Minima Cardiniana 405/6

Domenica 22 gennaio 2023, Santa Emerenziana

MA FORSE, A OVEST DELLA RUSSIA (CIOÈ NELL’EUROPA, ALMENO DEL CENTRO E/O DELL’EST), C’E’ QUALCOSA DI NUOVO
Ma chissà, magari nella macchine di guerra occidentale c’è qualcosa che non va. Eh, i soliti tedeschi…

A RAMSTEIN GLI ALLEATI NON HANNO TROVATO L’ACCORDO SUI CARRI LEOPARD ALL’UCRAINA
Cinque ore di riunione ma resta la titubanza tedesca. Berlino: “Decideremo a breve”. Polonia ancora in pressing. Zelensky: “Non c’è alternativa”.
Non sono state esaudite, per ora, le richieste dell’Ucraina di ricevere presto, in vista di una nuova controffensiva per riprendere il controllo dei territori occupati dalla Russia, una spedizione di carri armati Leopard, fabbricati dalla Germania, che da contratto può anche impedire ai paesi a cui li ha venduti di cederli a terzi. “Il Cremlino deve perdere, se avete i tank, dateceli!”, aveva tagliato corto il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, ma l’ottava riunione tra gli oltre cinquanta stati del Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina nella base aerea di Ramstein, in Germania centro-occidentale, si è conclusa dopo cinque ore senza che siano state sciolte le divisioni tra gli alleati sulla fornitura di questi veicoli corazzati di fabbricazione tedesca, ritenuti da più parti i più adatti a far passare Kiev dalla difesa all’attacco.
Dal canto loro, gli Stati Uniti sono rimasti fermi sulla linea di non mettere sul tavolo i propri carri Abrams, adducendo problemi logistici e di manutenzione estesi e complessi per questi veicoli ad alta tecnologia: molto più produttivo sarebbe inviare appunto i Leopard tedeschi.
Il partito socialdemocratico del cancelliere tedesco Olaf Scholz è tradizionalmente scettico nei confronti di ogni coinvolgimento militare della Germania e non nasconde il timore di un’ulteriore escalation di Mosca in Ucraina. Parlando ai giornalisti, il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius ha comunque assicurato che Berlino “prenderà le sue decisioni prima possibile”. Il ministero sta valutando le scorte di carri armati della Germania in modo da poter essere preparato per un possibile via libera ed essere in grado di “agire immediatamente”. Pistorius ha aggiunto che la Germania “bilancerà tutti i pro e i contro prima di decidere cose del genere. Sono molto sicuro che ci sarà una decisione a breve ma non so quale”.
A Berlino intanto l’opposizione è sul piede di guerra e teme danni irreparabili per la reputazione del paese. “Questo andirivieni sulla questione è un disastro comunicativo per la Germania”, ha commentato Roderich Kieswetter della Cdu. “I danni per la reputazione del Paese dopo questo atto di rifiuto sono incalcolabili”, ha incalzato il collega di partito Joahnn Wadepaul. Secondo la Bild la trattativa con gli americani sarebbe fallita. “Una figuraccia”, sentenzia die Welt.
Nove Paesi europei in un comunicato congiunto hanno intanto dato vita al “Patto di Tallinn” con l’impegno a donare all’Ucraina una serie di mezzi “senza precedenti” tra cui “carri armati, artiglieria pesante, difesa aerea, munizioni e veicoli da combattimento di fanteria”. Il gruppo, che comprende oltre a Gran Bretagna e Polonia anche Estonia, Lettonia, Lituania, Danimarca, Repubblica Ceca, Paesi Bassi e Slovacchia, ha poi promesso di voler “sollecitare” gli altri alleati e partner “a seguire l’esempio”. La Polonia tra gli alleati è insieme al Regno Unito il paese che più convintamente sostiene la necessità di inviare i carri armati, al punto di minacciare di farlo senza il nulla osta tedesco, violando quindi i contratti di fornitura. Lo strappo per ora non è arrivato, ma fosse per Varsavia, e per Londra, Kiev riceverebbe anche i caccia occidentali F-16, oltre ai veicoli di terra. Il ministro della Difesa Mariusz Blaszczak si è detto “convinto che la costruzione della coalizione” sui Leopard “si concluderà con un successo”.
Il segretario della Difesa americano Lloyd Austin ha consigliato di non focalizzare troppo l’attenzione su “un mezzo solo”, cioè i carri, e si è detto convinto che il pacchetto da 2,5 miliardi di dollari deciso da Washington, specie in combinazione con gli aiuti decisi dagli altri alleati, sarà sufficiente (“se usato in modo appropriato”) a dare a Kiev una posizione di vantaggio sul campo di battaglia: “È il momento di non cedere, non indugeremo e non esiteremo ad aiutare l’Ucraina: questo è un momento decisivo per Kiev e per tutto il mondo, si tratta del futuro che vogliamo dare ai nostri figli e nipoti”. Washington in serata ha designato come organizzazione criminale transnazionale la società militare privata russa Wagner (50mila gli effettivi stimati in Ucraina), preannunciando ulteriori sanzioni la prossima settimana contro la compagnia di mercenari e il suo network di sostegno in vari continenti.
Per l’Italia c’era il ministro della Difesa Guido Crosetto: “Ogni giorno”, ha spiegato al termine della riunione, “è importante. Ci aspettiamo nelle prossime settimane un inasprimento della guerra con un aumento esponenziale degli attacchi via terra che andranno ad aggiungersi a quelli missilistici portati dalla Russia in quest’ultimo periodo”. Ecco perché “bisogna passare dalle parole ai fatti nel più breve tempo possibile” e “noi continueremo a fare la nostra parte”: il sesto decreto sugli aiuti militari è in via di definizione.
Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg ha affermato all’agenzia Reuters che i sostenitori dell’Ucraina devono concentrarsi non solo sull’invio di nuove armi, ma anche sulla fornitura di munizioni per i sistemi più vecchi e sull’assistenza alla loro manutenzione. Il capo del Comitato militare dell’alleanza atlantica, l’ammiraglio Rob Bauer, ha sottolineato che “dare via armi ora costa denaro, ma il costo per tutti noi sarà molto più alto se la Russia vince la guerra in Ucraina. Dobbiamo valutare seriamente ciò che l’Ucraina richiede e, se possibile, dare loro tempestivamente ciò che chiedono”.
Zelensky, intervenendo su Telegram dopo la conclusione della riunione, vede comunque il bicchiere mezzo pieno: “In generale, possiamo concludere che il vertice di Ramstein di oggi rafforzerà la nostra resilienza. I partner hanno un atteggiamento di principio: sosterranno l’Ucraina quanto necessario per la nostra vittoria. Sì, dovremo ancora lottare per la fornitura di carri armati moderni, ma ogni giorno rendiamo più evidente che non c’è alternativa. Ringrazio tutti i partner che hanno chiaramente sostenuto la posizione ucraina nelle discussioni che hanno avuto luogo”.
Nel frattempo, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che il dispiegamento di carri armati occidentali innescherebbe conseguenze “inequivocabilmente negative”, perché “tutti questi carri armati richiederanno sia manutenzione che riparazioni, e così via, quindi (inviarli) aumenterà i problemi dell’Ucraina, ma non cambierà nulla per quanto riguarda il raggiungimento dei suoi obiettivi da parte russa”.
(Giuseppe Asta, RaiNews, 20 gennaio 2023)