Minima Cardiniana 450/2

Domenica 14 gennaio 2024
II Domenica del Tempo Ordinario; San Felice di Nola, San Nino

EDITORIALE
LA DISFATTA DELL’OCCIDENTE
Alla fine dell’anno scorso mi è capitato di scrivere un libretto pretenzioso e pedante, una specie di risposta a distanza di alcuni anni a quel grande saggio che fu a suo tempo (e ch’è restato) L’occidentalisation du monde di Serge Latouche (La Découverte, 1989). Il mio breve saggio, forse qualcosa sul tipo di un pamphlet, s’intitola La deriva dell’Occidente (Laterza, 2023), ed esamina il febbrile, insulso ritorno d’orgoglio collettivo di un “Occidente” che non sa nemmeno definire con chiarezza se stesso, che sta perdendo uno per uno i suoi connotati storici, culturali, intellettuali, religiosi, spirituali, e che riesce a illudersi di dar corpo al suo impossibile recupero identitario solo attraverso l’orgia consumistica (peraltro frustrata dalla crisi incipiente) e il deserto di una “Volontà di Potenza” che, dopo il fallimento di un folle disegno di supremazia razzistica, non sa dare alla sua illusione di superiorità altro nome se non quello più stolido di tutti: “democrazia”.
Mi aspettavo, a questo vacuo esercizio di prosa frustrata, una risposta fatta di noncurante disinteresse. In fondo, era quel che meritavo e che mi aspettavo. Invece l’editore ne ha piazzato diverse migliaia, e ci sono state perfino alcune generose recensioni. Ma soprattutto, paradossale colpo di fortuna, il mio libretto è uscito appena poche settimane prima di un vero grande saggio ben più importante e significativo del mio: e il cui titolo, La défaite de l’Occident (Gallimard, 2024), sembra riprendere il mio discorso esaltandolo e conducendolo alle sue estreme conseguenze, quelle alle quali io non avevo nemmeno osato guardare.
Del resto, pochi mesi fa, tanto io quanto Emmanuel Todd avevamo avuto un valido battistrada in un lucido studio di Didier Billon e di Christophe Ventura dal titolo spietatamente disincantato: Désoccidentalisation. Repenser l’ìordre du monde (Agone, 2023).
Va detto che noialtri storici, filologi, filosofi, antropologi, specialisti di ogni genere di “scienza umana”, non avremmo mai avuto il coraggio d’impiantare un’analisi nei termini così concretamente, quasi “materialisticamente” realistici, in cui l’ha impiantata questo scabro e a tratti “minimalista” allievo di Emmanuel Leroy Ladurie. Che ha il coraggio di guardare la realtà nei suoi scheletrici connotati e di descriverla con scarno linguaggio realistico. Via gli orpelli sovrastrutturali, ci dice Todd, guardiamo alla nuda struttura.
Solo che, sorpresa!, la struttura del fallimento europeo e della sua disfatta non è per nulla socioeconomica. Al contrario. Proprio dagli Anni Ottanta, allorché la “vittoria” dell’Occidente sembrava delinearsi in modo così evidente da provocare il trionfante grido di fin de l’histoire lanciato da Francis Fukuyama, l’implosione dell’Unione Sovietica rimetteva al contrario tutto in movimento: come se la fine della Grande Unione degli Atei Confessi e Militanti avesse avuto come risultato lo scoppio di una vescica gonfiata per tre quarti di secolo e che conteneva tutte le spore di una religiosità repressa e invincibile, compressa e pronta ad esplodere. Una religiosità che altrove la vittoria del danaro e del mercato (Il “Re Mida” descritto da Paolo Cacciari appunto nel saggio Re Mida. La mercificazione del pianeta, La Vela, 2022) aveva lentamente e implacabilmente ucciso in una sorta di lenta eutanasia. Settant’anni di dittatura sovietica non hanno congelato le radici profonde della Cristianità ortodossa russa; in modo entro certi versi analogo nella cattolicissima Polonia sono bastati pochi anni di democrazia per mettere in crisi la grande Chiesa polacca che aveva resistito per lunghi decenni alla dittatura indigena e alla tirannide egemone sovietica.
Ma che cos’è accaduto frattanto nell’Occidente opulento e consumistico, nell’universo del dollaro e del mercato, dei profitti e dei consumi? Lì, la crisi del sistema socio-economico-politico internazionale egemonizzato dagli Stati Uniti scopre il suo autentico punto debole proprio e soprattutto nell’àmbito religioso e spirituale. Negli Stati Uniti, il dissolversi della grande tradizione protestante è sfociato nel neoliberalismo e nel nihilismo; nella Gran Bretagna, nel gorgo della supremazia della grande finanza; nell’Europa, in un ateismo perduto nel dormiveglia consumistico alla luce del quale, alla domenica, i centri commerciali hanno sostituito le messe e le parrocchie.
E qui il sociologo e demografo Todd mette a frutto le risorse della critica economicistica, della sociologia religiosa e dell’antropologia des profondeurs nel descrivere, con dovizia anche di dati quantitativi, la sconfitta dell’Occidente incapace di costruire valori che non siano esclusivamente o prevalentemente materialistici. L’Occidente non è esploso e non è stato battuto; sta implodendo incapace di esprimere valori che non siano legati alla monetizzazione, al profitto, al consumo. Senza riuscir a resistere al Nulla che Avanza.