Minima Cardiniana 392/4

Domenica 18 settembre 2022, San Giuseppe da Copertino

UNA BUONA FORMULAZIONE PROBLEMATICA (DA CONCRETIZZARE)
PER ESSERE PROTAGONISTI DEL NOSTRO FUTURO
di Bruno Bosi
Visto come è stata determinata poi gestita la crisi di governo dobbiamo temere che sia in corso un tentativo di imbavagliare qualsiasi voce che non accetti di adattarsi al nuovo modo di governare a colpi di unanimità. L’unanimità è l’elemento fondamentale di ogni dittatura. La sorprendente velocità con la quale sono state convocate le elezioni è un tentativo di mettere fuori gioco quelle frange di società che sono critiche nei confronti dell’attuale sistema. Queste non hanno avuto il tempo di organizzarsi così che si preannuncia la solita estenuante competizione tra dx e sx mentre in realtà hanno lo stesso programma: mantenere la gestione della società nelle mani di politici di mestiere che in nome di un europeismo snaturato avranno il sostegno dell’EU e assieme a questa dovranno dare prova di servilismo nei confronti del vertice della finanza globale.
Questa postura viene definita atlantismo e si auto dipinge come sostegno alla divulgazione della democrazia mentre in realtà è un ulteriore tentativo di mantenere il potere politico e finanziario sulla globalizzazione unipolare. La realtà per fortuna è più complessa ed esistono comunità che hanno la dimensione, le risorse e la forza per aspirare a diventare un polo indipendente in una futura società globale multipolare. Questo non significa il ritorno al nazionalismo guerrafondaio del passato. La dimensione stato nazionale, se escludiamo la Cina e l’India, è inadeguata ad una società globale, devono sorgere aggregazioni di stati per raggiungere un peso determinante nelle relazioni tra diversi poli. Ogni polo deve perseguire i propri interessi con moderazione per non arrivare ad uno scontro violento. È quello che avviene in un libero mercato che non deve produrre dei vinti e dei vincitori, deve essere una relazione dove il più forte non ha interesse a strangolare il più debole se no il gioco finisce. L’anomalia che stiamo vivendo in questi mesi è data dal fatto che quella che sembrava il modello più avanzato di una società in evoluzione verso una globalizzazione multipolare, l’EU, non fa più il suo interesse, cioè l’interesse dei suoi cittadini, ma appoggia il polo USA nell’illusione di creare un blocco in grado di dominare o di imporsi sul resto del mondo. Non è possibile, inevitabilmente questa pretesa stimola la nascita di una coalizione contrapposta.
Ma ritorniamo al nostro caso particolare, le prossime elezioni potrebbero essere un’occasione per riprendere un cammino di progresso in direzione di un futuro migliore ed abbandonare la rassegnazione al declino. Anche se le così dette forze antisistema non possono coltivare l’illusione di vincere le elezioni hanno l’opportunità di prendere in mano la situazione. Una maggioranza raccolta frettolosamente potrà altrettanto frettolosamente essere sconfessata e travolta dalla piazza nei mesi a venire che si prevedono estremamente difficili. Il vincitore delle prossime elezioni, se ci sarà, andrà al governo con il consenso di un 25% degli aventi diritto al voto o in caso di sorprese impreviste dx e sx andranno al governo assieme sostenendo un personaggio tipo il “drago”. Una figura al di sopra delle parti, cioè coi piedi in testa ai cittadini e alla costituzione. Il governo a venire non si reggerà sul consenso di una maggioranza coesa ma sul sostegno delle forze che dominano la globalizzazione unipolare svuotando di senso la nostra democrazia già gravemente malata. Questo sistema deve peggiorare le condizioni di vita dei cittadini che lavorano e producono la ricchezza vera, per remunerare le mostruose quantità di denaro accumulato, inutilizzato e inutilizzabile, che si dice sia pari come valore a tutto ciò che già esiste e che verrà prodotto nei prossimi 40 anni. Per accettare questa valutazione dobbiamo uscire dalla politica ed entrare nel campo della fede, in una versione integralista. Se facciamo dipendere il nostro futuro dalla necessità di mantenere in piedi questa assurda e barcollante illusione nella potenza di qualcosa di virtuale, di qualcosa che non esiste, arriveremo alla rassegnazione a qualsiasi ingiustizia, anche ai sacrifici umani come già avvenuto per altre forme di culto.
L’alternativa è ripartire da una gestione politica di relazioni tra soggetti ai quali sono riconosciuti diritti uguali. Questo era il punto più alto raggiunto dalla scienza politica subito dopo le guerre mondiali, culminata con la “Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo” (DUDU). Per poter svolgere la funzione di precursori di un futuro migliore dobbiamo puntare ad unire tutti coloro che non si identificano nell’attuale incapace, inconcludente, servile e corrotta classe politica. Uniti, che non significa unanimità, possiamo riportare il cammino della nostra società in direzione di un futuro migliore. Iniziamo demolendo la visione di inevitabilità del declino senza alternativa proposto dal vertice unipolare e prontamente imposto dai nostri politici a colpi di emergenza. Tutto l’apparato istituzionale che doveva avere la funzione di implementare i valori espressi dalla nostra costituzione, si tramuta in un mezzo per sostenere un sistema insostenibile. Invocando una emergenza appositamente determinata cercheranno di far passare provvedimenti che limitano sempre più la libertà, la sicurezza e la felicità, intesa come benessere materiale. La realtà viene sistematicamente travisata dalla potenza dei mezzi d’informazione che diffondono una visione delle relazioni umane e internazionali volta a rinviare il crollo inevitabile dell’attuale sistema cercando di mantenere il potere, finanziario che diventa anche politico, al vertice unipolare dei nababbi che controllano il flusso di una ricchezza solo virtuale.
La politica attuale è autoreferenziale, avulsa dalla società di appartenenza in quanto è stata risucchiata dal vortice neoliberista dell’accumulo di denaro inutile ed inutilizzabile per quella che è la sua funzione naturale di facilitatore degli scambi commerciali, mentre è diventato potere politico in grado di legittimare o delegittimare i politici di tutto il mondo. Cambiare il modo di intendere la politica può significare o può essere considerato una rivoluzione culturale, ma con questo non intendiamo intervenire sul pensiero individuale, al contrario vogliamo valorizzare la libertà e la sensibilità dei singoli. Il nostro obbiettivo è liberare i singoli cittadini dalla cappa asfissiante del consumismo e della fede integralista nella funzione di riserva di valore attribuita al denaro. Il liberismo riesce a farsi percepire come lo stato naturale dell’esistenza umana, infastidito da tutto ciò che cerca di mitigarlo, da tutte le ideologie che non accettano di omologarsi, dalle aspirazioni ad un futuro migliore, dalle esigenze di progresso. In realtà il liberismo è un’ideologia che non ammette altre ideologie, è l’ideologia che giustifica le pretese dei più forti che nella nostra epoca sono coloro che col controllo dei flussi di denaro controllano la politica e manovrano, la mano ben visibile, degli apparati militari. Solo valorizzando e responsabilizzando le capacità e sensibilità individuali, alle quali il liberismo non ha la forza di negare l’uguaglianza dei diritti politici conquistati nel secolo scorso, si potrà riportare l’esistenza umana ad un rapporto fisiologico con l’ambiente e a rapporti amichevoli coi propri simili. Dobbiamo individuare degli obbiettivi raggiungibili in tempi brevi che riportino la politica al servizio della società, come dovrebbe essere in uno stato che si pretende democratico. Per fare questo non ci sarebbe niente da inventare, basterebbe dare attuazione alla nostra costituzione e ai principi della DUDU riguardo ai diritti sociali economici e culturali: non può esistere benessere senza libertà ma non può neanche esistere libertà senza quel minimo di equità nella distribuzione della ricchezza che esclude la povertà. Questa sembra essere la direzione da seguire per perseguire un futuro migliore, indicata da valori universali che sono ancora validi oggi come allora, il problema nostro è che quei valori non sono mai stati perseguiti. Valori che indicavano una direzione non un traguardo.
Non dobbiamo cadere nella trappola delle inutili polemiche sull’accaduto che monopolizzano la pubblica opinione con sterili divisioni che giustificano la paralisi di una politica ripiegata su se stessa in difesa dei propri privilegi. Le emergenze che ci vengono servite sembrano fatte apposta per dividere come sì-vax e no-vax o pro-Ucraina e pro-Russia. “dividi ed impera” è da sempre il motto dei dominatori, per imporre il potere dei più forti che deve essere passivamente accettato dai più deboli che diventano sudditi, rassegnati al declino. Sembra più facile, sicuramente più utile, puntare a forme di collaborazione tra soggetti diversi su aspettative future che uniformare giudizi riguardanti il passato. Un leader politico deve unire non dividere. I politici devono essere dei precursori di un futuro migliore che dando voce e mediando le diverse aspirazioni provenienti dal basso, le trasformano in volontà politica condivisa. Questa deve essere la rivoluzione del 21° secolo, un ulteriore passo sul percorso in direzione della democrazia.