Minima Cardiniana 385/1

Domenica 3 luglio 2022, San Tommaso Apostolo

IN MEMORIAM
Mi sentivo molto vicino a Piero Vassallo qualcosa più di sessant’anni orsono, quando me ne parlava Attilio Mordini, allora circa quarantenne; all’epoca, avevo più o meno vent’anni e Vassallo andava per la trentina. Era il tempo del Vaticano II, anni molto diversi da questi per quanto ad essi molto legati. Poi, dopo gli anni di piombo, la rivoluzione islamista in Iran, la caduta del muro, la fine dell’URSS, l’incubo fukuyamista della “fine della storia” e quello huntingtoniano dello “scontro di civiltà”, molte cose cambiarono: e la polvere di cemento che avvolse Manhattan quel dannato 11 settembre 2001 fu una cortina di fumo dalla quale emergemmo tutti diversi. Da allora, purtroppo, cambiarono i miei rapporti anche col mio vecchio amico e suo Maestro Baget Bozzo: mi dicevano che Vassallo ce l’aveva con me – “filoislamico”, “filocomunista” – e io lo ricambiavo con la pessima moneta che purtroppo con abbondanza mi trovo nelle tasche e che spendo generosamente con chi mi attacca: il disprezzo. Lo confesso senza orgoglio, anzi con pena e con vergogna. Che Dio mi perdoni.
La scomparsa di Piero Vassallo mi ha richiamato il ’66, quando se ne andò Mordini; o il 2004, quando ci lasciò il mio fraterno amico Marco Tangheroni che aveva sei anni meno di me e che io consideravo il mio saggio fratello maggiore. Ora, col Vassallo che ho trattato con superba
nonchalance della quale mi pento e mi vergogno, se ne va un altro segmento della mia vita. Che Dio lo accolga nella Sua pace, che non è quella che dà il mondo.

MATTEO D’AMICO
IN RICORDO DI PIERO VASSALLO
Lo scorso 29 giugno è mancato il filosofo genovese Piero Vassallo, classe 1933. Me ne ha dato notizia il comune amico Siro Mazza con un breve messaggio. Poi ho trovato tanti articoli di intellettuali che lo hanno conosciuto bene e che ne hanno sintetizzato il pensiero, complesso e profondo, di vero eclettico, grande conoscitore della tradizione italiana, in particolare di Vico, che aveva studiato a fondo e che era il suo grande punto di riferimento e di ispirazione. Lascio a chi lo ha studiato e conosciuto meglio di me il compito di parlare della sua vita e del suo pensiero; io voglio limitarmi a una modesta testimonianza personale.
Lo conobbi nel 2000. Qualcuno gli aveva dato il mio telefono e Piero mi chiamò per conoscermi e per coinvolgermi in alcuni dei suoi tanti progetti intellettuali. Lo vidi di persona una sola volta, sempre nella primavera del 2000 a Genova, dove mi invitò a presentare un volume su Giordano Bruno che avevo appena pubblicato. Per il resto il nostro rapporto fu sempre e solo “telefonico” o epistolare. Dal 2010 circa persi i contatti con lui; fu per colpa mia: non ebbi l’attenzione e la gentilezza di farmi sentire ogni tanto, anche solo per salutarlo. Voglio però qui dire cosa mi colpì di lui: innanzitutto l’incredibile energia e fattività; nonostante fosse già anziano e soffrisse di cuore si lanciava con un entusiasmo esemplare in sempre nuove battaglie intellettuali. Ero sempre dolcemente stupito dal suo non arrendersi e non ritirarsi in disparte, pago delle tante battaglie già combattute. La seconda caratteristica che notai subito fu la sua generosità, l’assoluta assenza di invidia: per me che poco più che trentenne mi affacciavo al mondo della Tradizione cattolica fu davvero consolante sentire la sua fiducia, i suoi incoraggiamenti, il suo invitarmi a collaborare con giornali o riviste. Mi sommerse, letteralmente, di contatti e numeri di telefono invitandomi a farmi avanti senza paura, a chiamare le persone che mi segnalava. Lui, navigato uomo della destra italiana più nobile e vera – e soprattutto più colta – sembrava porsi totalmente a disposizione di un giovane senza nessuna particolare credenziale e a lui, fino a quel momento, del tutto ignoto. Era umile e buono, generoso e coinvolgente, incredibilmente affabile e capace di farti sentire subito a tuo agio: già dopo la prima telefonata mi parve di conoscerlo da molto tempo, forse segretamente da sempre. In una fase della mia vita di grandi cambiamenti (la scoperta della S. Messa di San Pio V, la scoperta della rottura fra Vaticano II e Grande Tradizione cattolica) la sua presenza per me fu importante. Anche se non lo sentivo da anni, la notizia della sua morte mi ha profondamente addolorato. Una torcia si è spenta. Qualcosa tacitamente Piero lascia a tutti coloro che hanno condiviso la sostanza della sua battaglia, pur fra mille sfumature diverse. Le lotte contro le false “destre”, contro il ritorno della gnosi, contro il delirante progressismo e utopismo della sinistra, contro la corruzione della cultura e del linguaggio non devono morire con lui.
Addio Piero! E grazie di cuore per tutto.