Minima Cardiniana 416/5

Domenica 30 aprile, San Pio V

L’ANTINAZISMO A COMANDO
LO STRANO CASO DEL BARONE VON BRAUN

di Alessandro Bedini
Quando la gioiosa macchina da guerra dell’antifascismo, in certi casi l’antinazismo, si inceppa. È lo “strano caso” del barone Wernher Magnus Maximilian von Braun (1912-1977), di nobili origini prussiane, lontano parente di Eva Braun, futura moglie di Hitler, per meglio capirci colui al quale si deve lo sbarco dell’uomo sulla luna grazie al progetto Apollo, che permise a Neil Armstrong di calcare per la prima volta la superficie lunare.
Scienziato di chiarissima fama, ingegnere spaziale, insignito della prestigiosa NASA Distinguished Service Medal (Stati Uniti) per i servigi resi all’America, il suo curriculum è assai originale. Dopo aver aderito al partito nazista nel 1937, fu nominato direttore tecnico del gruppo di Peenemünde, sul Mar Baltico, dove, in collaborazione con la Luftwaffe, venne sviluppato e realizzato il progetto dei famigerati missili V2, che nel 1944 furono lanciati su Londra e su altre città. Nel 1940 divenne ufficiale delle SS, entrò nelle grazie di Himmler che lo promosse per ben tre volte, l’ultima al grado di maggiore (Sturmbannführer). Nell’aprile del 1945, quando la guerra era oramai perduta per la Germania nazista, von Braun e alcuni suoi collaboratori si consegnarono agli americani.
Lo scienziato nazista non subì alcun processo, né alcun tipo di rappresaglia; non solo, grazie alle sue straordinarie competenze in fatto di ingegneria spaziale, fu ben presto inserito nel progetto segreto statunitense denominato Paperclip, che aveva lo scopo di superare l’Unione Sovietica nel campo missilistico e spaziale.
La carriera dell’ex maggiore delle SS e del suo team, anch’esso formato in gran parte da ex aderenti al partito nazionalsocialista, fu assai rapida: diventò infatti il punto di riferimento fondamentale del programma spaziale americano, che culminò con la celebre missione dell’Apollo 11. Nessuno ebbe da obiettare alcunché riguardo il passato di Von Braun, né da parte americana, né da quella europea. Eppure c’era stata Norimberga, e nel 1960 il processo ad Eichmann. Ecco allora che, in omaggio alla ragion di stato, quella gioiosa – si fa per dire – macchina da guerra si inceppa: antifascismo e antinazismo possono ben finire in soffitta, specie se i nostri “alleati” d’oltreoceano lo hanno democraticamente deciso.