Minima Cardiniana 427/7

Domenica 16 luglio 2023, Beata Vergine del Monte Carmelo

C’È DELLA FOLLIA IN QUESTO METODO…
IL DOPPIO CONTROLLO
di Ornella Dallavalle
Sembra normale ma non lo è. La dipendenza dalla tecnologia per sopravvivere nella quotidianità ormai è un dato di fatto. Vivere senza uno smartphone è diventato impossibile. Chi ci ha provato sa quali sono le difficoltà e come si rischia di essere tagliati fuori da una società che non ti permette più di esistere se non ti adegui. Eppure delle domande dobbiamo porcele, prima che sia troppo tardi.
Dal mese di aprile del 2023 l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ha deciso che per accedere alla email istituzionale fosse necessario un sistema di autenticazione a doppio livello che richiede l’utilizzo, per l’autenticazione, di uno strumento personale: il cellulare. Il che è un evidente controsenso: la protezione della privacy passa attraverso la violazione della privacy. Ognuno di noi ha buona parte della sua vita all’interno di quel rettangolo tecnologico: foto, messaggi, comunicazioni professionali e personali, dati bancari e fiscali, insomma un numero enorme di informazioni sensibili e riservate. In cosa consiste il doppio controllo? Per accedere alla propria casella email dobbiamo essere ‘autorizzati’ da una macchina che ci invia un codice o ci telefona per chiederci di cliccare uno o più tasti, una macchina che sa chi siamo e conosce il nostro numero di cellulare.
Ci stiamo sempre più abituando al fatto che sia normale dover ricevere un’autorizzazione per fare ciò che abbiamo sempre fatto senza averne bisogno. La sicurezza, quella è la chiave emozionale che arriva a convincere, la paura (in questo caso di essere hackerati) è la chiave di giustificazione alla non ribellione.
Il sistema a doppia autenticazione prevede l’uso di un dispositivo personale per accedere a una email aziendale, la privacy del singolo è violata in nome della sicurezza collettiva. E non c’è altra scelta. Se fino ad ora ho accettato forme di doppio controllo per fare un pagamento o per firmare dei documenti, ora faccio veramente fatica ad accettare che ci sia bisogno di un’autorizzazione anche per entrare in una casella email. Possibile che ciò non crei nessuna forma di inquietudine a menti abituate al pensiero?
L’università, luogo di ricerca, di spirito critico e di analisi ci impone di adeguarci a un sistema che non è condiviso da tutti. Forse dovremmo prestare più attenzione a ciò che accettiamo o perlomeno dovremmo fare una riflessione su questi strumenti coercitivi alla luce, tra l’altro, delle dimissioni volontarie date recentemente da Goeffrey Hinton e qualche mese fa da Susan Wojcicki, un uomo e una donna coraggiosi che ci stanno mettendo in guardia di fronte alla deriva pericolosa che stiamo prendendo.