Domenica 11 settembre 2022, Santi Proto e Giacinto
ARTE, ARTE E ANCORA ARTE
ELEONORA GENOVESI
IL SONNO DELLA RAGIONE GENERA MOSTRI
“Ogni singola opera d’arte è l’adempimento di una profezia”
(Oscar Wilde)
Trovo questa citazione di Oscar Wilde straordinariamente calzante con il messaggio insito nell’opera di Goya, messaggio davvero profetico del delirio mentale che caratterizza questo tempo. È in atto ahimè un processo di lobotomizzazione che ha già raggiunto livelli assurdi.
La gente non pensa ma esegue, il Cogito Ergo Sum di cartesiana memoria è stato cancellato dal digitale.
Attenzione perché non ho assolutamente nulla contro un uso consapevole delle nuove tecniche, che, se adoperate nel modo giusto, offrono possibilità impensate. Il punto è che si sta conferendo ai cellulari i compiti che sarebbero propri del cervello. È praticamente divenuta la norma l’incontrare gente che mentre cammina, anziché guardare dove mette i piedi, consulta il cellulare. Nei mezzi pubblici tutti con le teste chine sui cellulari, in macchina gente che guida smanettando sul cellulare. Nei ristoranti gente che solo teoricamente sarebbe a cena con un’altra persona, perché nella realtà ognuno è rapito dal suo cellulare… E qui lascio la parola a Richard Yates: “È una malattia. La gente ha smesso di pensare, di provare emozioni, di interessarsi alle cose; nessuno che si appassioni o creda in qualcosa che non sia la sua piccola, dannata, comoda mediocrità”.
Allora ci dev’essere qualcosa che non funziona. E ancora una volta giunge in mio soccorso l’Arte. L’affermazione di Wilde sembra scritta ad hoc per l’opera di Goya.
Ma andiamo per ordine e torniamo all’opera di Francisco Goya.
Francisco José de Goya y Lucientes (Fuendetodos, 1746 – Bordeaux,1828) è stato uno dei più importanti pittori ed incisori spagnoli. La sua produzione artistica è lo specchio del passaggio tra due epoche diverse, il passaggio dal Settecento all’Ottocento, il passaggio da un’arte classica ritenuta un esempio di perfezione assoluta e, pertanto assunta come modello, un’ arte intesa come espressione di valori morali e come stimolo al miglioramento etico della società, un’ arte la cui grazia era intesa come armonia ed equilibrio, un’arte riassumibile in quella nobile semplicità e quieta grandezza di winckelmanniana memoria, ad una nuova forma di arte che eleva ad un ruolo primario i punti di vista personali degli artisti e temi introspettivi. E lo stesso Goya è considerato uno dei primi pittori dell’epoca “contemporanea”, in quanto le sue opere non sono annoverabili nei generi pittorici dell’epoca (fine Settecento-Inizi Ottocento), ma sono piuttosto catalogabili in base a delle tematiche ricorrenti.
La sua produzione pittorica inizialmente si incentra sulla ritrattistica, per poi virare nel periodo della maturità su temi molto vicini al Romanticismo, inserendo scene, situazioni ed allegorie dai toni onirici ed irrazionali.
Insomma l’arte di Goya spazia dal barocco al romanticismo di cui Goya può essere considerato il primo maestro.
Pioniere di nuove tendenze artistiche e anticipatore di nuove forme espressive, egli può essere considerato il padre dell’arte moderna: a lui si ispirarono, tra gli altri, Manet e Picasso.
L’opera Il sonno della ragione genera i mostri è un’incisione realizzata nel 1797 in acquaforte e acquatinta, facente parte della serie intitolata Los caprichos, i Capricci, che rappresenta i vizi della società spagnola contemporanea all’artista. La sua stampa fu pubblicata, insieme alle altre 80 della serie, nel 1799.
Quest’opera è divenuta un’icona che ha attraversato i secoli mantenendo intatto il proprio impatto emotivo e la propria capacità di suscitare riflessioni esistenziali nello spettatore.
La scena è ambientata al chiuso senza, però la presenza di arredi e oggetti che possano distogliere l’attenzione dello spettatore dall’essenza, dal nucleo fondante del messaggio che l’artista voleva far passare.
Il soggetto dell’opera è un uomo in abiti da camera del settecento addormentato su di una scrivania.
L’uomo è colto in un sonno profondo e la posizione della sua testa, chinata sul tavolo e racchiusa dalle braccia conserte, ne impedisce di vedere i tratti del volto.
Sopra di lui aleggiano alcuni grossi pipistrelli. Dietro invece sono appollaiati degli uccelli notturni che arrivano dall’alto. In basso, sulla destra, è accucciato anche un felino, che seduto come una sfinge, osserva la scena.
Infine, sul fianco dello scrittoio, posta verso l’osservatore, è scritta una frase: El sueño de la razón produce monstruo, cioè Il sonno della ragione genera mostri.
Il Sonno della ragione non è una immagine che fa riferimento a personaggi noti ai tempi di Goya, ma è l’immagine per eccellenza delle conseguenze del decadimento dell’uso della ragione.
Dal punto di vista stilistico Goya restò in bilico tra Neoclassicismo e Romanticismo, per poi arrivare ad anticipare il Realismo. Ma lo stile adottato dall’artista nel Sonno della ragione è sicuramente quello romantico.
Utilizzando la tecnica dell’acquatinta, che consente di tracciare linee e zone d’ombra, l’artista riesce a far emergere l’incubo che sta vivendo la sua anima. Un’anima posseduta da feroci demoni che vogliono privarlo della capacità di sognare e pensare al futuro.
E l’artista, non aggiunge alcun particolare superfluo, dichiarando in modo diretto allo spettatore che l’assenza di autonomia di pensiero porterà gli uomini ad uno stato di brutalità e di paura.
La scena sembra nata dalla fantasia dell’artista. Il titolo infatti spiega bene l’allegoria riprodotta che sancisce l’abbandono alla fantasia, al capriccio. Goya era un ammiratore e sostenitore del movimento illuminista e considerava la ragione un ideale necessario per migliorare le condizioni dell’umanità. E il protagonista con il suo sonno lascia libero il suo inconscio irrazionale di generare i suoi più tremendi incubi.
Il sonno della ragione genera mostri è un vero e proprio manifesto nel quale il pittore dichiara la sua fiducia nella razionalità come antidoto alle false credenze e alla superstizione, cause di sofferenza e asservimento.
Si noti come il sostegno di questi ideali di natura illuminista non passi attraverso l’adozione di uno stile classico: i Capricci segnano infatti il passaggio della pittura di Goya da un linguaggio evidentemente ancora legato ai modi rococò a uno stile decisamente simbolico e visionario, cioè romantico.
Il Sonno della ragione genera i mostri, mi si passi il paragone, anticipa il senso della Guernica di Picasso. Perché, se Guernica è l’urlo di Picasso contro tutte le guerre, l’opera di Goya è la denuncia, è un urlo di dolore per la sconfitta dell’illuminismo, e quindi del potere della ragione, che consente il prevalere di quei “mostri” generati, appunto, dal sonno della ragione.
L’opera di Goya pone l’attenzione sui disastri provocati dalla rinuncia alla ragione e rivolge un invito a non perdere mai il controllo della propria coscienza critica per non essere inghiottiti dal buio della irrazionalità.
E il messaggio di Goya ha, mai come in questi tempi bui, una valenza profetica. Essendo una convinta assertrice del valore formativo del ruolo del docente, poiché ogni docente dovrebbe attraverso la propria disciplina fornire ai ragazzi una piccola chiave di vita, pena degenerare nel nozionismo più sterile, propongo quest’opera di Goya ai ragazzi più grandi. Dopo averli invitati ad indentificarsi con l’uomo che dorme, dico che i loro pipistrelli e uccelli notturni sono i cellulari che portano sempre dietro. Perché, se le nuove generazioni non impareranno a gestire il digitale in modo consapevole, azionandolo con l’uso del proprio cervello, saranno assaliti dai mostri dell’ignoranza, dall’incapacità di avere idee personali, dall’assoluta incapacità di operare delle scelte. Diventeranno dipendenti a tutti gli effetti.
Secondo dati Istat riferiti al 2018 l’85% degli adolescenti tra 11 e 17 anni usa quotidianamente il telefonino, il 72% naviga su internet tutti i giorni, percentuale che solo nel 2014 era del 56%.
Circa il 60% dei ragazzi controlla lo smartphone come prima cosa appena svegli e come ultima cosa prima di addormentarsi. Il 63% (tra 14 e 19 anni) usa lo smartphone a scuola durante le lezioni; il 50% dichiara di trascorrere dalle 3 alle 6 ore extrascolastiche al giorno con lo smartphone in mano. Forse Goya non avrebbe mai immaginato si giungesse a tanto? Eppure Goya con la sua opera ci esorta a costruire un pensiero critico che possa renderci liberi di scegliere.
Perché se il compito dell’arte è promuovere idee e messaggi attraverso le immagini, Francisco Goya ci riesce perfettamente.
Del resto Goya è un artista libero, audace, trasgressivo, capace di scuotere le menti di coloro che guardano i suoi lavori.
Aperto alle idee dell’illuminismo europeo, Goya è lucidamente consapevole dello stato di regressione in cui vive il suo Paese, arretrato e reazionario.
E con l’arte, che è la sua forza, deplora l’oscurantismo, le superstizioni, l’ignoranza, sollecitando gli uomini di ogni tempo a non perdere mai la padronanza della propria coscienza critica per non essere fagocitati dal buio dell’irrazionalità. Perché Goya con il Sonno della ragione, dopo averci mostrato come potrebbe essere la nostra coscienza se tralasciassimo la dote più importante che possediamo: la ragione, ci invita a riflettere su come l’uomo, attraverso l’elaborazione di un pensiero non subordinato a nulla, può raggiungere la propria libertà a livello sociale, politico, lavorativo, personale.
E come disse il grande filosofo tedesco Emmanuel Kant nel saggio Risposta alla domanda: Che cos’è l’Illuminismo: “Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza!”.
E allora che ognuno di noi, soprattutto i genitori ed i docenti, aiutino i ragazzi ad accettare la sfida di cogliere e appassionarsi a ciò che accade intorno a loro, capendo il senso delle cose, e proponendo, ognuno a suo modo, un cambiamento.
Aiutiamoli ed aiutiamoci a non permettere a nessun incubo di sopraffare la nostra ragione.
Oggi, come non mai, soffermiamoci a guardare Il sonno della ragione genera mostri perché esso rappresenta un’esortazione a costruire un pensiero critico che ci renda liberi di scegliere, di schierarci e di avere piedi ben piantati a terra con lo sguardo verso l’infinito.
“Goya è sempre un artista grande e spesso spaventoso… Nessuno più di lui ha osato nel senso dell’assurdo possibile”
(Charles Baudelaire, Scritti sull’Arte)