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NON È ANCORA PROPRIO DI ATTUALITÀ: MA POTREBB’ESSERLO NEL GIRO DI NON TROPPO TEMPO
COM’È NATO IL CONCETTO DI GUERRA MONDIALE? E NE STIAMO VIVENDO UNA “A PEZZI”?
di Antonio Carioti
Un conflitto si considera mondiale quando vi partecipano le maggiori potenze dell’epoca in cui si svolge. Sin dal 1914, in seguito all’attentato di Sarajevo, si diffonde tra i contemporanei la consapevolezza che si tratta di uno scontro senza precedenti.
I diversi conflitti in corso attualmente nel mondo configurano davvero una sorta di “guerra mondiale a pezzi”, come ha sostenuto Papa Francesco? E sarebbe il terzo o il quarto conflitto mondiale, visto che la guerra fredda tra il blocco occidentale e quello sovietico, combattuta anch’essa “a pezzi” (Corea, Vietnam, Medio Oriente, crisi di Cuba, invasioni dell’Ungheria e della Cecoslovacchia…), ebbe in effetti caratteristiche globali in quanto estesa più o meno su tutto il pianeta? Ma quand’è che un conflitto può essere definito a pieno titolo mondiale? Per capire meglio la questione bisogna fare un passo indietro nel tempo.
Sin dal 1914, quando in seguito all’attentato di Sarajevo scoppia la guerra tra la Triplice Intesa (Francia, Gran Bretagna, Russia) e Imperi centrali (Germania e Austria-Ungheria), si diffonde tra i contemporanei la consapevolezza che si tratta di uno scontro senza precedenti, poiché coinvolge tutte le maggiori potenze dell’epoca, cosa che non avveniva dall’epoca delle campagne napoleoniche.
All’inizio si parla anche di “conflagrazione europea”, poi prende piede e prevale il concetto di Grande guerra. È più che altro in Germania che comincia a diffondersi l’espressione Weltkrieg, cioè appunto “guerra mondiale”. Va tenuto conto che, anche se il fulcro dei combattimenti è in Europa, l’incendio si estende presto al Medio Oriente con l’ingresso nel conflitto dell’Impero ottomano già nel 1914, e si lotta anche in Africa, dove le colonie tedesche devono affrontare le preponderanti forze franco-britanniche.
Un passo decisivo verso il carattere mondiale della guerra è ovviamente l’intervento degli Stati Uniti, nell’aprile 1917. E non va dimenticato che, sia pure con un ruolo secondario, partecipa allo scontro dalla parte dell’Intesa anche il Giappone, che approfitta dell’opportunità per liquidare la presenza tedesca in Cina e impadronirsi dei possedimenti di Berlino nel Pacifico. All’indomani della vittoria dell’Intesa, si può dire che le espressioni “Guerra mondiale” e “Grande guerra” diventano intercambiabili per definire gli eventi dal 1914 al 1918.
Nel 1939 scoppia però un altro conflitto d’immensa portata, che prima ha un carattere più limitato, visto che per un anno (dalla resa della Francia nel giugno 1940 all’invasione tedesca dell’Urss nel giugno 1941) la Gran Bretagna resta sola contro il Terzo Reich e l’Italia, ma poi si estende un po’ ovunque con l’attacco del Giappone agli Stati Uniti nel dicembre 1941. A quel punto appare chiaro che la contesa terminata nel 1918 non può più essere considerata la “Grande guerra” per definizione, quindi si arriva a distinguere tra una Prima guerra mondiale e una Seconda ancora più vasta e distruttiva.
Bisogna peraltro aggiungere che l’espressione Seconda guerra mondiale è soprattutto un patrimonio dell’Occidente. In Unione Sovietica, e anche nella Russia di oggi, si parla piuttosto di “Grande guerra patriottica”: il riferimento precedente è alla “Guerra patriottica” combattuta e vinta dallo zar Alessandro I contro Napoleone nel 1812 e l’ottica è chiaramente nazionalista. D’altronde per Stalin, che nel 1939 aveva concluso un patto di spartizione dell’Europa orientale con Hitler, fino all’aggressione nazista contro l’Urss del 1941 il conflitto era tra potenze “imperialiste” messe sostanzialmente sullo stesso piano.
Il perimetro globale della guerra fredda ha poi indotto alcuni studiosi a considerare la sfida successiva tra Usa e Urss una sorta di terzo conflitto mondiale a bassa intensità. Inoltre, guardando al passato, qualcuno considera una specie di scontro planetario anche la guerra dei Sette anni, che si combatté dal 1756 al 1763 non solo in Europa, ma anche nel Nord America e in India, tra due grandi coalizioni: Prussia e Gran Bretagna da una parte; Austria, Francia e Russia dall’altra.
In definitiva una guerra si considera mondiale quando vi partecipano le maggiori potenze dell’epoca in cui si svolge. Oggi l’invasione dell’Ucraina appare ancora un conflitto limitato, benché indirettamente sia coinvolta la Nato. E anche in Medio Oriente il rischio sembra un conflitto regionale. Altro sarebbe il discorso se si arrivasse a un confronto diretto tra Cina e Stati Uniti, ad esempio per la sorte di Taiwan.
(Corriere della Sera, 17 gennaio 2024)