialista afghano, obiettivi che si sarebbero potuti ottenere in modo relativamente facile se gli afghani avessero accettato l’aiuto della repubblica islamica dell’Iran, vicina e disposta a muoversi (com’era nei voti del capo militare afghano comandante Massud, che pur era un musulmano sunnita mentre gli iraniani sono sciiti). Per ‘liberare’ l’Afghanistan senza ricorrere agli iraniani, gli USA scelsero di appoggiarsi al loro principale alleato musulmano, il wahhabita re dell’Arabia saudita, che inviò in Afghanistan i suoi combattenti-missionari. Questi ultimi immisero in quel Paese un tipo d’Islam fanatico e retrivo, estraneo alle tradizioni afghane e tipico invece della setta wahhabita, fino ad allora confinata nel sud dell’Arabia. Da allora il wahhabismo ha innervato l’intero Islam, dilagando e distorcendone il carattere, fino a giungere al punto al quale siamo adesso: i wahhabiti, egemonizzati dal primo alleato degli USA nel mondo arabo, intendono egemonizzare a loro volta l’intero Islam sunnita sostenendo una guerra civile (fitna) contro gli sciiti in genere e gli iraniani in particolare. Tale guerra ha purtroppo il supporto sia degli USA, sia d’Israele, per ragioni e considerazioni di carattere politico-strategico che personalmente ritengo infauste”.
È stato necessario riportarla tutta intera questa infilata esorbitante di grotesqueries (in che senso grotesqueries? Quali? Dove termina la prosa cardiniana e comincia la pseudoconfutazione di NF? Dimostri il contrario di quel ch’è qui affermato, se ne è capace). Per Cardini è irrilevante che la guerra fratricida tra sunniti e sciiti cominci con la morte stessa di Maometto e perduri fino ad oggi (al contrario: si rimanda ancora una volta a Europa e Islam). La colpa dell’estremismo islamico sarebbe solo dei wahhabiti a seguito della guerra in Afghanistan (e chi lo ha mai detto?). E, ovviamente, ça va sans dire, i mandanti sarebbero loro, gli Stati Uniti, promotori (il “laureato” NF intende scrivere “sostenitori” o “protettori”, ma ha difficoltà lessicologiche ricorrenti) anche del terribile Scià di Persia. Il fatto che il jihad, nella sua versione moderna, nasca in Egitto nel 1928 grazie ad Hassan al Banna e alla Fratellanza Musulmana, è un altro di quei fatti scomodi, che vanno doviziosamente rimossi dalla scena onde (non) possano intaccare la fiction cardiniana. (Invece Cardini di tali fatti scomodi ha parlato più volte: cfr. Il sultano e lo zar, Lawrence d’Arabia, L’ipocrisia dell’Occidente ecc.). Quanto ai missionari, chi fu più missionario dell’ayatollah Khomeini il quale innestò l’Islam sull’impianto ideologico rivoluzionario marxista, la cui ispirazione trovò in Alì Shariati? Ce lo ricorda Melanie Phillips in The World Upside Down: The Global battle over God, Truth and Power (NF avrebbe già potuto trovare queste cose in Europa e Islam e in vari tra libri e saggi di Cardini: certo, se li avesse letti anziché leggiucchiarli qua e là slealmente estrapolando).
“Ali Shariati, un prominente ideologo della rivoluzione islamica in Iran, era un islamo-marxista che si basò cospicuamente sull’estremista anticolonialista Franz Fanon e la sua concezione di creare ‘un uomo nuovo’. Shariati mutuò da Fanon la descrizione dei ‘diseredati della terra’ e la tradusse in persiano rivitalizzando il termine coranico, mostazafin, o ‘il diseredato’. Sotto l’influenza di Shariati, gli estremisti iraniani diventarono marxisti e lessero Che Guevara, Regis Debray e il terrorista della guerriglia urbana, Carlos Marighela… Sotto l’influenza di Shariati, l’ayatollah Khomeini introdusse nel pensiero islamico radicale il fondamentale concetto marxista del mondo diviso in oppressi e oppressori… Nel 1980 Khomeini aveva stabilito una ‘rivoluzione islamica’ culturale di stile comunista per purgare ogni traccia di influenza occidentale dai licei e dalle università”.
Ma guai a incolpare l’Islam sciita, così puro e nobile e soprattutto antagonista degli amerikani, mentre, come è noto, i sunniti, soprattutto la Casa di Saud, sono intrecciati agli USA dal 1945 (qui NF sembrerebbe informarci che tutto ciò non è vero e darci infine qualche prova di quel che va sproloquiando. Invece no).
Occorre fermarsi. Prendere respiro. Gli ebrei sono alle porte, ma Cardini è scaltro, evita accuratamente di cadere in un antisemitismo troppo corrivo. Gli ebrei restano in filigrana, presunti e non desunti. E sempre nella medesima intervista, a un certo punto, ecco aprirsi l’uscio su Israele (su quel che Cardini pensa degli ebrei e d’Israele c’è un libro, edito in italiano dalla Dedalo di Bari. Non diremo quale: NF se lo cerchi, ne legga l’Introduzione cardiniana e poi, se gli restano un po’ di coraggio e di dignità, si vergogni e si scusi). Ma procediamo con la lettura di qualche altro passo di Cardini citato con intenzioni manipolatrici da NF:
“L’alleanza statunitense-israeliano-saudita, alla quale si sono accodati tanto la NATO quanto paesi arabi quali Egitto e Giordania, sta seriamente minacciando la pace, nel Vicino Oriente e nel mondo… La lotta ai migranti dall’Africa condotta senza combattere le vere cause della migrazione, ovvero l’alleanza tra le lobbies multinazionali che depredano suolo e sottosuolo africano, i governi locali tirannici e corrotti loro complici e la copertura internazionale che Francia e Gran Bretagna forniscono loro utilizzando sistematicamente lo strumento del veto in sede di consiglio di sicurezza ONU a tutte le risoluzioni che potrebbero fornire qualche via d’uscita al problema continentale africano, è il secondo grande problema del nostro mondo. Politica degli USA ed egemonia delle lobbies finanziarie internazionali sono le prime responsabili della situazione internazionale odierna”.
Un passo ch’era necessario analizzare, smontare, decostruire, confutare. Nulla di tutto ciò. Il tempo di NF è prezioso, oppure i suoi mezzi intellettuali e culturali insufficienti (fate voi). Meglio l’invettiva:
Questo è il nadir. C’è tutto, ma proprio tutto l’armamentario. Le calcificazioni, le ossidazioni della mente. Israele, gli Usa, i sunniti, le lobbies delle multinazionali, gli immigrati africani. Mancano gli Illuminati, il gruppo Bilderberg, i Savi. Sono impliciti, dentro nell’impasto. I topoi sono vecchi, stantii, puzzano di muffa, ma Cardini non demorde. La pace nel mondo sarebbe a rischio a causa di Israele, gli USA, gli arabi sunniti. Attenzione all’incastro. Non è Israele da solo che mette a repentaglio la sicurezza mondiale, rodato paradigma di antisemiti e antisionisti pluridecorati, ma lo è insieme agli USA e alla Casa di Saud. Se voglio lanciare il sasso contro gli ebrei e gli israeliani, lo lancio contemporaneamente contro altri bersagli. Mi limitassi al solo Israele, si noterebbe troppo, e Cardini non è un Blondet o un Fusaro qualunque.
Il Medioriente non sarebbe in tensione perenne da settanta anni a causa delle opposte mire arabo-islamiche, delle lotte intestine e tribali per conseguire il basto (nuovo pasticcio lessicale) del potere, unicamente convergenti e solidali quando si tratta di unirsi nel tentativo di distruggere Israele. Il problema attuale non sarebbe l’espansionismo neo-imperiale sciita che si protende sulla Siria, in Libano, in Iraq, in Yemen, con appendice a Gaza. Non sarebbe l’impulso millenarista della rivoluzione islamica congiunto alla dichiarata intenzione di volere distruggere Israele. No. Anche qui gli sciiti sono rimossi dalla scena. I puri buoni sciiti. L’ultima frase del pistolotto brilla di luce propria.
Sembra uscita da un comunicato radio di Berlino o di Roma degli anni Trenta. Chi c’è dietro le lobbies finanziare internazionali e la politica degli USA? Chi gobierna el mundo? Cardini non lo dice, anche se in un suo feuilleton sulla seconda guerra del Golfo, Astrea e i Titani, scriveva a proposito degli USA: “Politica degli USA ed egemonia delle lobbies finanziarie internazionali sono le prime responsabili della situazione internazionale odierna”. (E le confessioni di Blair a proposito della bufala delle “terribili armi irakene di distruzione di massa” dove sono finite?).
“Di quale potere sovrano esso è rappresentante, di quale sovrana volontà esso è l’esecutore, al di là delle forme giuridiche preposte a legittimarlo. È sua la detenzione del potere imperiale o dietro ad esso ed altre forze, attualmente ‘in presenza’ nel mondo, si cela un ‘impero invisibile’ – nel senso etimologico del termine – che cioè non è responsabile, non deve rispondere alle sue azioni-dinanzi ai suoi sudditi, i quali neppure sanno – o almeno, non con chiarezza – essere tali?”.
Basta una leggera spinta, un tocco in più, ed ecco apparire I Protocolli”.
Ecco, appunto; a parte l’ennesima citazione ritagliata male, fuori il rospo. Radio Berlino, quindi i Protocolli. Che cosa c’entrano con Cardini? Nulla: ma vale il detto carico di secoli di saggezza: Calomniez, calomniez: quelque chose en restera, alla moda di Candide. Mettendo tutto nel solito vecchio calderone – il vero e il falso, le argomentazioni e le illazioni, le prove e le ipotesi, l’implicita confutazione senza prove di dati obiettivi ormai acclarati e l’ironia assunta come scorciatoia che in mancanza o a corto di argomenti evita la seria e meditata confutazione –, a questo si arriva. I topoi sono stantii, pieni di muffa, afferma apodittico NF: e che cosa importa se la realtà inesorabilmente li conferma? Si tratta di realtà filoislamistica, putiniana, rossobruna.
Cardini s’ispira dunque ai
Protocolli dei Savi Anziani di Sion. Ecco svelato tutto. La montagna della boria erudita ha partorito ed è uscito il solito topolino. Bruno, naturalmente. Ma a NF non lo ha mai spiegato nessuno, che chi scrive con la presunzione di giudicare finisce con l’esporsi a nostra volta al giudizio? Gli conviene?
E purtroppo c’è di peggio. Perché NF è sceso davvero tanto in basso da cadere nell’infamia. E qui non ci fa più nemmeno ridere. Alludiamo ai “puri, buoni sciiti”. NF pensi allo Yemen della guerra dimenticata, alle tante povere vittime di quel carnaio senza nome voluto dai suoi amici: e, se gli riesce, si vergogni.