Minima Cardiniana 422/2

Domenica 11 giugno 2023, Corpus Domini

COME FRATE FRANCESCO A DAMIATA…
Forse la rievocazione storica della “crociata” di frate Francesco a Damiata, ottocento anni fa, non è esattissima: se ne avranno voglia, gli amici Antonio Musarra o Alfonso Marini o Giuseppe Ligato o Renata Salvarani accetteranno di fornircene una più corretta. Ma Sansonetti non è un medievista: la sostanza del suo discorso è corretta e il paragone tiene.

IL DISPERATO VIAGGIO DI PACE DI ZUPPI A KIEV IGNORATO DAI SIGNORI DELLA GUERRA
di Piero Sansonetti
La voce nel deserto del presidente Cei e l’iniziativa di pace del Vaticano
Il cardinale Matteo Zuppi da ieri è a Kiev per una missione di pace. È previsto che nei prossimi giorni il cardinale vada anche a Mosca. Probabilmente non riuscirà a incontrare i due leader massimi delle potenze in guerra, perché nessuno dei due sembra entusiasta dell’iniziativa del Vaticano. Resta il fatto che oggi l’unica “entità” che tenta una azione di pace è il Vaticano.
Tutto lascia credere che quella di Zuppi, inviato da Bergoglio, sia una missione disperata. Come fu disperata la missione di Francesco d’Assisi a Damietta nel 1219, circa 800 anni fa. Francesco partì da Ancona e raggiunse i crociati che stavano da 15 mesi assediando la città, sul delta del Nilo. Cercò di convincere i suoi fratelli cristiani a desistere dall’assedio. Aveva buoni argomenti perché il sultano Malik al Kamil aveva promesso che se i cristiani avessero lasciato libera la città lui avrebbe consegnato Gerusalemme.
Il comandante dei crociati, Giovanni di Brienne, si convinse e accettò il patto. Si opposero – e la spuntarono – gli oltranzisti, guidati dal cardinale Pelagio Galvan. Francesco era disperato. Cercò di farsi ricevere dal Sultano. Ci riuscì. Entrò a Damietta e venne accolto con tutti gli onori. Quando uscì, colmo di regali, cercò ancora in tutti i modi di convincere i crociati a mollare. Non ci fu niente da fare. Il 5 novembre i cristiani terminarono l’assedio, irrompendo nella città e uccidendo circa 67 mila persone su 70 mila abitanti.
Francesco tornò ad Assisi sconvolto: non era più lo stesso. Tra quella storia e questa ci sono molte similitudini. Tranne un certo rovesciamento delle parti tra laici e cristiani. Lì furono i laici a spingere per la pace e i cristiani per la guerra. Oggi è tutto alla rovescia. Il Vaticano è l’unico soggetto, nel mondo, impegnato davvero in un tentativo di arrivare almeno a una tregua. Alla sospensione dei massacri.
Tutti gli altri, da Occidente e da Oriente, da Washington a Mosca, passando per Kiev e per Bruxelles, sembrano convinti che la guerra sia l’unica soluzione. Che bisogna combatterla, vincerla o perlomeno prolungarla. Gli establishment di tutto il mondo occidentale e della Russia sembrano usciti da ogni parametro di ragionevolezza politica. E così Zuppi parte per Kiev negli stessi giorni nei quali l’Europa vota un nuovo invio di armi, e Zelensky annuncia una contro-offensiva, e Mosca una contro-contro-offensiva, e Washington si mostra ancora favorevole alla guerra.
Zuppi è solo, solissimo. Come lo fu il Santo di Assisi 800 anni fa. Negli ambienti Vaticani si dice che il capo dei vescovi italiani sia andato lì per ascoltare. Per aprire un sentiero. Certo, per svolgere un ruolo in questa vicenda, un ruolo autonomo e non subalterno agli Usa. Ma l’Europa non ha la forza, la voglia, forse nemmeno la cultura per farlo. E Zuppi è solo, solo, solo.
(l’Unità, 6 giugno 2023)