Domenica 17 dicembre 2023, III Domenica di Avvento
EDITORIALE
SIGNORE, DIO DELLA VENDETTA, NON DIMENTICARE
Solo a Me appartiene la vendetta. Così è scritto, così dice il Signore il Figlio del quale, che sta per nascere, ci ha insegnato il perdono.
Ma noi, Signore, siamo dei miserabili: non chiederci quello che Tu solo puoi liberamente concedere a tutti. Noi, no. A noi non appartiene nemmeno la giustizia: ma il desiderio di essa, quello sì. E non vogliamo rinunziarvi, a costo – perdonaci – d’incorrere nel peccato.
È in atto una strage che non accenna a diminuire e sulla quale i nostri media glissano, minimizzano, guardano da un’altra parte, fanno la politica dello struzzo. Guerra tra Israele e Hamas, la chiamano. Ma una guerra che ormai ha fatto ventimila innocenti e più, tra i quali troppi minorenni (anche bambini), mentre non sappiamo nemmeno quanti militanti e miliziani di Hamas siano davvero stati eliminati e temiamo che i capi siano già al sicuro chissaddove, non è una guerra: è una strage, un massacro. Da questo sangue versato usciranno nuovi aspiranti al martirio, nuovi nemici d’Israele e dell’Occidente. Questa follìa, Signore, è perpetrata anche contro il Tuo Popolo Eletto (e io sono profondamente convinto che sia e resti tale), anche contro di noi che fingiamo di non capirlo e di non saperlo. Ma i nostri ipocriti e irresponsabili media e chi li guida (altro che democrazia!) sanno bene quel che fanno: e stanno difatti già farneticando di “una nuova ondata di antisemitismo” e di “ritorno al 2015” (leggi al tempo dell’ISIS), evocando le Due Torri e il Bataclan. Giacché, lo sanno tutti, è irrilevante che a Gaza muoiano innocenti fra i quali tanti bambini: l’importante è che questo trascurabile particolare scatenerà incomprensibili, ingiustificate, barbare reazioni. E già in anticipo si piangono altri innocenti, quelli di noi che verranno travolti da una vendetta che non ci sarebbe stata se i responsabili statunitensi non avessero posto in sede di Nazioni Unite il veto a una brevissima tregua umanitaria che sarebbe stata una breccia scavata nel muro della violenza, un colpo teso a spezzare la spirale del rancore. Invece, no. I signori di Washington hanno obbedito al sinistro Netanyahu e noi alla superpotenza che controlla i nostri politici e i nostri media.
E la follia dilaga. Pochi giorni fa, ne abbiamo avuto un atroce segno, un simbolo microscopico ma potentissimo. Questo mondo nel quale potenza e prepotenza dilagano, la ricchezza si concentra in un numero sempre minore di mani mentre al mondo aumentano esponenzialmente i senzatetto, i senzalavoro, gli ultimi degli ultimi, adesso può anche fregiarsi di un suo distintivo.
Un distintivo degno della nostra repellente miseria morale. Un povero mucchietto sanguinante, un gomitolo di carne martoriata. Quello che resta del gattino Leone, una bestiolina che viveva nel paese di Angri e sul quale qualche boia purtroppo senza nome e senza volto ha sfogato la sua rabbia, la sua frustrazione, la sua vigliacca e desolata volontà di potenza. Una creatura di Dio onnipotente torturata e massacrata per una lurida sete di godere delle sofferenze dei deboli.
Quell’immondo escremento dalle sembianze umane è degna immagine simbolica della sparuta ma potentissima feccia umana che siede sugli scranni del potere politico, economico, finanziario e tecnologico mondiale gestendo la “globalizzazione” e tollerando – anzi, disponendo senza batter ciglio – che milioni di esseri umani muoiano di fame, di malattia, di violenza: e tutto ciò per preservare comunque il suo impero.
Signore, io sono un povero cristiano, sono un vecchio che per decenni ha sperato in un mondo migliore nel quale tutti si dessero fra loro la mano e nel quale gli Ultimi della Terra trovassero alfine giustizia e consolazione. Ora, passate le ottanta primavere, so che non vedrò mai questo mondo. La mia fede m’impone di credere nella Tua Seconda Venuta. Mi sforzo di farlo, anche se Ti confesso che mi riesce difficile. Ma, come Martin Luther King e come Veltroni, I have a dream.
Io sogno, o Signore, che quando Tu tornerai nella gloria per giudicare il genere umano, ai Tuoi piedi sonnecchi sazio e felice il gattino Leone di Angri, con il suo mantello di pelo rosso tornato sano e sanza una macchia di sangue: e che Tu retribuisca il suo assassino come merita; e allo stesso modo Tu retribuisca tutti gli assassini della terra, anche quelli che per i loro crimini avrebbero meritato mille Norimberghe e mai ne hanno subìta nemmeno una.
E così sia. FC