Domenica 23 ottobre 2022, San Giovanni da Capestrano
EDITORIALE
IL GIORNO DEL GIURAMENTO
Debbo dire che mi ha commosso Giorgia Meloni, così piccola e austeramente nerovestita (speriamo che nessuno ne approfitti per la sua cromatica “neofascista”…) giurare nella grande sala del Quirinale; e che mi è piaciuto il suo riferimento al giorno di san Giovanni Paolo II, il suo mettersi sotto le ali protettrici di quel gigante della storia della Chiesa contemporanea. Per il momento, l’hanno trattata con rispetto, o quanto meno con correttezza.
Eppure, ci sono già molte nubi all’orizzonte. Per il momento lasciamo lavorare il nuovo governo, che senza dubbio non è (non poteva esserlo) quello “di altissimo profilo” che lei ci aveva assicurato – ad impossibilia nemo tenetur –, ma che avrebbe potuto comunque esser molto presto, e lo vedremo già con i sottosegretari.
Per ora comunque la nuova presidente del consiglio dovrà star molto attenta ad evitare gaffes e scivoloni. Enumero tre pericoli per lei letali. Cominciamo da quello più urgente, che comunque l’accompagnerà a lungo come una specie di spada di Damocle. Si guardi dal 28 ottobre. Nelle varie TV hanno già cominciato il tormentone: e qualunque cosa lei dirà le sarà rivolta contro. Cerchi di gestire saggiamente il ruolo dell’Italia nei confronti di NATO e di Unione Europea, specie in concomitanza con la guerra: una sua parola sulla necessità di far tacere le armi sarebbe apprezzata da molti (e se non la pronunzia lascerà il sospetto che la Casa Bianca o la NATO non glielo permetta). Dica al momento opportuno una parola sui migranti e sugli “ultimi” che consenta a papa Francesco di esplicitare un consenso che è già nell’aria, ma che potrebbe guastarsi ad esempio a causa di qualche intemperanza da parte di questo o di quel membro del suo governo.