Domenica 17 settembre 2023, San Roberto Bellarmino
MA COME ABBIAMO POTUTO?…
Premessa a Dinucci, col quale non sono d’accordo proprio su tutto (Giovanni Paolo II, come capo di una Chiesa universale e di uno stato, non poteva agire altrimenti di come agì), ma a suo tempo come hanno potuto quei giovani o semigiovani di allora, che avevano già individuato il pericolo neoliberista e neoimperialista della politica statunitense, restare talmente condizionati dal fascino sinistro della Guerra Fredda al punto da preferire – sia pure tappandosi montanellianamente il naso – Pinochet ad Allende? E come fa qualcuno di quei giovani o semigiovani di allora, ormai ultraottantenne, a perseverare nel medesimo errore, del quale io personalmente mi vergogno e faccio ammenda quotidiana? (FC)
CILE, 11 SETTEMBRE 1973: ATTUALITÀ DI UN GOLPE
di Manlio Dinucci
Cinquant’anni fa, l’11 settembre 1973, avveniva il colpo di stato in Cile. Anche se è passato mezzo secolo, esso conserva una drammatica attualità. Questa, in sintesi, è la storia.
Nel novembre 1970 diviene Presidente del Cile Salvador Allende, eletto da una coalizione di forze democratiche con un programma di progresso sociale e sovranità nazionale. Due mesi prima, in settembre, il presidente Nixon ordina alla CIA di preparare un piano per impedire che Allende realizzi il suo programma. Il primo obiettivo di Washington è quello di “far saltare l’economia cilena”.
Quando il presidente Allende nazionalizza le miniere cilene di rame, fino a quel momento in mano a multinazionali statunitensi, Washington crea una task force federale che, operando sui mercati finanziari, fa crollare il prezzo mondiale del rame per colpire l’economia cilena. Mentre viene privato della principale fonte di reddito del suo export, il Cile viene sottoposto dagli USA a un ferreo embargo che gli impedisce di importare generi essenziali di prima necessità. Contemporaneamente la CIA blocca per 40 giorni i trasporti interni, finanziando con milioni di dollari uno sciopero dei camionisti.
Viene così preparato il terreno al colpo di stato organizzato dalla CIA e attuato dalla giunta militare capeggiata da Augusto Pinochet. L’11 settembre 1973 il golpe inizia con l’attacco al palazzo presidenziale, l’uccisione di Salvador Allende e degli uomini della sua scorta che decidono di rimanere con lui fino all’ultimo. Decine di migliaia di cileni vengono rinchiusi negli stadi e altri luoghi di detenzione, torturati nei modi più atroci e assassinati. Le tecniche del golpe, delle torture e uccisioni sono quelle della “Scuola delle Americhe” creata dal Pentagono per addestrare i militari latinoamericani sotto suo comando.
Con la connivenza di Washington, il regime di Pinochet, “presidente” del Cile dal 1974 al 1990, prosegue la sua catena di crimini, assassinando gli oppositori sia all’interno che all’estero e reprimendo nel sangue le manifestazioni popolari. Ciò non impedisce a Giovanni Paolo II, in visita ufficiale in Cile il 2 aprile 1987, di affacciarsi di fronte alla folla plaudente, dal balcone del palazzo della Moneda, a fianco di Augusto Pinochet, colui che quattordici anni prima aveva assassinato a La Moneda il Presidente Salvador Allende.