Minima Cardiniana 395/4

Domenica 9 ottobre 2022, San Dionigi

IL SABOTAGGIO DEL “NORD STREAM”
LA GUERRA MINACCIA LA GERMANIA
di Michele Rallo
Ricordate cosa dicevo la settimana scorsa? “La guerra americana contro la Russia (travestita da guerra in Ucraina) è stata anche una guerra mossa contro la Germania e contro l’Europa a guida tedesca; anche se la Germania e l’Europa non l’hanno capito. Gli USA hanno voluto impedire che potesse nascere un monolite economico euroasiatico che faceva loro paura”.
Puntuale è arrivato il riscontro, sotto forma di cariche esplosive che hanno messo fuori uso (forse per sempre) i gasdotti sottomarini che vanno dalla Russia alla Germania. Segno inequivocabile – è la mia personale opinione – che gli americani hanno deciso di usare le maniere forti anche contro la Germania e, di riflesso, contro l’Europa.
Che il sabotaggio di Nord Stream 1 e Nord Stream 2 sia opera degli USA è nella logica delle cose. Anche se in Italia non lo si può dire, pena l’accusa di essere “amici di Putin”. A negare ogni ipotesi di responsabilità americana – magari ovattata con la formula ipocrita dello “scambio di accuse” – possono essere soltanto coloro che, fino a ieri, non escludevano che i russi stessero autobombardando le proprie postazioni e i propri uomini nella centrale nucleare di Zaporija, da loro occupata e tenuta fin dai primi giorni di guerra.
Gli stessi media sostengono oggi che fra Washington e Mosca ci sia uno “scambio di accuse” anche per il sabotaggio dei gasdotti russo-tedeschi. Come se fosse concepibile, anche soltanto in via di azzardatissima ipotesi, che la Russia si facesse gli autoattentati, contro le sue proprietà e contro le sue attrezzature. Ciò sarebbe avvenuto – sostengono i velinari della CIA e gli innamorati nostrani del sogno americano – perché Mosca voleva una scusa per non mandare gas alla Germania direttamente (e quindi a costi più bassi), invece che attraverso i gasdotti terrestri, che devono pagare pedaggio a Ucraina e Polonia (con costi naturalmente più alti).
Ecco allora, secondo gli atlantisti di sicura fede, che i russi hanno preferito causarsi un danno di proporzioni colossali; invece – ammesso che avessero avuto quella intenzione – di chiudere semplicemente il rubinetto che immetteva il gas nel Nord Stream. Certo, nessuno qui in Europa ha tanta faccia tosta per dire che le cose siano andate certamente in quel modo, ma la formula dello “scambio di accuse” è sufficiente ad evitare che l’opinione pubblica del Continente si rivolti contro gli USA, contro la NATO e contro i governi che di USA e NATO sono succubi.
Qualcosa, tuttavia, inizia a scricchiolare in Europa e soprattutto in Germania, obiettivo privilegiato della guerra americana all’Europa. Una guerra che mira alla deindustrializzazione del nostro Continente, destinato – secondo le menti malate del Complesso Militar Industriale di Washington (di cui si è a più riprese parlato su queste stesse colonne) ad un livello di sviluppo economico-sociale (e politico) pari a quello del Sudamerica. L’assaggio si avrà nei prossimi mesi, con una crisi energetica che metterà in ginocchio l’industria e tutte le attività economiche europee. Una crisi indotta dalle sanzioni alla Russia e dalla “riduzione della dipendenza dal gas russo”; oltre che – per buona misura – da qualche azione militare “coperta”, come quelle di cui stiamo parlando.
La mia è una ricostruzione fantapolitica? Può darsi. Fatto sta che il 7 febbraio scorso quel giuggiolone di Biden ammise candidamente in una conferenza-stampa (che tutti possono rivedere in rete) che “se la Russia invaderà l’Ucraina non ci sarà più un Nord Stream 2: vi metteremo fine”. E – alla domanda di un giornalista sul come fare – precisò: “Le assicuro che saremo in grado di farlo”.
Alla conferenza-stampa partecipava anche il cancelliere tedesco Olaf Scholz, la qualcosa dava alle frasi di Biden il sapore di una minaccia rivolta proprio alla Germania. Ma il candido Scholz non mostrava di averlo capito e, anzi, faceva segni di approvazione, come se la Germania potesse essere lieta di un danno economico di proporzioni incalcolabili.
Adesso, forse, qualche cosa comincia a penetrare nella cortina di ottusità di certa politica tedesca, quasi che qualcuno si sia finalmente reso conto che la guerra americana è si diretta contro la Russia, ma indirettamente anche contro la Germania e l’Europa.
Dico questo perché il governo tedesco non si è unito al coro di accuse a Mosca per il sabotaggio dei due gasdotti Nord Stream, ma ha imputato l’azione a servizi segreti di un generico “paese straniero”. E, a Berlino, qualcuno aggiunge a mezza voce che debba trattarsi di servizi segreti dotati di mezzi assai potenti, in grado di mettere a segno atti di sabotaggio estremamente complessi e di grande difficoltà. In proposito, mi sembra di ricordare che recentemente, sulla stampa specializzata, gli americani abbiano menato vanto di un sistema d’arma di nuova generazione, in loro possesso ed in grado di fare cose portentose: quello dei droni subacquei.
Comunque, il governo di Berlino sembra essersi deciso a reagire, almeno sul piano finanziario. Lo stanziamento in deficit di 200 miliardi di euro per fronteggiare il caro-energia significa una cosa soltanto: la Germania non accetta di essere deindustrializzata ed intende contrastare la crisi economica in arrivo; invece di subirla mansuetamente, come da ricette di subordinazione atlantista di marca draghiana. Ricette che – voglio sperare – il nuovo governo italiano possa trovare il coraggio di gettare nella pattumiera.