Domenica 23 luglio 2023, Santa Brigida di Svezia
IN MEMORIAM
Non so come si chiamasse quella donna sconosciuta morta di fame e di sete al confine tra la Libia (che mesi fa abbiamo liberato dal tiranno Gheddafi) e Tunisia (il cui raffinato presidente, una persona tanto charming, si è comportato in modo così gentile e galante con la nostra Presidente del Consiglio).
Non so chi fossero quella donna e quella bambina. Non so quali fossero i loro nomi, quindi non posso far loro nemmeno il minimo omaggio di scriverli qui, a futura memoria. Ignoro tutto della loro paura, del loro dolore, della loro disperazione, della loro fine che avrebbe commosso il mondo intero se fosse toccata a un cagnolino o a un piccolo panda e se la storia di quelle bestiole innocenti fosse passata sui teleschermi di tutto il mondo. Della loro fine che ci ha lasciati del tutto indifferenti.
Non voglio pensare a nulla, non so che cosa pensare. Non ho il coraggio di pensare a nulla, meno ancora ai miei sei nipoti tutti felici al mare, alla mia bisnipotina da qualche parte del Brasile.
Ma vorrei aver sognato una cosa stanotte; e mi piacerebbe potervela raccontare.
Vorrei aver fatto un sogno stanotte, reduce da una serena giornata al santuario della verna per salutare frate Francesco insieme con mia figlia Chiara.
Vorrei aver sognato la Valle di Giosafath, il Giorno del Giudizio: e il Trono del Cristo Giudice, eretto dinanzi alla Porta Aurea delle mura; e tutta l’umanità riunita tremante ai suoi piedi, dalla collina di Mount Scopus lungo le pendici del Monte degli Olivi e stipata nel letto del Kedron, fino ai piedi del Sion.
Vorrei che alla destra del Signore ci fosse, dritta in piedi, quella donna morta di fame e di sete e che, seduta sul Suo ginocchio sinistro e stretta al Suo petto, ci fosse quella bambina morta di spasimi e di paura, e che Lui con la mano sinistra le premesse la testa sul petto e che tutti – i grandi della terra, i signori della tecnica e della finanza e giù giù tutti i più miserabili del genere umano, quelli con i conti bancari milionari e la barca ancorata a Porto Ercole – guardassero fissa quella mano segnata dalla stigmata che serra quella testolina.
E vorrei che allora il suono delle trombe angeliche imponesse silenzio: e che in quel silenzio il Signore, con una voce sussurrante più alta del tuono, dicesse all’orecchio della bambina: “Giudicali tu”.