Domenica 18 settembre 2022, San Giuseppe da Copertino
QUESTIONI DI BILANCIO E QUESTIONI DI EQUILIBRIO
EMERGENZA CONTINUA (E SENZA DENARI)
di Michele Rallo
Scostamento di bilancio sì, o scostamento di bilancio no? Oramai è scontro anche all’interno delle stesse coalizioni. Nel centrodestra Salvini chiede uno “scostamento” di 30 miliardi di euro (peraltro assai modesto) sostenendo che è meglio fare 30 miliardi di debiti adesso e salvare migliaia di imprese, piuttosto che farne 100 fra qualche mese per evitare chiusure generalizzate e licenziamenti in massa. Come dargli torto?
La Meloni, invece, con i piedi piantati saldamente per terra, è di tutt’altro avviso, perché con il nostro debito pubblico già alle stelle (ben oltre il 150% del PIL) sarebbe da folli aumentarlo ancora. Come dare torto anche a lei?
La verità è che siamo pericolosamente vicini al punto di non ritorno. O forse l’abbiamo già raggiunto. La verità è che, se non troviamo il coraggio per spezzare le sbarre della gabbia dove siamo rinchiusi, saremo fatalmente destinati a soccombere, stretti tra l’incudine di spese necessarie e indifferibili, e il martello dell’indebitamento pubblico attraverso cui ottenere il denaro occorrente per tali spese.
E ciò mentre le emergenze si sommano alle emergenze. Siamo ancora in emergenza postpandemica, con interi comparti squassati dai lockdown e incravattati dai debiti con le banche, con un sistema sanitario con l’acqua alla gola, senza fondi, senza personale (tranne i medici ucraini e gli infermieri cubani), con alcuni ospedali del sud che assomigliano sempre più ai gironi infernali.
Siamo in piena emergenza climatica, idrica soprattutto, anche qui con interi comparti (agricoltura, zootecnia) assediati da una siccità spaventosa.
Continuiamo ad essere in emergenza migratoria, invasi letteralmente da legioni di immigrati clandestini, quasi tutti giovani, in forze, e minacciosamente in età di servizio militare. Con problemi enormi di “accoglienza”, di ordine pubblico, sanitari e, naturalmente, con costi da capogiro per le nostre finanze.
E, come se non bastasse, c’è ora l’emergenza di una guerra cui ufficialmente non partecipiamo, ma che ci costa un occhio della testa per le sanzioni che colpiscono in primo luogo la nostra economia, per aiuti militari all’Ucraina il cui costo effettivo è rigorosamente top secret e, da ultimo, per quella masochistica “riduzione della dipendenza dal gas russo” che ci procurerà una catastrofe di cui ancora non si percepiscono le spaventose dimensioni.
Questa è la situazione reale di una Italia che si avvia allegramente all’appuntamento elettorale del 25 settembre, con due schieramenti che sono alternativi tra loro solo per un paio di pur importantissimi argomenti: l’immigrazione selvaggia e la follia gender, con un centro-destra che in materia ha certamente una lucidità che manca totalmente al centrosinistra.
Per il resto, però, i loro programmi sono praticamente gli stessi. In primo luogo la “fedeltà alle alleanze”. Il che comporta l’accettazione del dominio coloniale USA, anche nei suoi aspetti maggiormente lesivi dei nostri interessi nazionali, come nel caso dell’odierna guerra americana contro la Russia.
E, subito dopo, la “fiducia nell’Europa”, cioè in questa funesta Unione Europea che – non mi stancherò mai di ripetere – è in realtà l’anti-Europa. Una fiducia assolutamente malriposta, perché questa pseudo-Europa è solamente una trappola finanziaria che ci avviluppa con tutti i suoi infernali strumenti: da un PNRR che vuole farci fare le loro riforme con i nostri soldi, a un MES che periodicamente ritorna incombente sui nostri destini, a tutta la disastrosa architettura fatta di “riforme”, di “sacrifici necessari”, di macelleria sociale, di agguati alla nostra qualità della vita e, naturalmente, di tutta quella infame politica bellicista e sanzionatoria che mette in pericolo la pace europea.
È inutile farsi illusioni, quindi. Dopo il 25 settembre cambierà solamente qualcosa: l’Italia tornerà probabilmente a difendere i suoi confini da un’invasione migratoria che è un’arma impropria utilizzata da ambienti e servizi che ci sono ostili. E – diciamo anche questo – non sarà cosa da poco.
Per il resto, però, cambierà ben poco. Temo che la Meloni non avrà il coraggio di opporsi né alla “fedeltà alle alleanze”, né alla “fiducia nell’Europa”. Il che significa che l’Italia continuerà a dibattersi fra le tante “emergenze” di cui si è detto.
Esiste tuttavia un mezzo per opporsi a questo infame destino che ci hanno riservato i “poteri forti”. È il ricorso ad una moneta nazionale parallela, con cui lo Stato italiano potrebbe affrontare i costi altissimi delle tante emergenze che, altrimenti, finirebbero per strangolare la nostra economia.
I banchieri di scuola anglosassone – incominciando dal nostro Draghi – vedono una cosa del genere come la peggiore sciagura. E questo sarebbe un motivo in più per scegliere questa strada. Altrimenti, ci resterebbe soltanto l’“agenda Draghi”, buona soltanto per imporci “le riforme che l’Europa ci chiede”.
(Social, n. 469, 16 settembre 2022)