Domenica 24 luglio 2022, Santa Cristina
UNA LETTERA A FRANCO CARDINI
BRUNO BOSI
È una lettera privata, ma inviatami credo con intenzione di avviare un dialogo più ampio e senza raccomandazione di mantenerla segreta. Mi sembra pertanto utile farla conoscere, dato il suo contenuto interessante. FC
Salve,
ho assistito alla presentazione del libro sull’Ucraina sabato sera al castello di Montecuccolo. Per me è stata una piacevole sorpresa o meglio la sensazione di intravedere la luce alla fine del tunnel. Se un nutrito numero di uomini di scienza, che può essere ulteriormente incrementato, prende posizione contro il paradigma dominante, forse siamo alla svolta che consentirà di sgretolarlo. Credo che sia la strada giusta in quanto mette da parte i particolarismi per valorizzare i punti di condivisione. Ci sono un’infinità di aspetti delle relazioni umane che per il blocco occidentale sono ostinatamente presentate e rivendicate come espressione della democrazia mentre in realtà ne sono la negazione ma ormai la percezione che il cittadino comune ne ricava mette a nudo la falsità. La maggioranza dei cittadini non va più a votare. La risposta dell’oligarchia dominante diventa un’unanimità creata da media e politici corrotti. L’unanimità è l’ingrediente principale di ogni dittatura ma se travestita da democrazia mette al riparo da ogni responsabilità politica civile o penale in caso di cambio di paradigma.
Comunque il sapere, la conoscenza è un elemento essenziale per l’affermarsi di un nuovo paradigma che nasce dall’esigenza di nuove relazioni sociali ripartendo dai principi indicati dalla DUDU (Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) per adattarli alla situazione attuale. Una critica al sistema attuale e una proposta di un’alternativa deve avere il sostegno della scienza, anche per evitare meteore come si sono dimostrati i 5S. Ormai si evidenziano da sole le contraddizioni del sistema dominante, con una distribuzione assurda della ricchezza che vede la contrapposizione di un 1% al restante 99%. Non può essere difficile trovare una maggioranza in grado di imporre un cambio di direzione, se l’esempio viene dagli uomini di scienza.
Se dalla teoria vogliamo passare alla pratica, dobbiamo assolutamente riprenderci il potere di iniziativa. L’iniziativa in guerra è la possibilità di colpire dove conviene o dove l’avversario è più debole. Se lasciamo l’iniziativa al potere occulto che domina il sistema attuale, servito e riverito dai politici che dovrebbero fare i nostri interessi, questo ci trascinerà da una emergenza ad un’altra andando ogni volta a intaccare ulteriormente le condizioni di vita della stragrande maggioranza dell’umanità. Crisi sanitaria, crisi energetica, crisi alimentare sempre a rischio di degenerare in una guerra mondiale. I limiti del sistema attuale si evidenziano da soli, uno per tutti il rischio di una terza guerra mondiale. La libertà è pesantemente intaccata in un sistema che diventa ogni giorno più traballante e per stare in piedi deve diventare più autoritario. L’economia è in recessione. PIL e tasso di urbanizzazione i metri di valutazione delle società occidentali sono inversamente proporzionali alla qualità della vita. Crisi demografica e percezione da parte dei giovani della falsità della promessa di arricchimento possibile per tutti in quanto non vietato a nessuno. Senza voler demonizzare il sistema capitalista che in occidente ha reso possibile una vita agiata, una vita che fino all’inizio del nuovo secolo pensavamo fosse destinata a una crescita infinita in direzione di un futuro migliore, dobbiamo renderci conto che ora è in declino e le previsioni sono di irreversibilità. Urge apportare dei correttivi che coinvolgano ormai tutta l’umanità perché la società è diventata globale. Questo complica la percezione e l’azione politica ma dobbiamo trovare il modo di trasformarla in un’opportunità. L’anomalia più evidente nella gestione della società globale è data dalla pretesa del blocco occidentale di rappresentare il vertice unipolare. La società globale deve essere multipolare dove ogni polo persegue pacificamente i propri leciti interessi. EU e USA devono essere due poli distinti che partecipano ad una gestione della globalizzazione a condizioni paritarie con altri poli come possono essere la Cina o la Russia o altre realtà. L’assurda pretesa di tenere in piedi un blocco occidentale in grado di dominare il mondo non potrà mai realizzarsi in quanto andrà a stimolare la nascita di un blocco contrapposto che mai accetterà un ruolo subordinato ed è quello che sta già succedendo.
Nonostante la complessità di relazioni che per la prima volta sono divenute globali, il primo passo è naturalmente in ambito locale poi in quello che rimane della dimensione statale nazionale. Visto che il nostro paese dovrebbe andare ad elezioni politiche la prossima primavera, o forse prima, sarebbe opportuno tentare di dare una svolta alla situazione di imbarazzante decadenza della nostra oligarchia politica. Valorizzare quegli aspetti che contribuiscono ad una democrazia liberale che possono essere riassunti nel concetto di moderazione: riconoscere agli altri i diritti che pretendiamo per noi, tutti i diritti anche sociali ed economici. Questo è già avvenuto coi diritti politici dove nessuno ormai può pretendere di stare al di sopra di un altro, per uscire dal declino dobbiamo implementare anche l’uguaglianza dei diritti sociali ed economici. Parliamo dei diritti e non dei risultati che devono dipendere dalle capacità individuali. Presentare una proposta che riporti i cittadini a votare, soprattutto i giovani. Alcuni punti sui quali si potrebbe discutere secondo me sono:
– Ridimensionare l’istituzione denaro eliminando la funzione di riserva di valore che diventa potere politico.
– Gli orari di lavoro devono essere drasticamente ridotti.
– Valutare l’introduzione di innovazioni tecnologiche in base ai vantaggi per la qualità della vita.
– Tutti devono passare un periodo nel pubblico impiego.
– Un sistema di imposizione fiscale uguale per tutti togliendo il sostituto d’imposta.
– La scuola deve far conoscere innanzi tutto come devono essere le relazioni in democrazia.
– La NATO non ha più ragione di esistere oppure noi usciamo.
– Valutare se ripristinare il servizio militare per tutti.
– La presidente della commissione EU deve essere sfiduciata.
– Draghi deve essere sottoposto ad un giudizio politico.
Per rilanciare la democrazia più che l’agorà ci vuole una tavola rotonda dove tutti i convenuti devono essere in grado di portare il loro contributo cercando dei punti di condivisione che possano trovare una larga maggioranza in tempi brevi. L’occasione ci viene offerta dall’assurdità della situazione attuale, a partire dalla gestione della pandemia al rischio di trovarci coinvolti nella terza guerra mondiale. Hanno esagerato, sono alla disperazione per sostenere un sistema insostenibile che anziché valorizzare la moderazione, riconoscendo agli altri i diritti che pretendiamo per noi, che sarebbe la democrazia, pretende di accumulare ricchezza inutilizzata e inutilizzabile senza limiti ma per un numero decrescente di nababbi che nell’immaginario comune ormai sono come gli dei dell’Olimpo.
Durante la pandemia ho avuto l’occasione di partecipare a qualche riunione di no-vax e sono rimasto piacevolmente stupito dal livello di solidarietà e determinazione nella pretesa di un futuro migliore. Erano messe da parte le distinzioni di idee politiche, di gerarchie sociali o professionali, la sensazione era di essere ritornati al ’68, con la volontà di perseguire il cambiamento mettendo da parte la rassegnazione. Ma per i registi occulti l’effetto voluto era di un’ulteriore conflittualità, di divisione e odio tra i consociati. Non dobbiamo lasciarci trascinare in ulteriori divisioni come sì-vax e no-vax oppure pro-Ucraina e pro-Russia. Dividi e impera è sempre stato il motto dei dominatori. Ci sarà sempre una parte che non vuole vedere la realtà per ignoranza o per una presunta convenienza. Fa parte della natura umana per metà vizi e per metà virtù. Per questo credo che anche sulla guerra in Ucraina non sia importante esacerbare gli animi, creare divisione tanto è un falso problema, cinico e crudele fin che si vuole, ma posto in prima pagina per distogliere l’attenzione dai problemi veri. Partire dai 25 autori del libro, dare vita a 25 tavoli moltiplicati per 25 e così via, per arrivare alle elezioni con la proposta di un’alternativa in grado di riprendersi l’iniziativa e determinare un cambiamento di rotta senza ricorso alla violenza. In fondo conviene a tutti, anche ai nababbi, perché il crollo del sistema attuale è inevitabile e un crollo è sempre una situazione di pericolo dagli esiti imprevedibili.