Domenica 7 maggio 2023, Santa Domitilla Martire
EDITORIALE
IL GRANDE ASSALTO DEI MONUMENTALI GONADOCEFALI
La nostra Felicissima Era Politica e Mediatica è, come tutti sanno, distinta in tre Età: l’Età dell’Oro, Aurea Proles; l’Età dell’Argento, Argentea Proles; l’Età di Merda, Excrementitia Proles.
Durante la Prima Età, padrone del sistema di valori e delle coscienze era il Professore: un Infallibile Padreterno, tipo Giovanni Spadolini o Umberto Eco. Nessuno o quasi osava contraddirlo. Era il tempo delle Tribune Politiche.
Nella Seconda Età, giunsero i Conduttori Televisivi. Non usavano più l’alto linguaggio accademico o il pertinente linguaggio politico, bensì il gergo del Bar dello Sport: ad esempio redigendo continuamente tavole dei Buoni e dei Cattivi, di chi stava dalla Parte Giusta e chi da quella Sbagliata della Storia. E molti fra i Padreterni e le Mammesantissime dell’Età precedente, se volevano sopravvivere e avere al loro fettina di visibilità (sovente interrotta dall’autorevole parere dei Conduttori), dovevano adeguarsi. Era il tempo dei Talk Shows.
Ma nella merdosa Età presente, si è affacciato ai teleschermi e alle rete web un terzo protagonista. È di solito uno che, non si sa come, si è infilato magari nel sistema universitario: per esempio vivacchiando ai margini di un grande Ateneo Privato da cui si è fatto cacciare, quindi sfruttando qualche amicizia politica o giornalistica o mediatica per rientrare nel circolo, magari in qualche Università di serie F. In passato, cercava di redigere saggi passabili, con scarsi risultati. Ora, abdicando del tutto alle sue velleità e alla sua dignità, scimmiotta il lessico dei Conduttori politici e si atteggia a Influencer, facendosi magari il suo bravo seguito di Followers.
Lo si riconosce benissimo da certi segni. Ad esempio, si schiera sempre rumorosamente, magari coprendo d’insulti veri o fittizi avversari; sceglie regolarmente la parte vincente, il mainstream, il Pensiero Unico, ma ci si accoda con l’arroganza dell’originale arrogante che non ha paura di nulla. È specialista nel redigere le tavole dei Buoni e dei Cattivi e non si accontenta di stare nel gregge dei conformisti: vuol dare ad intendere di esserne il Leader.
Coma si chiama? Il suo nome è Legione: infatti sono molti. Diamogli un codice convenzionale. Dal momento che è un Monumentale Gonadocefalo, lo indicheremo convenzionalmente con le iniziali della definizione che merita: MG.
MG ama le cause vincenti senza rischi. Prendiamo due oggetti d’attualità di questi giorni: la ricorrenza del 25 Aprile e la guerra russo-ucraina. È chiaro che bisogna stare dalla Parte Giusta, senza però troppo compromettersi perché essa è attraversata da profonde divisioni. Allora, per uscir d’impiccio, l’importante è additare il Nemico, il Demonio. Ed ecco inventato un personaggio improbabile e fittizio: il “nostalgico di Salò”. È chiaro che si tratta di una categoria inesistente: nessuno può esser nostalgico di un momento tra i più bui della nostra storia recente. Si può forse ancora esser nostalgici del regime fascista, ma di Salò giammai. Esistono però certi fastidiosi Grilli Parlanti usi a far distinzioni, a mettere avanti questioni morali, a sostenere che i vinti certo non hanno Ragione ma che esistono pur sempre le loro ragioni eccetera. Questa gentaccia che si sforza di far ragionare il prossimo e non si rassegna alle “cause perse” ma, al contrario, difende quelle difficili rischiando di risvegliare qualche coscienza, è sommamente invisa ai MG. Dev’essere emarginata, magari messa alla berlina: non si deve discutere con loro, vanno solo ridicolizzati o demonizzati.
Poi c’è la categoria dei Sostenitori delle Dittature. Anche qui, i MG rifuggono dal distinguere, dall’articolare, dal ragionare. Ci sono le Democrazie e le Dittature, punto e basta. Ma che cos’è tutto quest’affannarsi a spaccare il capello in quattro, a parlare di “società complessa” e dell’esistenza anche di “democrazie autoritarie”, di “democrazie illiberali”, di “diverso modo di gestire la formazione delle élites”, di trend postmoderno diretto verso differenti forme di oligarchismo eccetera? Macché, le cose sono semplici: se uno può avere luci ed ombre ma presenta anche problemi effettivi e difende valori plausibili, tipo un Assad o un Maduro, allora è un dittatore; se è un mascalzone son of a bitch, but he’s OUR son of a bitch, tipo Bolsonaro, allora diventa un paladino della libertà (e magari il dittatore è Lula). Ci sono anche i mutanti: gente come Saddam o Gheddafi, che finché fa comodo sono utili compagni di strada e quando non servono più diventano tiranni sanguinari. Di Putin, poi, non se ne parla: al momento sta nel più profondo dell’Inferno: che abbia qualche ragione non conta, e anche se ne avesse Millanta sarebbe comunque un Mostro da Sbattere in Prima Pagina.
Così, negli ultimi tempi, i MG si sono anche inventati i “repubblichini-putinisti”: al solito orecchiando le loro ragioni, evitando di entrarvi in merito ma additandoli al pubblico ludibrio.
Di gente così sono piene reti web, grandi e piccoli schermi, più o meno improbabili cattedre universitarie. Prima o poi, collezionando amicizie utili e spacciando idiozie ben accolte nei vari Bar dello Sport che popolano la politica del Bel Paese, magari ce la faranno perfino a far capolino in parlamento. Perché in fondo la loro ispirazione è fare il Servo di Lusso, che in inglese si dice Chief Executive Officer (CEO). Quelli deputati a far passare tutte le immondizie gradite ai Padroni del Vapore. Avete presenti i Signori Parlamentari che anni fa davvero “credettero” che Ruby fosse la nipote di Mubarak? Sono gli stessi che hanno votato con entusiasmo le sanzioni alla Russia e che ci stanno portando allegramente – fra un meeting chic e un dibattito in TV – alla guerra irreversibile.
FC
Un MG, sul suo profilo Twitter, 27 aprile 2023: “Che un nostalgico di Salò sia anche un fan di Putin sorprenderà solo un cretino”.
Poi, sotto lo stesso tweet, in risposta ad alcuni commenti dei suoi “followers”: “Putin incarna la perfetta fusione di nazionalismo e di comunismo, che nessun altro (Xi, Erdogan, Maduro, ecc.) riesce a mixare così bene”. Per questo, a suo avviso, i nostalgici dei totalitarismi oggi guardano con ammirazione i regimi autoritari.
Infine conclude: “Un fascista è per sempre”.