Minima Cardiniana 455/5

Domenica 18 febbraio 2024
Prima Domenica di Quaresima
San Simone, San Flaviano, Santa Artemisia
18 febbraio 1745 – Nascita di Alessandro Volta

QUANDO IL POTERE HA PAURA DELLA VERITÀ
LA CENSURA DI SANREMO
Partiamo da una semplice constatazione: la propaganda del potere, in questi decenni, ha lavorato benissimo. Quando sono nate definizioni come “pensiero unico”, “politicamente corretto”, fino ad arrivare all’ultima, ovvero “cancel culture”, l’obiettivo era già stato raggiunto da tempo. Anche perché, riferendoci all’ultima categoria dell’occlusione della ragione, ovvero la “cancel culture”, non occorre che si abbattano le statue o i monumenti, che sono la sua espressione più roboante e controproducente. Basta, semplicemente, “oscurare” la storia, un po’ come faceva Winston Smith in “1984” grazie alla sua professione.
Nel nostro straordinario Occidente democratico, non si modifica la storia, né tantomeno si cerca di interpretare il presente con i mezzi che abbiamo a disposizione. No. Li si interpreta a comando, amplificandone alcuni “fatti” e ignorandone volontariamente altri. Personalmente, sono contrario alle giornate “dedicate”, alle memorie e ai ricordi a comando; però, tanto per fare un esempio, c’è da dire che le foibe, per almeno quarant’anni, sono state volontariamente e strumentalmente “nascoste” all’opinione pubblica. E questa cos’è, se non una declinazione della “cancel culture” nella sua forma più esecrabile? In questi giorni, nel lontano 1945, si stava compiendo un massacro di civili a Dresda, a guerra ormai terminata; ma pare che non ci siano grosse “attenzioni” da parte dei nostri media, che preferiscono un Sanremo censorio d’occasione dimenticando che lo scorso anno ha ospitato il presidente ucraino, tanto per parlare solo di “canzoni” (virgolette d’obbligo). Quel che è successo sul palco dell’Ariston, ma soprattutto dopo, dovrebbe farci non solo riflettere, ma soprattutto indignare.
E guardate, non è un problema di “parte politica”. Magari lo fosse. Chi oggi detiene il potere “locale” – che sia di destra, di sinistra, di centro oppure obliquo – è complice di questo orrore. E lo alimenta, cambiando abilmente l’ordine di qualche fattore (un “tema etico” di qua, un “liberismo” personalizzato e griffato di là da dare in pasto alla sudditanza elettorale, che magari deve alimentare il proprio circoletto magico) per assicurare lo stesso prodotto e inviarlo al mittente con ricevuta di ritorno.
Ci sono un Male e un Bene definiti a priori. Non sono ammesse vie di mezzo o concessioni al dubbio, alla complessità e alla ricerca di una parvenza di verità, neanche in presenza dell’evidenza.
È successo con il Covid, con la guerra in Ucraina e, oggi, con il massacro di Gaza. Che è un genocidio, per quanto mi riguarda; per la propaganda no, è soltanto una reazione. (David Nieri)

L’ESEMPIO DI GHALI E I LIMITI DELLA LIBERTÀ D’ESPRESSIONE IN TV
di Jacopo Romeo
In Italia esiste un problema di libertà di espressione? Cosa ci racconta il caso di Ghali fra Sanremo e Domenica In.
Il Festival di Sanremo si è concluso quest’anno con un vero e proprio caso politico scatenato dalla presa di posizione del rapper Ghali contro le guerre, e con particolare riferimento alla situazione in Medio Oriente. L’artista, da anni protagonista delle classifiche streaming ma per la prima volta presente al Festival, è un italiano di seconda generazione che, per le sue origini, è da sempre molto vicino a certe tematiche. Ora, per la prima volta, ha potuto raccontarle ad un pubblico più ampio.

Libertà di espressione in Tv, il caso di Ghali: la guerra
Che Ghali fosse un artista che delle opinioni forti non aveva nessuna paura era già sembrato chiaro, per chi lo conosceva, dai tempi in cui in Willy Willy cercava di eliminare i pregiudizi razziali che lui per primo aveva dovuto affrontare nel corso della giovinezza. All’epoca, era il 2017, la hit fece registrare numeri impressionanti, ma arrivò solo ad un certo tipo di pubblico.
Con lo sbarco a Sanremo del 2024 e la performance di Casa Mia, Ghali, forse, parla per la prima volta al pubblico italiano in toto, o almeno ad una sua fetta nettamente più grande. Ed è stata proprio una parte di questa platea, più che il pupazzo che accompagnava Ghali sul palco come nel videoclip della canzone, a vedere lo stesso rapper come un alieno.
Amadeus e il Festival, va sottolineato, non hanno censurato in nessun modo la canzone di Ghali, ma alcune frasi contenute in essa hanno subito acceso la polemica. “Come fate a dire che qui è tutto normale, Per tracciare un confine con linee immaginarie bombardate un ospedale” – cantava Ghali con implicito riferimento alla guerra a Gaza. A questo, poi, il rapper di Baggio ha voluto aggiungere il carico da novanta nella serata finale in cui chiede dal palco di fermare il genocidio in atto nei confronti dei palestinesi da parte di Israele. L’ambasciatore di Israele a Roma interviene e accusa il Festival di aver diffuso odio nei confronti dello Stato ebraico, ma Ghali non ci sta e replica ancora una volta a Domenica In.

Libertà di espressione in Tv, il caso di Ghali: la Rai
Ed è qui che il caso politico diventa ancora più grande. Mara Venier, infatti, si trova a leggere in diretta un comunicato ufficiale dell’amministratore delegato Rai in cui viene ribadita estrema vicinanza ad Israele, quasi a volersi dissociare dalla presa di posizione di Ghali. Il comunicato e il modo in cui esso è stato presentato, hanno fatto molto scalpore.
Il caso ha dimostrato che nel nostro Paese, anche un artista, che sulla libertà di espressione dovrebbe basare la sua intera esistenza, può avere difficoltà ad esprimere le sue idee con indipendenza in determinati contesti. Sanremo, da sempre, ha dimostrato di essere un’ottima cassa di risonanza per questioni importanti che con la musica in sé non avevano un legame.
E anche quest’anno con la protesta dei trattori si è andati in questa direzione, ma con la guerra in Medio Oriente è stato diverso. Il silenzio sui temi bellici da parte di chi ha organizzato quest’anno il Festival ha portato gli artisti (Ghali, ma anche Dargen D’Amico) ad esprimersi in prima persona e la Rai, tramite i suoi vertici, si è sentita di dover intervenire quasi a zittirli. A far riflettere devono essere soprattutto le modalità della presa di posizione dell’emittente che ha specificato unilateralmente la propria posizione senza lasciar spazio ad un contradditorio.
(Notizie.it, 13 febbraio 2024)