Minima Cardiniana 385/5

Domenica 3 luglio 2022, San Tommaso Apostolo

E POI, A PROPOSITO DI PUTIN…
LUIGI G. DE ANNA
SUL DISCORSO DI VLADIMIR
Cari Amici, di vecchia e più recente data, lo so che è molto lungo, ma cercate di trovare il tempo per leggerlo (grazie a Franco Cardini e Copertino per averlo pubblicato). È illuminante: mentre Biden (che scambia la Svezia per la Svizzera, cui devono scrivergli quando deve sedersi, alzarsi e ringraziare in occasione di un discorso), Johnson, Draghi, Stoltenberg, Zelensky, von der Leyen e co. parlano per slogan, Putin espone in maniera razionale, equilibrata e documentata il punto di vista della Russia. Questo discorso è stato praticamente ignorato dai media occidentali. E se qualcuno asserisce che le argomentazioni russe non sono affatto espressioni di un pazzo che sta conducendo una “atroce aggressione”, viene bollato come agente di Mosca e diffusore di fake news, cui va chiusa la bocca.
Il problema della nostra società è la mediatizzazione: cioè i media sono diventati il canale obbligato della politica. Poiché la nostra “democrazia” si basa su parlamenti eletti, i media servono a creare il clima che poi condizionerà il voto. E naturalmente il comune cittadino si lascia convincere dalle notizie che gli vengono propinate di “atrocità” e “crimini di guerra russi”, non avendo né la volontà, né la capacità di approfondire. Il “Corriere della Sera” ad esempio rasenta il ridicolo inserendo nelle sue notizie giornaliere quella relativa a un missile che ha colpito un edificio in Ucraina causando UN (dicasi uno) ferito. E questo quando nelle guerre della NATO e dei filo-americani (ad esempio in Yemen, dove le vittime sono secondo l’ONU ca 300.000) le vittime giornaliere erano nell’ordine delle migliaia.
Una considerazione finale, forse brutale: ogni volta che viene colpito un obiettivo “civile” in Occidente si grida al crimine di guerra. Naturalmente politici e media embedded non si chiedono se in quell’edificio ci stavano soldati o miliziani ucraini. In una guerra urbana come questa, dove dovrebbero stare i soldati ucraini? In piazza Maidan, ben in vista, ben raggruppati lontano da un edificio residenziale con un cartello “Ehi! Siamo qui” e freccia che indica dove colpire?
Ma, e lo dico con estremo dispiacere, à la guerre comme à la guerre, e la guerra comporta vittime civili, peraltro limitate nel caso ucraino. Ma la strategia russa potrebbe cambiare ed effettivamente potrebbe cominciare a colpire obiettivi civili e non più militari. Perché? Innanzitutto perché glielo hanno insegnato gli Alleati durante la seconda guerra mondiale: colpire una città indiscriminatamente vuol dire annullarne le capacità economiche e la resistenza morale della popolazione.
Se la NATO non smetterà di inviare armi prolungando di conseguenza il conflitto, la Russia dovrà passare a questa seconda fase di una guerra: obbligare l’opinione pubblica ucraina a chiedere che finisca il massacro (non ancora cominciato). Biden e co. naturalmente non sono sensibili a questa sofferenza perché stanno aiutando l’Ucraina fino al suo ultimo uomo, ma quando arriveremo al penultimo è da sperare che qualcuno a Kyev come in altre capitali europee si chieda se non è il caso di mettersi a trattare.
Putin sta elaborando un complesso progetto planetario, nel quale rientra anche la Cina, ma rientrano pure gli altri grandi Paesi non allineati. È la rivolta contro gli Hyksos.
Auguri, tovarish Vladimir!