Minima Cardiniana 412/5

Domenica 12 marzo 2023, Terza Domenica di Quaresima

PAULO MAIORA CANAMUS/3
PROTESTE IN GEORGIA, L’ENNESIMA PROVOCAZIONE?
di David Nieri
Il Divo Giulio (Andreotti) sosteneva che a pensar male si fa peccato, ma che qualche volta ci si azzecca.
Nel caso delle proteste scoppiate qualche giorno fa a Tblisi presso la sede del Parlamento georgiano, personalmente mi pento e mi dolgo (recito, dunque, l’atto di dolore) di aver “pensato male”. Ma lo sventolar di bandiere georgiane insieme a quelle dell’Unione europea – la straordinaria Europa delle magnifiche sorti, sogno proibito di tutti i cittadini che, dalla parte giusta della Storia, vorrebbero farne parte –, con la ragazza simbolo del Bene che viene investita dagli idranti della polizia (immagine che ha fatto commuovere un fior di giornalista come Pierluigi Battista), qualche perplessità può anche suscitarla. Dobbiamo comunque constatare che il tempismo di una mobilitazione che ha seguito la vulgata dell’aggressore e dell’aggredito è a dir poco perfetto: sembra infatti che tutti, ma proprio tutti i paesi europei che non l’hanno ancora fatto, vogliano preparare armi e bagagli ed emigrare nell’Unione europea e/o nella Nato. Tutti. Anche se a molti analisti sfugge che, a tal proposito, c’è qualcuno, da qualche parte del globo, che la pensa diversamente: i 3/4 della popolazione mondiale, infatti, mal digeriscono il cosiddetto “Occidente” a trazione atlantica (che con l’Occidente inteso in senso giudaico-cristiano ha in comune poco o nulla) che per secoli li ha sfruttati, depauperati di risorse, ingannati e martoriati grazie (anche) al collaborazionismo di governi fantoccio compiacenti rispetto al colonizzatore di turno.
La repubblica caucasica di Georgia rappresenta un’altra retrovia della guerra russo-ucraina. Il governo del blocco “Sogno Georgiano” (SG) ha introdotto due disegni di legge (“Sulla trasparenza dell’influenza straniera” e sul “Registro degli agenti stranieri”), il cui impianto richiede di schedare tutte le organizzazioni e le società no-profit che ottengono almeno il 20% dei loro finanziamenti dall’estero.
Il fatto è che i suddetti disegni di legge andrebbero a colpire un vasto settore cresciuto negli anni sui finanziamenti statunitensi ed europei volti a influenzare le dinamiche politiche del paese in chiave filo-occidentale. Tali misure hanno quindi scatenato mobilitazioni di piazza degenerate in duri scontri con la polizia davanti al Parlamento, l’ultimo capitolo di un confronto che dura da 12 anni ma che si è di nuovo infiammato a causa del conflitto russo-ucraino.
La scena politica georgiana si divide fra i sostenitori di SG e l’opposizione filo-occidentale, formatasi negli anni in cui il paese è stato retto da Mikhail Saakashvili, figura a dir poco controversa, protagonista di una breve guerra con la Russia nel 2008 (dopo l’attacco georgiano all’Ossezia proclamatasi indipendente). Passato poi al servizio delle autorità ucraine, dopo essere stato incriminato e finito in carcere anche a Kiev, Saakashvili è rientrato illegalmente in patria dove è ora detenuto e in sciopero della fame.
L’opposizione, richiamando i disegni di legge citati, ha denunciato un piano per far deragliare il paese dal suo percorso verso l’Unione europea. Joseph Borrell – poteva mancare? – ha dichiarato i provvedimenti “incompatibili con i valori europei”. Avevate qualche dubbio?
Da parte sua, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha colto diverse similitudini tra gli eventi di Tblisi e quelli di Euromaidan a Kiev, che nel 2014 portarono al rovesciamento del presidente filorusso Viktor Yanukovich. In un’intervista alla televisione di Stato ripresa dalla Tass, il capo della diplomazia di Mosca ha ribadito che la Russia considera il rovesciamento di Yanukovich come un “colpo di Stato” sostenuto dall’Occidente. Per Lavrov, i disordini in Georgia sono stati orchestrati dall’estero per creare problemi ai confini russi e le proteste contro la legge sugli ‘agenti stranieri’ è “solo una scusa per tentare un cambio di potere con la forza”.
Lavrov ha aggiunto che “tutti i Paesi confinanti con la Russia dovrebbero trarre le loro conclusioni sul grado di pericolo nel prendere la strada dell’inclusione nella zona di responsabilità o nella zona di interesse degli Stati Uniti”, attaccando inoltre l’Occidente e accusandolo di voler mettere “l’India contro la Cina”. “I nostri amici indiani lo capiscono molto bene. Ci hanno detto francamente che i veri obiettivi che la Nato sta perseguendo si estendono non solo alla regione euro-atlantica, ma anche a quella indo-pacifica”.
Vero. A pensar male si fa peccato.