Domenica 2 ottobre 2022, Santi Angeli Custodi
EDITORIALE
TUTTO SEMBRA GRAVE, MA FORSE È PEGGIO…
Diranno come al solito che ho un debole per Giorgia Meloni, ma lei fa quel che fa perché non può né vuole fare altro. È il suo momento: lei fa il mestiere della politica, sa che sta passando il suo autobus e difficilmente le capiterà di nuovo un’occasione del genere. È stata una bella vittoria: non solo e non tanto per il responso delle urne, peraltro negativamente condizionato dall’altissimo numero dei non votanti che nessun politico degno di questo nome può ignorare o sottovalutare, quanto per l’aver giocato tutti i suoi avversari con una mossa magistrale. Era il brutto anatroccolo del parlamento, lei perennemente sotto schiaffo con la spada di Damocle della rinnovata accusa di antifascismo che poteva scoccare in qualunque momento. Ma è riuscita a mettere a segno un colpo magistrale, costruito poco a poco e giorno per giorno.
Lei, leader dei sovranisti, lo è anche degli atlantisti e occidentalisti italiani. Sa bene che ciò costituisce, concettualmente, un paradosso al limite del tragico (o del ridicolo): sotto le bandiere della sovranità italiana, dovrà guidare il suo paese sulla via della subordinazione alla NATO e agli USA che ci tengono in pugno e che letteralmente padroneggiano il nostro territorio, il nostro paese. Un verso dell’inno che ispira il partito, recita “Va’ fuori d’Italia, va’ fuori o stranier”. Facile recitarlo in faccia ai gommoni dei poveri Cristi sul Mediterraneo. Impossibile cantarlo dove dovrebbe esserlo, davanti ai cancelli di Ghedi, della Dal Molin e di Camp Darby armati dei missili nucleari banditi dalla costituzione italiana e imposti dai nostri tutori-padroni. I medesimi che c’impongono anche il peso delle sanzioni comminate alla Russia ma in realtà destinate a mettere in ginocchio l’Europa con il suo consenso che dev’essere addirittura entusiastico. Giorgia Meloni è riuscita a ottenere tutto ciò: se superasse – e vedremo – anche la prova dell’inverno delle sanzioni, durante il quale scatterà la ferrea regola secondo la quale il premier in carica si vede addossare anche le colpe non sue bensì dei suoi predecessori, si meriterebbe davvero di continuare a guidare gli italiani alla faccia delle fosche profezie di Cassandra Calenda.
Allora, sarà forse molto dura. Ma per il momento lei vola: salvo il fatto che sa benissimo che l’appoggio ottenuto da Washington (che le è valso la cortesia a denti stretti da parte di politici e di mezzibusti televisivi che l’avevano fino ad allora svillaneggiata e che ora i loro padroni hanno loro proibito di continuare) le costerà sempre più caro nei prossimi mesi: o quanto meno fino alle elezioni statunitensi di Mid Term, che potrebbero – e ce lo auguriamo dal profondo del cuore – dare un segnale d’arresto alla follia senile di Mad Joe che sembra procedere dritto e deciso verso una guerra allargata e generalizzata, costi quel che costi pur di rovesciare Putin e ridimensionare la Russia che, dopo un lungo periodo di difficoltà, stava ricominciando a occupare fra Europa ed Asia il ruolo che le spetta e che merita. Li vediamo agire molto bene, gli agenti di Mad Joe e della sua banda, da Kiev a Teheran, seminando guerra e destabilizzazione. Lo seguiamo con attenzione il galoppino della banda, il signor Zelensky, che con grande zelo esegue il suo compito di far di tutto per destabilizzare la Russia, evitare qualunque possibilità di pace e guidare la sua gente al macello: perché questa guerra si fa con le armi che spediamo all’Ucraina a nostre spese, con i fondi e i “consiglieri militari” che le mandiamo e con il loro sangue. Guerra americana all’Europa fino all’ultimo ucraino.
Tutte queste cose, Giorgia le sa. A lei spetta il ruolo di far di tutto affinché gli italiani collaborino gioiosamente e concordemente o quasi contro il loro interesse e l’interesse dell’Europa: avete visto l’avvertimento mafioso alla Germania? Un bell’attentato costosissimo e inquinante: così imparano a fare i loro interessi in barba alla disciplina comunitaria. Ma chissà che la governatrice Meloni della Provincia NATO Italia, in cuor suo, non ammiri un po’ i tedeschi che si dimostrano più sovranisti di lei.
E forse prepara qualcosa: in fondo, il Mid Term potrebbe andare davvero proprio male per Mad Joe. E allora, perché non fare qualche risparmio?
E sul libretto di risparmio della governatrice Meloni, accanto all’endorsement dell’attuale governo statunitense che può consentirle anche di dare il benservito a Salvini (dovrebbe farlo comunque: gli americani non gli hanno mai perdonato certe passate debolezze filoputiniane e forse hanno incaricato Giorgia di bacchettarlo), c’è la carta dell’amicizia con Orban, che potrebbe rivelarsi un asso di picche se il vento cambiasse. Giorgia si trova bene nella NATO, ma non altrettanto con l’Europa: e ciò la pone vicino a un’eterogenea ma interessante compagnia di exUE, semiUE, antiUE, dalla Turchia all’Inghilterra. Per ora, nessun paese europeo ha mai osato avanzare una qualche proposta di cessate-il-fuoco perché gli americani non la gradirebbero, nonostante l’incoraggiamento autorevolissimo nientemeno che del presidente cinese. Bisogna andare avanti col massacro finché Putin non molla o non viene rovesciato da qualche generale o da qualche rivoluzione arancione. Questi però sono i piani di Mad Joe: e Giorgia la governatrice obbedisce dichiarando con la solita grinta che Putin è addirittura “un pericolo per l’Europa”. Le solite anime candide si meravigliano che lei stia dando segni di seguire le tracce di Draghi: ma non è ovvio, dal momento che dipendono dal medesimo principale? Fate che cambi il boss, là nella bella America, e potremmo vederne di cose… Magari un eventuale nuovo presidente USA potrebbe chiedersi se vale la pena di regalare la Russia alla Cina, e per dare a Mosca una prova di buona volontà potrebbe scaricare Zelensky. Attenta, signora Meloni: il vero sovranista, come diceva il Manzoni, è uno che “indocile serve, pensando al regno”. Non perda colpi. Ma attenzione: quelli hanno le armi nucleari e da un po’ stanno parlando troppo spesso dell’eventualità di usarle. FC