Minima Cardiniana 450/1

Domenica 14 gennaio 2024
II Domenica del Tempo Ordinario; San Felice di Nola, San Nino

EFFEMERIDI
“Effemeride” è un termine complesso, a carattere polisemico, tra i significati del quale c’è quello di elenco, tabella, serie ordinata di qualcosa. In senso generale, esistono anche “effemeridi” astronomiche, calendariali eccetera. Un tempo, specie nella vita ecclesiale, le effemeridi canoniche erano importanti in quanto l’anno liturgico era una realtà viva ed effettiva: il mio vecchio parroco spiegava a noi ragazzini che cosa fossero l’“Epatta”, il “Numero d’Oro” eccetera, concetti con i quali più tardi hanno dovuto fare i conti quelli di noi – anch’io personalmente – che durante i loro studi universitari hanno avuto a che fare con la paleografia, la diplomatica, l’archivistica e via discorrendo, e che quindi hanno dovuto affrontare sulla documentazione d’archivio anche problemi di datazione e via dicendo.
E ora parliamo d’identità, quindi di Tradizione, visto che sono parole e concetti che vanno molto di moda. Ma nella realtà delle cose, quante sono ad esempio le persone che concretamente sanno quando cade la Pasqua, che come alcuni (quanti?) sanno è una “festa mobile”, vale a dire che cade ogni anno – nei paesi cristiano-cattolici; altri problemi si presentano invece nel mondo ortodosso o in quello ebraico – la prima domenica dopo la prima luna nuova di primavera: per esempio quest’anno la prima luna piena di primavera (il primo mese della quale nella tradizione ebraica era Nisan) cadrà lunedì 25 marzo (che sarà anche la festa dell’Annunciazione a Maria, la quale in molte aree italiane premoderne coincideva con il primo giorno dell’anno), quindi la Chiesa cattolica celebrerà la Pasqua domenica 31 marzo.
Ma chi le sa più, adesso, queste cose? Noi dei “Minima Cardiniana” abbiamo una “clientela” varia e multiforme, spesso politicamente polarizzata: il che vuol dire che, accanto ad aficionados di estremissima sinistra, ne abbiamo anche molti di estremissima destra. Che volete farci? Evidentemente stiamo antipatici ai moderati. Ora, nell’estremissima destra ci sono anche (non solo: ma anche) reazionari, tradizionalisti (cattolici ma anche “neopagani”; e perfino qualche musulmano), fondamentalisti e così via. Che volete farci? Esistono anche loro: e magari protestano perché non sempre nei nostri “titoli” settimanali ricordiamo il santo del giorno (che oltretutto è utile per i compleanni, gli onomastici eccetera), oppure ci càpita di richiamare una festa “laica” civile, ma di dimenticare una festa religiosa, o magari citarne una cristiana ma dimenticare che i “neopagani” amano solstizi ed equinozi.
Bene: fuori dei denti, questa pur differenti “osservanze” ci stanno tutte simpatiche: alcune ci sono più familiari e più care, altre meno, certo. Molti di noi hanno familiarità con Avvento, Carnevale e Quaresima, però non si orientano quando si tratti di Purim, di Yom Kippur o di Ramadan. Quel che conta è che siamo tutti d’accordo nel senso che il tempo non è una realtà lineare ed omogenea: che per noi ci sono i giorni “feriali” e quelli “festivi”, non solo giorni “lavorativi” e giorni “di tempo libero”: e che negli uni si vive singolarmente e in gruppo secondo modi differenti. Tra noi c’è chi ha ancora il senso del “rito” e chi no. E i primi ci sono vicini, gli altri ci sono piuttosto estranei e guardiamo a loro con diffidenza.
Insomma, c’è una linea di confine che passa attraverso questi valori. E a nostro avviso tutto ciò è una questione di civiltà. Oggi, è necessario tornar a guardare a queste cose.
Ma come si presenta, giorno per giorno, il nostro degrado, la nostra perdita di valori, la nostra lenta amnesia sino a una sorta di Alzheimer socioculturale?
Per spiegare come ciò possa avvenire senza redigere una sorta di noioso trattatello, vi racconto una storia.
Una volta, in una bella città d’arte dell’Italia centrale, c’era un vecchio professore ormai più che ottantenne: un uomo abbastanza conosciuto, specie nella sua città, che aveva avuto anche qualche riconoscimento, vinto qualche premio, scritto alcuni libri di un certo successo.
Con la pensione e qualche provento a titolo di “diritto d’autore”, il professore non se la passava male: ogni anno, visto ch’era ancora in relativa buona salute, si faceva il suo bravo viaggetto all’estero con tanto di visite a musei e a rappresentazioni teatrali, a qualche bella mostra, magari anche a due o tre buoni ristoranti. E ogni anno usava acquistare per sé e per una sua vecchia cara amica (non staremo a specificare i termini di quell’amicizia) due copie di un’agenda artigianale di qualità: un piccolo prezioso volumetto. L’ordinava ogni anno a metà ottobre, teneva che ne fossero confezionate due copie con qualche particolarità hors série (il taglio d’oro a ciascuna pagina, per esempio) e veniva a ritirare i due oggetti durante le vacanze di Natale per aprirli insieme a lei ogni sera di Capodanno.
Da qualche anno, tuttavia, aveva notato che la ditta artigiana alla quale si rivolgeva ormai da un paio di decenni per quell’acquisto aveva insensibilmente perduto quei connotati di raffinatezza – ogni anno un po’ di più – che distinguevano quegli oggetti.
Ma quell’anno l’apertura delle agende la notte di Capodanno furono un’autentica cocente delusione. È vero: la venditrice – una bella ragazza dai tratti gentili, che ormai lo conosceva da anni – lo aveva avvertito che “la grafica era stata rinnovata”, e una certa sottile cupa minaccia sembrava essersi insinuata nelle sue parole. Ma lui non ci aveva fatto granché caso.
Invece la sorpresa fu davvero amara. Finse di nulla: e la sua amica stette al gioco. Ma un paio di giorni dopo non seppe trattenersi dallo scrivere alla direzione dell’impresa grafica responsabile (che gestiva una bella catena di negozi raffinati in tutte le maggiori città d’arte del paese) una lunga, cortese ma puntigliosa, lettera di protesta. Eccola qua, parola per parola:

“Carissimi Amici,
permettetemi di chiamarVi così dal momento che, attualmente ottantatreenne e in pensione, sono da circa un quarto di secolo Vostro cliente modestissimo (qualche centinaio di euri all’anno) ma fedele; e anche Vostro propagandista volontario.
In particolare, da parecchi anni (il Vostro libro delle prenotazioni ne farà fede) sono abituale acquirente di due copie ogni anno – una la tengo per me, l’altra la regalo – della Vostra “Agenda giornaliera” nella versione di 20 cm di altezza, rilegata, con angoli e costola in pelle. Dal momento che il negozio dal quale abitualmente mi servo, e dove credo di essere abbastanza ben conosciuto, è quello di ***, aggiungo per farmi meglio identificare che da qualche anno – da quando cioè avete cessato di metterne in vendita esemplari con le pagine “a taglio d’oro” – io ne ordino puntualmente due copie che mantengano questo tipo di ornamento.
Ho sempre mantenuto negli anni quest’abitudine, per quanto ormai passi buona parte dell’anno fuori dalla nostra bella città: e alla mia età non intendo cambiare le mie consuetudini. Ma proprio per questo Vi scrivo sperando che ancora una volta mi verrete incontro: e pregandoVi, sotto la mia completa responsabilità (quindi impegnandomi a pagarne in anticipo le prossime copie), di prepararmi per l’anno prossimo altre due copie con taglio in oro.
Approfitto anzi di questa missiva per formularVi una proposta da parte mia assolutamente gratuita. Come studioso – lo sapete – svolgo anche attività collaterale di giornalista pubblicista (regolarmente iscritto all’Ordine dei Giornalisti). Per questo, come storico e come giornalista, mi sarebbe molto utile un’agenda che giornalmente riservasse in ciascuna pagina un breve spazio (due-tre righe in fondo alle singole pagine, sul bordo che nell’attuale edizione Voi utilizzate con quelle vignette definite con la parola giapponese emoji, che andranno di gran moda ma che sono per me – e per molti altri miei amici e conoscenti – assolutamente odiose) a notizie storiche relative alle cose accadute in ciascun giorno: per esempio: 24 giugno 1859, battaglia di Solferino (con brevissimo commento). Se Voi foste d’accordo, sarebbe per me un onore prepararVi gratis, ogni inizio di anno, 365 (negli anni bisestili 366) brevi notizie di questo tipo, e mi farebbe anche piacere firmarle.
La “comanda” delle due agende con bordo a taglio d’oro e la proposta di collaborazione gratuita per le notizie storiche non sono comunque, a dire il vero, le autentiche ragioni di questo mio messaggio.
La ragione di esso è, purtroppo, spiacevole. Ve la espongo con alquanto dispiacere, aggiungendo che anche molti miei conoscenti, come me Vostri clienti, hanno avuto quest’anno la stessa spiacevole impressione aprendo la nuova edizione della Vostra agenda. È stata una delusione profonda e una fortissima fonte d’irritazione.
Senza dubbio NON mi perderete come cliente: siete un ottimo esercizio commerciale, di alto livello, e io troppo vecchio per cambiare abitudini commerciabili. Ma vorrei chiederVi di tornare, almeno per un certo numero di copie, alla vecchia formula editoriale che conteneva annessi per me preziosi e utilissimi: e sono certo che quelle copie troverebbero subito acquirenti.
La fine delle edizioni standardizzate con taglio in oro è qualcosa che non Vi ho mai perdonato: ma sono corso ai ripari ordinandovene due copie all’anno alla vecchia maniera. Ora, vorrei fare un passo in più: ordinarVene almeno due che, oltre al taglio in oro, mantenessero le seguenti pagine: Fasi lunari e Segni zodiacali; Dati personali; Calendario con le principali festività religiose e laiche; Planner dell’anno nuovo; Date da ricordare; Numeri speciali e servizi di pubblica utilità; Province-Prefissi telefonici e CAP; Ora mondiale; Clima mondiale; Pesi e misure; Festività internazionali. So bene che Voi obietterete che queste notizie si trovano tutte agevolmente su computers, telefonini ecc., specie da parte dei giovani. Ma, ohimè, la popolazione italiana invecchia, e non tutti – io per primo, nonostante il mio mestiere – hanno familiarità e simpatie con i media informatici. Restiamo in tanti ad essere convinti che la buona vecchia carta non tradisce e ad amare libri e giornali.
Permettetemi altresì un’ultima segnalazione: stavolta anche professionale. Come “patriarca” (sono zio e nonno di decine di ragazzi e addirittura bisnonno) e come docente universitario che si è dovuto occupare anche di questioni psico- e antropologiche (e che data la sua professione vive in mezzo alle case editrici e di grafica un po’ se ne intende) la grafica Day Life propostaVi dalla sigla Intempo (spero non sia Vostra diretta emanazione) con la presunzione di fornire al cliente “la possibilità di organizzare le tue giornate in modo creativo e intuitivo, registrare il tuo umore ecc.” è assolutamente inadatta agli scopi che si prefigge e rispetto ai quali è anzi controproducente. Chi vuole “organizzare le sue giornate in modo creativo e intuitivo” ama usare, quando fissa i suoi umori e i suoi scopi a tale fine, le sue scelte estetiche e grafiche le quali nascono dalla sua cultura, dalla sua esperienza, dal suo immaginario. Servirsi a tale fine della standardizzazione livellatrice degli emoji equivale a collaborare alla resistibile ascesa del Pensiero Unico e alla lotta, al tempo stesso, contro la Tradizione e la Fantasia. Se insisterete su questa linea, siate certi che non mancherò di farlo notare in ogni sede che mi si presenti: e siccome lavoro nei media ciò potrebbe nuocerVi,m ma sarebbe mio diritto giuridicamente legittimo.
Last but not least (Ve lo dico in questa forma dato che evidentemente siete molto amanti dell’anglofonia): la soppressione in calce a ogni singola pagina del “santo del giorno” e dell’indicazione delle feste religiose (non solo cristiano-cattoliche: sarebbe utile indicare anche quelle almeno greco-ortodosse, russo-ortodosse, anglicane, cristiano-riformate in genere, ebraiche e musulmane) è infelice obiettivamente e dannosa per Voi: sono in molti ad acquistare annualmente le agende soprattutto per ricordarsi dei compleanni e degli onomastici di parenti ed amici.
Mi rendo conto della lunghezza di questa lettera e non mi stupirei (né mi adonterei) se con essa mi fossi fatto presso di Voi la fama di persona noiosa, pedante, forse poco simpatica e quasi certamente poco intelligente. Ma spero che non Vi sentiate offesi del suo contenuto. Inoltre, come cittadino e come insegnante credo che essa non Vi riuscirà inutile; e come cliente sono certo che mi sarete se non altro riconoscenti per la fedeltà e lo spirito di collaborazione.
In attesa di una Vostra risposta, che mi auguro sollecita – sarebbe deludente non riceverne –, Vi prego di accettare i miei saluti e Vi auguro ogni Bene per l’anno appena cominciato”.

Il professore attese alcuni giorni, pregustando la risposta: gli sarebbero senza dubbio arrivate giustificazioni più o meno credibili e imbarazzate (la concorrenza, le necessità di aggiornamento, la decisione di un qualche saccente ufficio-studi…), magari l’invio di un oggetto in omaggio: e soprattutto l’assicurazione del restauro della linea old fashion come piaceva a lui, almeno per qualche decina di copie; magari solo di due, quelle due. A Londra o a San Francisco, si andava ripetendo, lo farebbero: “Two special copies only for you, Sir, with our best regards”. O i vecchi editori di una volta: un Salani, un Giunti, un Mondadori, per non dire un Olschki. Quelli si sarebbero addirittura precipitati al telefono per scusarsi con quel semianonimo, pretenzioso cliente che si credeva Chissacchì. Una gara di futile, pretenziosa, vanitosa megalomania.
Invece, nulla. I giorni sono passati, e non è successo nulla. Qualcuno avrà certamente riso di quel vecchietto maniaco, che rimpiangeva i nomi dei santi sul calendario. Così muoiono le tradizioni.