Domenica 11 febbraio 2024
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EDITORIALE
MEDIO ORIENTE E DIRITTO INTERNAZIONALE
UN’ANALISI DI ALESSANDRO ORSINI
Raccomando caldamente a tutti di procurarsi “il Fatto quotidiano” di venerdì 9 febbraio u.s., p. 11, dove il professor Alessandro Orsini, in un articolo dal titolo Medio Oriente: chi viola il diritto internazionale, denunzia con pacata, implacabile lucidità la vergogna che si sta squadernando sotto i nostri occhi.
Da molti mesi ormai Alessandro Orsini è in prima linea nella difesa scomoda di una verità che la politica ufficiale del “nostro Occidente” sistematicamente nega e nella denunzia delle continue menzogne che quotidianamente ci vengono propinate a proposito della guerra scatenata ormai da dieci anni (dal 2014) dall’Occidente, dalla sua leadership statunitense e dalla sua longa manus, la NATO, contro la Russia. Una guerra che aveva avuto i suoi prodromi addirittura da prima, dal 2008, con il colpo di stato travestito da “rivoluzione democratica” in Georgia.
Alessandro Orsini, docente e ricercatore, ha sempre fatto solo il suo lavoro. Per tale motivo è stato fatto oggetto di ogni sorta di attacchi, di ricatti, di intimidazioni. Ha continuato a fare il proprio dovere a spese sue e dei suoi, pagate “di tasca sua” in tutti i possibili sensi di questa espressione.
In questo articolo, Orsini parte da uno slogan infame, ripetuto millanta volte da politici, da giornalisti, da blogger di ogni genere: “L’Occidente rispetta il diritto internazionale: la Russia no” (e magari, ovviamente, neppure la Cina, l’Iran ecc.).
È vero il contrario. E Orsini ne fornisce le prove. Ecco qua, in sintesi:
1. Cominciamo da una notizia di cronaca. Qualche giorno fa sono stati uccisi in Siria tre soldati statunitensi. Una notizia dolorosa, certo: poveri ragazzi. In ritorsione, il presidente statunitense Biden ha scatenato una serie di bombardamenti su obiettivi di vari paesi mediorientali. Evidentemente una rappresaglia illegale e impunita. Ma il problema è più grave. Che cosa ci facevano quei tre soldati americani in Siria? Erano in forza nella base di al-Tanf, governatorato di Homs, sull’autostrada strategica Damasco-Baghdad. Una base illegale e illegittima, che da tempo il governo siriano ha chiesto sia smantellata; anche Russia, Cina e Iran hanno denunziato che la presenza di quella base viola il diritto internazionale. L’alibi governativo della Casa Bianca è stato che essa serve a combattere contro l’ISIS, che fu in realtà sgominata dopo il 2015 grazie alle forze congiunte siriane, russe e iraniane mentre gli USA (che si sono annessi il merito della cosa) in realtà erano stati a guardare (si è poi saputo che l’ISIS/DAESH era in realtà sostenuta dall’Arabia Saudita, dagli emirati e dagli stessi USA in funzione antisiriana, antirakena e antiraniana.
2. Il vero compito di al-Tanf consiste nel sostenere i ribelli siriani contro il governo di Assad per sostituirlo con un nuovo preisdente filoamericano: operazione illegale nota con il nome di regime change e conosciuta con l’epiteto di Timber Sycamore.
3. L’azione Timber Sycamore fu lanciata nel 2012, prima della nascita dell’ISIS, e nel 2016 ne parlò la stessa stampa americana; il suo metodo consiste in una serie di atti illegali di tipo terroristico appoggiati addirittura a bombardamenti.
4. Nel 2019 John Bolton, a quel tempo National Security Advisor del presidente Trump, sostenne che al-Tanf serviva a contrastare l’Iran; poi si comunicò che suo scopo era recuperare petrolio (tale notizia fu riferita dal Guardian del 13 novembre 2019, mentre pochi giorni prima lo stesso Washington Post aveva dichiarato che uno scopo del genere sarebbe equivalso a un furto). Ciascuna delle tre dichiarazioni contrastanti corrisponde a un atto illegale secondo sia l’articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra, sia le norme sulla guerra terrestre secondo quella dell’Aja del 1907, ribadite il 5 novembre 2019.
In tanto tragico contesto, una nota di ridicolo: le operazioni di peacekeeping condotte dagli italiani. Interverremo nel Mar Rosso “per ristabilire il diritto internazionale”: quindi contro i “ribelli” yemeniti, sciiti, a proposito dei quali non si dice che da anni essi sono bombardati quotidianamente dai governi sunniti d’Egitto e dell’Arabia Saudita. Invece ora sono aggressori contro i quali s’invoca la crociata internazionale. Ma pare – lo ha rivelato anche Crosetto, che di missili se ne intende: li vende – che tutta la nostra Marina possiede solo 63 missili: non sarebbe in grado di affrontare nemmeno una battaglia in mare aperto. E allora, armiamoci. Come membri della NATO, nei prossimi anni dovremo a impegnare il 2% lordo del nostro PIL solo per adeguare il nostro armamento alle disposizioni dei nostri padroni.
La verità è che siamo complici poveri e privi di potere di un’associazione internazionale a delinquere. Un’associazione a delinquere che sta preparando la guerra. Il segretario di stato Blinken lo ha detto a chiare note.
Svegliamoci, prima che sia troppo tardi.