Minima Cardiniana 408/2

Sabato 11 febbraio, Apparizione della Beata Vergine Maria a Lourdes
Domenica 12 febbraio, Santa Eulalia, Sesta Domenica del Tempo Ordinario

EDITORIALE
SIAMO IN GUERRA
“La guerra in Ucraina è stata la giusta difesa di un Paese membro della Nazioni Unite dall’attacco alla sua sovranità da parte della Russia, suo confinante che l’ha invasa il 24 febbraio 2022. Questa è la patente di giustizia e legittimità esibita dall’Ucraina al Mondo all’atto dell’invasione. Una partente incontestabile se non fosse stata rilasciata dall’Occidente molto tempo prima dell’invasione, senza esami, quasi a volerla provocare. Una patente con validità retroattiva per tutte le infrazioni passate e a priori per quelle future. Una patente usata non per evitare il conflitto, ma per inasprirlo, allargarlo e prolungarlo. Una patente a prescindere da ciò che era accaduto pochi giorni prima, pochi mesi prima, pochi anni prima e diversi decenni prima. La guerra poteva essere evitata, ma non l’ha voluto nessuno.
Ed è una guerra strana proprio per questa esistenza di un dopo senza che sia mai stato considerato un prima qualsiasi. La legittimità ‘a priori e a prescindere’ è un dogma dell’Occidente. Ma chi è l’Occidente e su quali princìpi si basa la sua visione del mondo? È quella parte del mondo che rappresenta appena un quarto delle terre emerse e un settimo della popolazione mondiale. Quella che produce il cinquanta per cento del prodotto nazionale lordo (PIL) globale (circa novantaquattro trilioni di dollari) e consuma gran parte di quello del resto del mondo. L’Occidente culturale si basa sui princìpi della civiltà classica ed europea, ma soprattutto sulla ricchezza materiale; sull’idea che esista una supremazia del denaro sullo spirito e che lo spirito stesso giudaico-cristiano sia superiore a qualsiasi altro: a priori e a prescindere. L’Occidente geopolitico comprende Stati Uniti, Canada, Unione Europea, altri stati europei, Gran Bretagna, Israele, Giappone, Sud Corea e Australia. L’Occidente che aderisce alle regole dettate dagli Stati Uniti e che dovrebbe salvare il cosiddetto ‘Ordine mondiale liberale’ non si trova a suo agio nei fori internazionali come le Nazioni Unite, dove un filo di voce spetta a tuti gli Stati e non Stati esistenti”.
Queste lucide, limpide, irreprensibili e implacabili parole costituiscono l’incipit, la prima pagina di un libro tanto esemplare quanto sconvolgente: L’Europa in guerra, di Fabio Mini, or ora edito dalla edizioni “PaperFirst” de “Il Fatto Quotidiano”. Costa 16 euro e ne vale millanta volte tanto. Il testo che abbiamo citato, corrispondente alle pp. 12-13, andrebbe pubblicamente letto, fatto copiare e mandar a memoria a tutti gli studenti del mondo fra i 12 e i 18 anni.
Ma le sue 203 pagine dicono e dimostrano ancora di più. Sono la serena incontestabile dimostrazione di come questa guerra, a lungo prevista e preparata da chi attualmente governa gli Stati Uniti d’America e manovra lo strumento politico-industriale-militare della NATO nonché dalle numerose e potenti lobbies che formalmente lo fiancheggiano e sostanzialmente lo gestiscono a livello statunitense (il “complesso militar-industriale” di cui parlava già il generale-presidente Eisenhower) e mondiale, non è diretta tanto contro la Russia quanto – e principalmente – contro l’Europa, la quale ne sopporta il peso, i costi, i disagi e le conseguenze.
E tutto ciò viene da lontano. Contrariamente a quanto hanno cercato di far credere (purtroppo riuscendovi, almeno a livello di vaste aree dell’opinione pubblica), gli USA hanno sempre temuto e ostacolato come una temibile concorrente e in prospettiva una pericolosa avversaria nella corsa all’egemonia mondiale quell’Europa politicamente unita ch’era nei voti di molti (a cominciare da Konrad Adenauer, Robert Schuman e Alcide De Gasperi) e della quale l’Unione Europea dei Borrell e delle von der Leyen è solo uno squallido succedaneo. Fine costante delle classi dirigenti statunitensi è stato la limitazione economica dell’Occidente europeo, il suo condizionamento tecnologico e intellettuale e la negazione di qualunque strumento militare indipendente nelle sue mani: quindi, e in conseguenza di ciò, il divieto sostanziale di esercitare una politica estera veramente libera e responsabile.
Ha dunque perfettamente ragione Mini. La guerra statunitense contro la Russia è in realtà una guerra contro l’Europa; in quanto tale, è parte di un disegno nato negli Anni Novanta del secolo scorso obiettivo del quale è non tanto e non solo la Russia, quanto soprattutto e in ultima analisi la Cina; lo scenario auspicato è una costellazione di paesi militarmente deboli e subordinati agli USA nonché collegati al loro mercato neoliberistico e consumistico che dalle coste orientali dell’Atlantico giunga ai confini del nuovo “Impero di Mezzo”; strumenti principali di ciò sono e saranno l’omologazione (e l’appiattimento) culturale e il “pensiero unico”, nerbo sostanziale del western way of life and thinking. Le celebrazioni di ludi come quello annuale sanremistico sono la novena di Natale, la Settimana Santa e le feste di Carnevale di questa Religione del Nulla ch’è il vero Anticristo al quale tutti gli esseri umani che intendano mantenere dignità e libertà hanno il dovere di opporsi con ogni possibile mezzo.
Intanto, il filobellicismo convinto di non rischiar nulla di personale impazza: e tutto il mondo sembra tornar a infiammarsi. Guardate alla Siria e allo Yemen, guardate al Congo, guardate al Perù e al Brasile, alla Bolivia e all’Argentina. La storia si è rimessa in cammino, anzi ha ricominciato a correre. Volevate dare una lezione a Putin? Ve ne accorgerete…