Domenica 24 luglio 2022, Santa Cristina
EDITORIALE
ERRATA CORRIGE
Non sono un giornalista professionista: ma sono pur sempre un pubblicista regolarmente iscritto all’Albo professionale, sono uno dei non molti ad aver pagato fino all’ultimo centesimo perfino le quote INPGI (quanti Illustri Direttori di prestigioso quotidiano o di grande testata televisiva possono dire altrettanto?) e ho servito onorevolmente e ininterrottamente sotto la bandiera de “Il Giornale” del mio Maestro Indro Montanelli dal 1982 al 1996. E Indro, fra i suoi molti insegnamenti tutti preziosi, uno me ne ha lasciato ch’è da allora mio vanto rispettare scrupolosamente, alla lettera: quando un giornalista onesto, azzardando una previsione, la sbaglia, ha il dovere di segnalarlo subito ai suoi lettori e di scusarsi. Alla replica: ma non lo fa nessuno, si risponde con orgoglio: ma lo faccio io; e all’ulteriore replica: ma così ci rimetti, si risponde: chissenefrega.
Nell’Editoriale del MC 387, quello della settimana scorsa, prevedevo un bluff di Draghi e un suo reinsediamento su posizioni rafforzate, con un’autorevole conferma da parte del presidente della repubblica, anche per liberarsi di quella gentaccia (poca, peraltro) che all’interno della sua maggioranza di governo esprimeva ancora dubbi e resistenze sul sacrosanto invio di armi (e presumibilmente anche di “consiglieri” che fungessero da istruttori di quelle di nuova e più sofisticata generazione) al popolo ucraino che notoriamente lotta anche per noi, per la nostra libertà, per le nostre case, dal momento ch’è noto e acclarato che Putin, se non lo fermiamo, attuerà pienamente il suo piano di conquista che va ben oltre l’Ucraina e che, attraverso Polonia, Germania ed Austria, punta in realtà almeno fino alla vallata dell’Arno e non si fermerà fin a quando la bandiera con la sua grifagna aquila bicipite non garrirà al vento spiegata sul più alto campanile di Pontassieve o di Rignano, alla faccia di Matteo Renzi.
Invece, mea maxima culpa, mi sbagliavo. Superdraghi faceva sul serio, altroché: ora resterà in carica per l’ordinaria amministrazione fino al 25 settembre prossimo, data già fissata per divino consiglio come quella delle prossime elezioni che saranno divertentissime in quanto le poltrone in palio saranno molte meno delle volte precedenti e allora vedrete che fior di risse e di caciare. Uno spettacolo da non perdere, che divertirà moltissimo soprattutto quelli che – moltissimi, come mi auguro – si rifiuteranno di collaborare col loro suffragio al mantenimento in vita di questo ceto politico. Che andrà avanti, ma sempre più – mi auguro – arrancando come un’anatra zoppa finché dovrà arrendersi. Anche se il prezzo del suo fallimento, purtroppo, dovremo pagarlo anche noi, tutti insieme: e sarà molto salato. Ma davvero, costi quel che costi, vi volete perdere – che so – lo spettacolo d’una Giorgia Meloni premier per un intero pomeriggio, e le svastiche disegnate di notte sulle sinagoghe, e la barricate di centri sociali e sinistrume vario il giorno dopo, e il ritrovato Antifascismo Duro e Puro degli italiani che si riscatteranno così dopo la loro ubriacatura di poche settimane fa in lode della Formazione Azov, noti nazisti buoni?