Minima Cardiniana 427/6

Domenica 16 luglio 2023, Beata Vergine del Monte Carmelo

L’OLTRAGGIO AI FORI IMPERIALI
PIAZZE, BALCONATE E GIARDINI. QUELLA LISTA DI INTERVENTI SPOT CHE NON MIGLIORANO LA CITTÀ
di Fernando M. Magliaro
Nel progetto spiccano anche gli “interventi spot” che emergono dalle carte.
Piazze e piazzette, alberature, scalette fisse e temporanee: nel progetto in gestazione al Comune di Roma di cambiamento di via dei Fori Imperiali, dopo l’archeotram – un percorso tranviario da fare con le vetture più vecchie in circolazione a Roma e nel resto d’Europa – spiccano anche gli “interventi spot” che emergono dalle carte.

Le scalette
Nelle decine di pagine che compongono il progetto, dietro una prosa fluente che dipinge scenari e panorami di una Roma del futuro lontana dalla realtà del presente fatta di venditori abusivi e degrado nel cuore della Città Eterna, spiccano “la scalinata provvisoria di connessione con via dei Fori” la cui localizzazione non è chiarita in modo esatto ma anche la “scalinata verso il Carcere Mamertino” che dovrebbe partire dal Foro di Cesare e, di fatto, andare a duplicare l’esistente via di San Pietro in Carcere. Il tutto dovrebbe finire per costare poco più di tre milioni di euro: nella tabella dei costi, infatti, un milione e 100mila euro a valere sui fondi del Giubileo è la somma destinata al nuovo accesso al Foro di Cesare, mentre un paio di milioni, ma sui fondi Pnrr, vanno a coprire le spese globali della voce “collegamenti pedonali per la visita ai Fori della Pace, di Nerva, di Augusto e di Traiano e ascensore Mercati Traianei”.

Le piazze
C’è poi il capitolo “piazze”. La lunghissima dissertazione su via dei Fori Imperiali esamina le due “ipotesi di conservazione e smantellamento” dell’attuale strada che collega piazza Venezia con il Colosseo. L’idea finale che viene sposata nel documento capitolino è quella della “trasformazione dei Fori nelle piazze aperte”. Anche se rimane ancora in considerazione la visione della trasformazione della strada in “un viale alberato in stile ottocentesco”, in realtà per il Comune la “‘soluzione innovativa’ prevede che il tracciato non verrà più vincolato dalla forma attuale ma potrà essere assorbito in uno spazio pubblico più ampio e variegato. In teoria la sua ampiezza può estendersi fino a costituire una piattaforma sospesa sopra l’area archeologica” e “la varietà può comprendere altri elementi urbani come piazze, slarghi, scalinate, balconate e giardini”.

Il concorso
La scelta del Comune è di non scegliere: l’analisi sulla soluzione alla fine rimanda a un concorso internazionale da bandire: occorre “lasciare al concorso di architettura la libertà di definire il paesaggio antico-contemporaneo e di conseguenza anche di scegliere tra le diverse forme assiali della strada. Se, invece, il vincolo dell’assialità fosse definito con un’interpretazione univoca e arbitraria, si otterrebbe un’impropria limitazione all’inventiva dei progettisti concorrenti. E sarebbe una decisione ideologica rivolta al passato che rinuncerebbe a inventare soluzioni per l’avvenire”
(Il Messaggero, 13 luglio 2023)

PAOLO CARAFA: “ROMA NON HA BISOGNO DI PROGETTI SENZA VISIONE”
di Fernando M. Magliaro
L’archeologo ordinario alla Sapienza: il piano del Comune non mi convince.
“Il professor Carandini ha ragione: non voglio entrare nel merito tecnico del progetto, negli aspetti urbanistici o di mobilità. Voglio soffermarmi sull’aspetto culturale. A Roma serve quello che hanno tutte le altre Capitali europee, un museo della città. Con questo progetto non creeremo un museo ma al massimo degli squarci di una realtà che abbiamo sotto i piedi e che finisce per rimanere ignota e non spiegata”.
Paolo Carafa, ordinario di Archeologia Classica alla Sapienza, è molto netto: il progetto del Campidoglio su via dei Fori Imperiali è totalmente carente sotto l’aspetto culturale.

E il progetto del Campidoglio questo aspetto lo affronta?
No, direi di no. Qui abbiamo un sistema di percorrenze, delle direttrici e delle circolari, dei restauri, allestimenti fissi o temporanei. Tutto questo può anche essere un legittimo pensiero su come intervenire con un progetto per ora non esecutivo sull’area. A parte che il professor Carandini ha già commentato in una maniera piuttosto analitica, ferma e condivisibile in tutto, ma io questo progetto lo vedo sotto un altro punto di vista: quello che manca in queste carte, quello che non è detto in questo documento.

Cioè, cosa?
Manca completamente il racconto della città. Come pensiamo di migliorare? Di fatto, la mobilità, l’accessibilità, i restauri, le mostre contemporanee, sono tutte cose che hanno come denominatore comune la fruizione di questa zona. Noi pensiamo che la fruizione di questa zona sia una percorrenza? Esattamente come se andassimo a spasso nei giardini dell’Isola Margherita a Budapest? Abbiamo in queste carte un’idea della fruibilità della comunicazione culturale? No. E allora non vanno bene.

Perché?
Perché quegli squarci della “città di sotto” sono fotogrammi frammentati di una storia che da allora ci porta all’oggi. E questa storia come la raccontiamo? Questi squarci non solo sono fotogrammi della storia ma sono frammenti di entità materiali, di monumenti, di quartieri, di aree urbane. E quindi, non solo sono state aree in divenire ma avevano una sostanza materiale. E questi aspetti non li vogliamo spiegare? Dove iniziava e dove finiva uno dei Fori? Da quali altri Fori era circondato? Il problema non è solo questo.

E che altro?
La questione non è tanto e solo far vedere e come consentire al visitatore di raggiungere ciò che si vede ma è spiegargli quello che sta guardando. Altrimenti, noi Roma non la racconteremo mai. Io un po’ per timore di incompetenza ho difficoltà ad entrare nel merito dei singoli aspetti di questo progetto ma credo che manchi in questa visione l’idea della comunicazione culturale. Quante volte abbiamo letto sui giornali o sentito dire “Roma è un museo a cielo aperto”?

Tante.
Ecco, non è vero. Io penso esattamente l’opposto: Roma, come tutti i luoghi del mondo, Roma di ieri e quella di oggi, è quello che gli archeologi chiamano un “contesto” cioè un sistema originario fatto di parti fra loro connesse. Queste parti le vediamo in frammenti, le connessioni le abbiamo perse e quindi alla fine perdiamo questo “contesto”. Fino a che non comprendiamo queste finalità non potremo fare una comunicazione culturale, non creeremo un museo ma al massimo degli squarci di una realtà che finisce per rimanere ignota e non spiegata che abbiamo sotto i piedi. Può anche essere una scelta.

Una scelta condivisibile?
Dal mio punto di vista, ovviamente, no. Io per lavoro insegno all’università. Sono un archeologo. È chiaro che io sono teso all’opposto di quanto contenuto nel progetto. Io credo che il servizio che gli studiosi di antichità debbano fare è capire quanto sia consistente ciò che ci è rimasto, che tipo di storia, di eredità abbiamo, narrarlo in modo possibilmente comprensibile per tutti. Ma insomma, perché se io vado a Londra trovo il museo di Londra che mi fa capire cosa è successo da Giulio Cesare in poi e a Roma no?

Quindi?
Quindi, io nel progetto, non vedo traccia della necessità, dell’urgenza di far conoscere la città che si pretende di conservare.

Nel progetto, si legge la “necessità di riportare alla luce le vestigia ancora seppellite sotto la via dei Fori Imperiali”. Cosa c’è ancora lì sotto?
Quando è stata realizzata via dei Fori Imperiali, non si è soltanto distrutta la Collina Velia ma è stata cancellata quella parte del tessuto di Roma che esisteva fino agli anni ’30 del secolo scorso, un paesaggio urbano storico tanto quanto quello della Velia. Approssimando, la Velia occupava la metà dei Fori fra Colosseo e l’attuale ingresso all’area archeologica. Della Collina della Velia sono rimasti dei margini che stanno fra via del Cardello e via dei Fori Imperiali da una parte, sia qualche pezzettino fra l’area archeologica del Palatino e i Fori, tanto che i miei colleghi della Sapienza hanno un progetto dedicato alla conoscenza di questa sopravvivenza della Velia. Sono due “fettine” di Velia. Lì forse è rimasto qualcosa.
(Il Messaggero, 14 luglio 2023)