Domenica 30 ottobre 2022, Sant’Angelo d’Acri
EDITORIALE
Giorgia Meloni si è servita magistralmente dell’appoggio politico e diplomatico statunitense per tenere a bada le insidie di chi contava sul solito ricorso all’antifascismo per ricattarla e condizionarla; ha stupito molti con la grinta e lo stile che chi la conosceva un po’ meglio sapeva esserle propri ma che chi si fidava delle caricature mediatiche delle quali era oggetto non sospettava nemmeno; è stata ineccepibile e inappuntabile. Ma insomma – si sono chiesti molti, un po’ sconcertati –, da dove esce questa? Non era una neofascista o magari una postfascista?
Il nuovo signor presidente del Consiglio dei ministri ci riserva altre sorprese. Ma ne aspetta anche lei: e il difficile deve venire. Dove cercheranno di trascinarla i suoi alleati? E come gestire le opposizioni, come trarre vantaggio dalle loro differenze e dalle loro rivalità? E che cosa succederà quando, forse tra breve, le conseguenze indirette delle malaugurate sanzioni alla Russia – che lei sostiene senza se e senza ma, così come sostiene Zelensky – si faranno sentire, e saranno in tanti ad addossare a lei anche le colpe dei suoi predecessori?
Per capirla bene, o per fraintenderla meno, sarebbe forse bene capire quale sia il tipo di suo passato politico. Si fa presto a dire che proviene dal MSI. Leggetevi e meditate bene la splendida intervista al riguardo rilasciata da Marco Tarchi. Specie in materia di nazionalismo, di populismo e di sovranismo, si tratta di righe esemplari.