Domenica 26 marzo 2023, Quinta Domenica di Quaresima
… E SE I RUSSI NON MANGIASSERO I BAMBINI?
Su questa faccenda del sequestro di bambini ucraini da parte russa, sulla quale si è pronunziata la Corte Penale dell’Aja, francamente saremmo di bocca molto buona se dicessimo ch’è stata fatta piena luce. In questi casi, sarebbe bene sentire sempre l’altra campana prima di giudicare. E difatti…
COMUNICATO DELL’AMBASCIATA DELLA FEDERAZIONE RUSSA IN ITALIA
In relazione alle numerose speculazioni dei mass media sul presunto “spostamento forzato e deportazione di bambini ucraini”, vorremmo ricordare che la Russia ha dato rifugio ai bambini costretti a fuggire con le loro famiglie dai bombardamenti e dalle atrocità dell’esercito ucraino. Maggiori informazioni sono disponibili nel materiale del Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa:
“SULLA SITUAZIONE DEI BAMBINI EVACUATI DALLE NUOVE REGIONI RUSSE E DALL’UCRAINA”
Lo status giuridico dei bambini evacuati dalle nuove regioni russe e dall’Ucraina, le misure per la loro accoglienza e collocazione e l’istituzione di tutele e affidamenti per loro devono essere affrontati in due tempi: 1. Dal momento del riconoscimento da parte della Federazione Russa dell’indipendenza della Repubblica Popolare di Donetsk (di seguito DPR) e della Repubblica Popolare di Lugansk (di seguito LPR) (21.02.2022) fino all’accettazione di queste repubbliche e delle regioni di Zaporozhye e Kherson, nella Federazione Russa (30.09.2022); 2. Dall’ammissione delle suddette Repubbliche e delle regioni di Zaporozhye e Kherson alla Federazione Russa fino ad oggi.
Dopo il riconoscimento da parte del nostro Paese dell’indipendenza della DPR e LPR, a fronte della politica irresponsabile e aggressiva delle autorità ucraine che non intendevano risolvere il conflitto nel Donbass se non con la forza, i capi di DPR e LPR hanno deciso di evacuare i civili dalle repubbliche verso la Federazione Russa.
La maggior parte dei bambini evacuati è arrivata nella Federazione Russa con la propria famiglia, accompagnata da genitori, tutori e affidatari. Sono stati ospitati in centri di accoglienza temporanea, hanno trovato rifugio presso parenti o, se possibile, hanno preso un alloggio in affitto.
Tra gli sfollati c’erano anche gli alunni degli istituti repubblicani per orfani e bambini rimasti senza cure parentali (circa 2.000 persone in tutto), legalmente rappresentati dai direttori o dai dipendenti di tali istituti.
È quindi sconcertante che ci siano molte speculazioni sull’arrivo di un gran numero di bambini non accompagnati nel nostro Paese, dal momento che il termine “bambini non accompagnati” di solito si riferisce a minori che sono stati separati da entrambi i genitori e dai parenti e che sono privi della custodia di adulti che sono tenuti, per tradizione o per legge, a fornire tale custodia.
Per quanto riguarda i bambini evacuati dagli istituti nazionali per orfani e i bambini privi di cure parentali, tenendo presente il principio dell’interesse superiore del bambino, il Presidente della Federazione Russa ha ordinato l’immediata rimozione degli ostacoli giuridici al collocamento di tali bambini in strutture familiari, preferibilmente sotto la tutela o la custodia preventiva di cittadini russi.
Questa posizione dei vertici della Federazione Russa non solo ha evidenziato ancora una volta la priorità che la Federazione Russa attribuisce alle questioni di protezione dell’infanzia, ma ha anche dimostrato l’impegno a migliorare i meccanismi di tale protezione.
Va notato in particolare che tra tutte le possibili forme di collocamento dei bambini provenienti dalla DNR e dalla LNR, l’adozione da parte di cittadini russi non è mai stata considerata una forma prioritaria di collocamento e, secondo il Commissario presidenziale russo per i diritti dei bambini, M.A. Lvova-Belova, non è stata attuata nella pratica.
Il collocamento dei bambini in tutela provvisoria è stato identificato come la forma preferibile, tenendo conto del potenziale ricongiungimento dei minori con i loro consanguinei, se ne vengono trovati. Se i genitori o i rappresentanti legali esprimono il desiderio di portare via i figli minori, la questione viene affrontata immediatamente.
L’esperienza del ricongiungimento dei tre figli di M. con il padre è notevole. Subito dopo aver contattato l’ufficio del Commissario, i bambini gli sono stati riconsegnati senza ostacoli e il padre è stato assistito nel viaggio verso i Paesi baltici. Tuttavia, il padre sta ora diffondendo tra i media informazioni non veritiere sulle incredibili difficoltà e sugli ostacoli che avrebbe incontrato per riprendere i bambini.
La storia del ricongiungimento della famiglia T. è esemplificativa: la madre di cinque minori, cittadina ucraina, era partita per lavoro alcuni mesi prima dell’inizio dell’Operazione Militare Speciale, e di conseguenza i minori erano stati temporaneamente ospitati in un istituto. Successivamente sono stati evacuati, accompagnati dal loro tutore (il capo del distretto in cui si trova l’istituto), verso il territorio della Federazione Russa. La madre, desiderosa di ricongiungersi con i bambini, ha contattato le autorità di tutela e l’ufficio del Commissario. Le sono stati forniti i biglietti per Mosca e noleggiato il mezzo di trasporto per recarsi, accompagnata dal personale dell’ufficio del Commissario, fino al luogo dove risiedevano i bambini. La famiglia si è felicemente riunita.
Va menzionato anche il ricongiungimento di una cittadina ucraina con le due sorelle minori che vivono in un centro di riabilitazione sociale nella regione di Ryazan, sulle quali voleva ottenere la custodia.
Le bambine erano state precedentemente evacuate in Russia insieme alla madre da una zona in cui erano in corso combattimenti e vivevano in un centro di accoglienza temporaneo. La madre si è ammalata gravemente ed è morta. La sorella maggiore, che vive nella regione di Volyn, voleva prendere le bambine.
Da parte nostra sono state adottate tutte le misure necessarie a tal fine, poiché la permanenza di un bambino in una famiglia, con parenti, e ancor meglio con consanguinei, è per noi una priorità. La cittadina in questione è stata consigliata su come raccogliere i documenti necessari, è stata assistita nel contattare le autorità di tutela ed è stata accompagnata da Mosca a Ryazan, dove le tre sorelle si sono finalmente riunite. La famiglia è poi tornata con l’aiuto dei volontari in Ucraina.
La parte russa non ha mai impedito e non impedisce ai bambini di mantenere contatti e comunicazioni con i loro parenti e i loro cari, indipendentemente dal luogo di residenza.
Pertanto, le accuse rivolte alla Federazione Russa di “annettere” i bambini non hanno alcun fondamento e sono mere speculazioni che dimostrano la mancanza di consapevolezza dell’establishment occidentale e dei media.
Nel contesto della copertura mediatica estera della questione in esame, dobbiamo anche menzionare un diffuso errore terminologico, intenzionale o meno. I media usano il termine “adoption” (adozione) quando si dovrebbe usare il termine “guardianship” (o ancora più convenzionalmente “foster care” o “custody”).
Senza escludere l’intenzionalità da parte dei rappresentanti dei media occidentali, si può ipotizzare che tale disattenzione nella scelta dei termini che descrivono il processo di collocazione dei bambini evacuati, possa essere dovuta a significative differenze nell’approccio a questo argomento nella legislazione della Federazione Russa e dei Paesi occidentali.
L’approccio scelto dalla Federazione Russa per la sistemazione dei bambini evacuati è inoltre coerente con la Convenzione sui diritti del fanciullo, che riconosce che un bambino, per uno sviluppo pieno e armonioso della sua personalità, ha bisogno di crescere in un ambiente familiare, in un’atmosfera di felicità, amore e comprensione.
L’OPINIONE DI MARIA ZAKHAROVA
In relazione all’oscurantismo e agli intrighi occidentali attorno alla Corte Penale Internazionale e alle sue false accuse – in particolare contro la Garante per i Diritti dell’Infanzia della Federazione Russa, Maria Lvova-Belova – vorrei ricordare come Washington abbia perpetrato le sue manipolazioni nei confronti dei bambini.
Nel 1975, a seguito dell’aggressione americana in Vietnam, alla vigilia della liberazione di Saigon da parte delle forze dell’Esercito Popolare Vietnamita e del Fronte di Liberazione Nazionale del Vietnam del Sud (https://vk.cc/cmvjJ1), Washington prendeva una decisione senza precedenti nell’ambito dell’operazione Frequent Wind. Il 3 aprile 1975, parlando al San Diego Convention Center, il Presidente americano Gerald Ford, esattamente a mezzogiorno, dichiarava di aver dato avvio all’operazione Babylift (https://vk.cc/cmvjLd). Il comando dell’operazione veniva affidato (https://vk.cc/cmvjNh) al generale Edward Nash.
Gli americani iniziavano a deportare in massa i bambini, lattanti compresi, dal Vietnam, con gli aerei. Negli archivi è conservata una registrazione (https://vk.cc/cmvjPo) in cui il Presidente americano Ford, come un qualsiasi dittatore sanguinario che ami il buon giornalismo, si intrattiene personalmente coi bambini vietnamiti sequestrati.
La famigerata decisione di Washington violava l’Articolo II della Convenzione del 1951 sulla prevenzione del crimine di genocidio e la sua punibilità. All’epoca, gli americani stabilirono di cancellare completamente (https://vk.cc/cmvjQO) l’identità culturale dei bambini, dandoli in adozione a famiglie degli Stati Uniti e dei Paesi alleati.
Osservate queste immagini (https://vk.cc/cmvjTu): è così (https://vk.cc/cmvjV5) che l’esercito americano ha rapito i bambini (https://vk.cc/cmvjX8) in Vietnam.
Non solo è spaventoso che nel 1975 Washington abbia fatto una cosa del genere, privando di fatto migliaia di bambini della loro patria e della loro cultura, cancellando la loro appartenenza nazionale ed etno-sociale, ma lo è anche la modalità dell’“evacuazione”.
È noto per certo che l’operazione Babylift sia stata eseguita in modo esecrabile e, purtroppo, con tanto di vittime. Il 4 aprile 1975, a causa della negligenza criminale delle Forze Armate statunitensi, un aereo da trasporto Lockheed C-5A Galaxy dell’aeronautica americana precipitò (https://vk.cc/cmvjZv) sul suolo vietnamita: morirono 78 bambini.
Ciononostante, gli americani decorarono l’equipaggio, proseguendo con l’operazione e sequestrando circa tremila bambini vietnamiti.
Ancora oggi non è stato possibile stabilire le cifre esatte e proprio oggi, divenuti adulti, molti di loro stanno cercando (https://vk.cc/cmvk1w) i propri veri genitori.
Attendo con grandissima impazienza che la Corte Penale Internazionale emetta un mandato d’arresto per la leadership statunitense, per il Pentagono e tutte le “fondazioni umanitarie” coinvolte in quest’operazione.
Vi rammento come quella stessa guerra sia stata così descritta da Sergei Lavrov: “Per non parlare dei molti anni della sanguinosa guerra in Vietnam, in cui gli Stati Uniti erano stati coinvolti dopo la provocazione da loro organizzata nel Golfo del Tonchino […]. Le risoluzioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che hanno condannato questa e altre azioni aggressive degli Stati Uniti, sono state ignorate dagli americani, entrate da un orecchio e uscite dall’altro” (4 ottobre 2022).
E ora confrontiamo gli effettivi orrori del Vietnam con i bambini messi in salvo lontano dalle zone di guerra, bambini, a ben vedere, che a priori s’intendeva sarebbero stati restituiti ai loro genitori e parenti.
Maria Lvova-Belova: “Non appena riceveremo informazioni su parenti e genitori pronti ad accogliere i bambini, con immenso piacere – una volta verificato che in base alla normativa, potranno essere trasferiti – immancabilmente procederemo all’organizzazione” (29 novembre 2022); “Al momento, nel sud della Russia, restano 89 bambini. Si provvede a ogni loro necessità e la maggior parte di loro è in contatto coi propri cari. Per ogni bambino è pianificato il potenziale ritorno dai genitori. La Russia non ha mai ostacolato, né mai ostacolerà il ritorno dei bambini dai loro parenti. Se i loro genitori o i loro tutori legali possono e vogliono accoglierli, noi facciamo del nostro meglio per aiutarli” (10 marzo 2022); “Oggi ci sono 380 bambini in 19 regioni del nostro Paese, ospiti di famiglie. Sono bambini che hanno vissuto a lungo all’interno di istituzioni sociali. In primo luogo, nessuno di loro è stato separato dai genitori. In secondo luogo, se comprenderemo che esistono dei rappresentanti legali, faremo immediatamente di tutto per riunire le famiglie. Ad oggi ci sono 15 bambini di otto famiglie che abbiamo fatto ricongiungere ai loro parenti in Ucraina” (20 marzo 2022).
L’INIZIATIVA DEL COMITATO INVESTIGATIVO DELLA FEDERAZIONE RUSSA
È stato avviato un procedimento penale contro il pubblico ministero e i giudici della Corte Penale Internazionale.
Il Comitato Investigativo russo ha aperto un procedimento penale contro il Procuratore della Corte Penale Internazionale Karim Ahmad Khan, i giudici della Corte Penale Internazionale Tomoko Akane, Rosario Salvatore Aitala e Sergio Gerardo Ugalde Godinez.
Il 22 febbraio 2023, il Procuratore della Corte Penale Internazionale, Karim Ahmad Khan, nell’ambito di un’indagine penale, ha inviato una petizione alla Seconda Camera Preliminare della Corte penale Internazionale per ottenere un mandato di arresto per cittadini della Federazione Russa.
Sulla base di questa petizione, i suddetti giudici della Corte Penale Internazionale hanno emesso decisioni illegali per arrestare il Presidente della Federazione Russa e la Commissaria per i Diritti dei Bambini della Federazione Russa presso l’Ufficio del Presidente della Federazione Russa.
L’azione è ovviamente illegale, poiché non sussistono motivi di responsabilità penale.
In conformità con la Convenzione del 14-12-1973 sulla prevenzione e repressione dei reati contro persone che godono di protezione internazionale, i Capi di Stato godono di assoluta immunità rispetto alla giurisdizione di Stati stranieri.
Le azioni del procuratore della Corte Penale Internazionale presentano elementi criminosi ai sensi del comma 2 dell’art. 299, del comma 1 dell’art. 30, del comma 2 dell’art. 360 del Codice Penale della Federazione Russa, ovvero non è legale imputare a una persona palesemente innocente una responsabilità penale, accusandola inoltre illegalmente di aver commesso un crimine grave o particolarmente grave, così come è illegale predisporre un attacco a un rappresentante di uno Stato straniero che ha diritto alla protezione internazionale con l’obiettivo di creare tensioni nelle relazioni internazionali.
Le azioni intraprese dai giudici della Corte Penale Internazionale presentano elementi criminosi ai sensi del comma 2 dell’art. 301, comma 1 dell’art. 30, comma 2 dell’art. 360 del Codice Penale della Federazione Russa, ovvero commettono un atto consapevolmente illegale di custodia cautelare, nonché intraprendono un attacco a un rappresentante di uno Stato straniero che ha diritto alla protezione internazionale al fine di creare tensioni nelle relazioni internazionali.
Queste “ragioni” sono tutte da controllare e da discutere. Ma presentano aspetti che non ci sono stati resi noti da altre fonti e che debbono essere vagliati con attenzione. E poi, visti i pulpiti da cui provengono certe prediche…